Alle elementari arriva la pratica musicale, ma a costo zero
Data: Lunedì, 24 gennaio 2011 ore 15:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Terza elementare, ore 11, lezione di
violino. In altri Paesi europei è da tempo una realtà, noi siamo ancora
ai primi passi. Ma qualcosa si muove per introdurre a scuola lo
studio di uno strumento musicale, con regolare voto a fine anno. Un decreto firmato pochi giorni fa dal
ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini prevede, dal prossimo
anno, la sperimentazione della «pratica musicale» nelle elementari dove
al momento la musica semplicemente non esiste. (da
http://www.corriere.it/cronache/)
I NUOVI CORSI - Alcune scuole offrono corsi di vario tipo ma sono
volontari, fuori dall’orario normale e senza un voto che fa media. Lo
studio del pianoforte, della chitarra — ma anche dello strumento più
antico, la voce — diventerebbe invece una materia come tutte le altre a
partire dalla terza elementare. Possibile in un’epoca di tagli agli
organici? Proprio visto il momento, la sperimentazione dovrebbe essere
a costo zero. «Le istituzioni
scolastiche — si legge nel decreto — affidano l’insegnamento
curricolare di pratica musicale nella scuola primaria a docenti
compresi nell’organico».
Nessun maestro in più, e non è certo
una sorpresa. Gli insegnanti di musica saranno cercati tra i maestri
oggi di ruolo alle elementari, scegliendo quelli che hanno un diploma
di conservatorio o almeno un titolo di studio musicale. Non sono
tantissimi ma ci sono e per la sperimentazione l’obiettivo è trovarne
mille. Il decreto è il risultato del lungo lavoro fatto dal
comitato per l’apprendimento pratico della musica, guidato da Luigi
Berlinguer. L’ex ministro, scelto da Fioroni e confermato dalla
Gelmini, ha sempre insistito su questo punto. Ed è proprio leggendo i
documenti del comitato che si capisce quali sono le ragioni profonde
della scelta. L’obiettivo non è creare un esercito di concertisti,
persone che un domani si guadagneranno da vivere con la musica. L’idea
è che suonare uno strumento favorisca l’apprendimento di tutte le
discipline, perché attiva le diverse aree del cervello, non solo quella
razionale ma anche quelle dell’emozione e della creatività. Far di
canto aiuta a far di conto, come si dice. Non solo. È vero che suonare
uno strumento è più difficile che disegnare o scrivere un poesia, ma
perché la musica dovrebbe essere l’unica arte a restare fuori dalle
nostre classi? Senza contare che suonare con gli altri è un ottimo
esercizio per lavorare con gli altri, come e meglio di uno sport di
squadra. E per fare musica d’insieme non serve un’orchestra ma basta un
semplice coro di classe.
SISTEMA ABREU - Un sogno, visto che oggi le scuole faticano a star
dietro a ben altri problemi? Forse, ma altri Paesi ce l’hanno fatta.
Senza arrivare al clamoroso successo del sistema Abreu, che in
Venezuela coinvolge 350 mila bambini, in molti scuole lo studio di uno
strumento a scuola è una realtà da anni. È così in Germania, in
Francia, in Spagna, per non parlare delle scuole di Corea e Singapore
che (forse non a caso) sono sempre ai primi posti nella classifiche
internazionali sul rendimento degli studenti. Tranne che nel nuovo
liceo coreutico, oggi nella scuola italiana la musica esiste solo alla
medie. Ma qui, salvo eroici casi isolati, spesso tutto si riduce a
sapere dove è nato Mozart, quante sinfonie ha scritto Beethoven,
aggiungendo qualche disco da ascoltare e qualche canzoncina con il
flauto per far commuovere mamma e papà il giorno di Natale. Il decreto
dice che anche alle medie le due ore di educazione musicale dovrebbero
passare dalla teorica alla pratica, con l’insegnamento di uno
strumento. Qui le cose dovrebbero essere più semplici. Alle medie tutti
i professori di musica uno strumento lo sanno suonare e infatti il
decreto parla solo di «attività di formazione per gli attuali docenti».
Resta da capire come saranno coperti i costi di questi corsi di
aggiornamento. Un libro dei sogni? Forse, ma vale la pena di
rifletterci.
Lorenzo Salvia
redazione@aetnanet.org
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