Il governo umilia i giovani. I ministri Gelmini, Sacconi e Meloni illustrano il ‘piano occupazione giovani’
Data: Mercoledì, 26 gennaio 2011 ore 10:18:48 CET
Argomento: Rassegna stampa


C’è attinenza tra il tasso di disoccupazione giovanile dell’Italia, le proposte avanzate ieri dal trio dei ministri Gelmini, Sacconi, Meloni e il fatto che il nostro apese spenda meno della media europea per l’istruzione? Nel primo e nel terzo caso si tratta di dati statistici. Il tasso di disoccupazione è pari al 25,4 per cento, in aumento di oltre quattro punti rispetto al 2008 e superiore a quello medio dell’Unione europea (19,8 per cento). Ma c’è un altro dato che appare ancora più grave: riguarda, soprattutto, il numero dei giovani che abbandonano gli studi e non cercano lavoro. L’Italia è prima in Europa per numero di giovani che abbandonano gli studi e che non lavorano dai 15 ai 30 anni.
L’altro dato di fatto è che l’indicenza sul Pil della spesa per l’istruzione e formazione in Italia è pari al 4,6%, valore nettamente inferiore a quello della media Ue (pari al 5,2%) e quindi ancora più lontano dai valori delle nazioni leader come Germania e paesi scandinavi.  (da http://pagni.blogautore.repubblica.it) Infine, abbiamo i tre ministri che ieri hanno rilanciato un quanto mai nebuloso piano per “l’occupabilità giovanile”. Le proposte le potete leggere nell’articolo linkato qui sotto
 http://www.repubblica.it/economia/2011/01/25/news/piano_giovani_governo-11638990/?ref=HREC1-4
Ma quello che strappa, come minimo, un sorriso ironico è leggere dai rappresentanti del governo che la colpa dei giovani che non trovano lavoro sta nel fatto che non accettano lavori umili e manuali. Lo stesso governo che ha stabilito che dopo il 26 gennaio i precari non potranno più fare ricorso nel caso nel caso di irregolarità contrattuali. Giusto per aiutare i giovani nel mondo del lavoro.


Il governo umilia i giovani. I ministri Gelmini, Sacconi e Meloni illustrano il ‘piano occupazione giovani’
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Il governo intende risolvere il problema drammatico della disoccupazione giovanile e così i tre ministri hanno spiegato le linee guida della strategia messa in campo dall’esecutivo.
Il ministro Giorgia Meloni, giornalista professionista, ma che non risulta abbia svolto in modo continuativo alcuna attività professionale in nessun campo se non quella della ‘politica’, spiegando i criteri ‘filosofici’ che ispirano la linea del governo ha detto: “Occorre scardinare il sistema Italia, fare una rivoluzione culturale che sia in grado di tirarci fuori dal ’68, abbattere i privilegi acquisiti e adeguare la società al mercato del lavoro che cambia” e quindi ha spiegato che a suo parere i giovani italiani sono protagonisti in prevalenza di una “inattitudine all’umiltà”, anche se non si deve generalizzare.   
Dopo il consueto richiamo alla contestazione giovanile della fine degli anni sessanta e responsabile, sembra, di tutti i mali del Paese, Meloni ha voluto promuovere due iniziative che a suo parere dovrebbero cambiare la vita ai ragazzi italiani. La prima è fissata per il 17 maggio prossimo e si chiama ’Un giorno per il futuro’. L’epica occasione si terrà nelle scuole e servirà per parlare della cultura previdenziale tra i giovani.  La seconda consiste nella distribuzione del volume ’Buon Lavoro! I giovani e l’ingresso nel mondo del lavoro’, che è “un vademecum per chi si affaccia al mondo del lavoro”.
Meloni ha anche sostenuto l’importanza dell’imprenditorialità e ricordato come nel 2010 sono nate 79 mila nuove imprese. Per la responsabile del ministero della Gioventù “il lavoro del futuro è sempre più legato alla capacità di intraprendenza” e per questo sono stati “mobilitati 100 milioni di euro, attraverso un cofinanziamento pubblico del 40 per cento, destinati a finanziare iniziative messe in campo da soggetti privati che decidano di rischiare e investire sulle capacità e il talento dei giovani under 35″. Indicazioni fondamentali per chi è laureato in medicina, chimica, lettere e filosofia, statistica o qualsiasi altra disciplina, che dovrà imparare a diventare imprenditori di se stesso: ci sarà chi si costruirà un ambulatorio, chi un centro di analisi, chi addirittura una scuola filosofica.
Dopo Meloni è stata la volta di Maurizio Sacconi che ha chiarito: “C’è un pezzo di Paese che quando parli di lavoro manuale non capisce, ma per fortuna capisce la società”.
Il ministro del Lavoro, altro politico professionista, ma anche docente ‘a contratto’ di economia del lavoro presso la facoltà di economia di Tor Vergata a Roma, ha sostenuto che l’obiettivo del piano “è l’innalzamento delle competenze dei giovani perchè l’esclusione dal mercato del lavoro si legge a volte nelle loro insufficienti competenze”. Per questo, ha annunciato, sono state messe in campo “una serie di azioni di carattere sistemico”, tra cui “il raddoppio del programma Excelsior che d’ora in poi monitorerà e identificherà a cadenza trimestrale le principali tendenze delle professioni richieste dal mercato del lavoro in ciascuna provincia”. Il ministro ha quindi sottolineato l’importanza del contratto di apprendistato definendolo “il contratto ideale per entrare nel mondo del lavoro. Per questo è importante sia “agile e più semplice” e per questo è necessario che le “parti sociali vogliano rivedere l’aspetto del salario perchè più c’è formazione e meno potrebbe esserci salario”.
Infine è stata la volta di Maria Stella Gelmini, che il 31 marzo del 2000 fu rimossa dalla carica di presidente del consiglio comunale di  Desenzano del Garda “per inoperosità” e dopo un voto di sfiducia bipartisan (8 consiglieri dell’opposizione e 7 della maggioranza).
Il ministro dell’Istruzione ha parlato di “150 mila posti di lavoro che ci sono, ma nessuno richiede” come sosterrebbe Unioncamere. Per Gelmini c’è un “disallineamento tra domanda e offerta per cui serve una rivoluzione culturale, un passaggio da posizioni ideologiche a posizioni più concrete’ è per questo che “le riforme che stiamo portando avanti sono l’unico modo per dare delle risposte alla disoccupazione giovanile”. Ecco svelato allora il motivo per il quale ha “salvaguardato i licei ma ridando peso al sistema dell’istruzione tecnica e professionale. Scuole che possono garantire di più un’occupazione rispetto a delle lauree poco richieste sul mercato del lavoro”.
Lo ‘stratosferico’ piano governativo dovrebbe costare oltre un miliardo di euro diviso per i tre ministeri (486 milioni dal Lavoro; 492,5 dall’Istruzione; 103,8 dalla Gioventù).
Con questi denari sarà finanziato “Campus Mentis”, che coinvolgerà i 20 mila migliori laureati delle università pubbliche italiane che potranno visitare per ben una settimana aziende intenzionate ad assumere. A tutte le università verrà chiesto, poi, di pubblicare sul loro sito i curricula dei neolaureati e di tenerli on line per almeno un anno, idea secondo il governo assolutamente geniale. Saranno anche organizzati stage e sarà offerto un bonus di 5000 euro alle aziende aziende che assumeranno un disoccupato con meno di 35 anni, ma con figli a carico.
Ai tre ministri potrebbe essere ricordato un solo dato, riferito all’ultima rilevazione fatta dall’Istat sull’ingresso nel mercato del lavoro e realizzata nel secondo trimestre 2009: circa 2,2 milioni di giovani di età non superiore ai 34 anni, laureati e diplomati, corrispondenti al 47,1 per cento del totale, “possiede un titolo superiore a quello maggiormente richiesto per svolgere quella professione”.
Di certo Sacconi, Meloni e Gelmini non ne sono al corrente, anche perchè per la professione del politico non esistono selezioni e lo stipendio, spesso lauto, non è corrispondente alle reali capacità.


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