Le preoccupazioni di un genitore che ha il figlio disabile
Data: Martedì, 25 gennaio 2011 ore 12:00:00 CET
Argomento: Redazione


La disabilità dei figli è una condizione difficile da affrontare, anche con tutta la serenità di genitori partecipi. Io sono un genitore molto presente ed è per questo che ho accolto con molta soddisfazione l’ordinanza del TAR di Palermo che ha sospeso quei provvedimenti dell’amministrazione scolastica che assegnava un numero inadeguato di ore di sostegno scolastico. L’ho letto sul “Giornale di Sicilia” del 5/11/2010: è stato riconosciuto il diritto alle 18 ore di sostegno anche in deroga al rapporto previsto dalla finanziaria. Allora bisognerà ricorrere. Sembra che le procedure siano decisamente sveltite e forse basterà presentare una istanza direttamente all’amministrazione scolastica. Se non altro per fare risparmiare allo Stato il pagamento di mille euro di spese legali per ogni ricorso.
Le ore di sostegno non bastano. Sono anche i modi didattici degli interventi che devono garantire i risultati. Spesso si assiste a posizioni diverse tra docenti curricolari e docenti specializzati.         
 Per molti docenti curriculari il diversabile è un alunno che non fa parte della classe, la cui preparazione è delegata esclusivamente all'insegnante di sostegno. Quanto sopra nasce da un'insufficiente preparazione verso i problemi dell'handicap in genere e da una non conoscenza della normativa che regola la presenza dei diversabili nella classe.
Lo si capisce dalle perplessità che sorgono all’interno di un consiglio di classe in ordine alla scelta tra obiettivi minimi e obiettivi differenziati. La scelta più facile è la programmazione differenziata, ma è quella più giusta per lo studente? I programmi “individualizzati” non sono spesso documentati e verificati per ciascuna disciplina, quasi a volere “aiutare” lo studente disabile, più attraverso la socializzazione, che attraverso lo sviluppo delle competenze possibili. Il genitore, pur responsabile, non sempre è posto nella consapevolezza di seguire i processi attivati. Ancora si avverte la delega all’insegnante di sostegno per la verifica dei risultati didattici. Ma è l’insegnante di sostegno che li verifica o verifica piuttosto i processi di integrazione? Non mi pare nemmeno che ci sia una programmazione pianificata che riguardi i processi di integrazione. Sarà perché la “specializzazione” crea un divario tra docenti curricolari e non?
C’è differenza di interventi nei segmenti degli ordini di scuole, quasi a confermare che tutto è affidato alla sensibilità ma anche ai livelli di competenze dei singoli docenti, o anche alle abitudini. Sono componente di una associazione di genitori e mi sento di esprimere anche a nome di altri genitori un disagio diffuso ed una riflessione preoccupante: quale integrazione per i nostri ragazzi?    (da La Letterira Asasai)

Luigi Consentino da Palermo






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