“Soldi agli istituti? Nessuna famiglia è obbligata a pagare”
Data: Sabato, 22 gennaio 2011 ore 12:40:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Anche
quest’anno chi ha dei figli nelle scuole pubbliche ha ricevuto un
foglio con un elenco di costi accessori. Sono i contributi volontari
per partecipare alle spese delle scuole, che volontari spesso non sono
perché se qualcuno prova a non pagarli arrivano minacce, ricatti e
cancellazioni dalle attività didattiche. E’ così da alcuni anni ormai,
a chiedere è più di una scuola su due come ha rilevato persino il
Censis nel suo ultimo rapporto. Ma quest’anno al ministero non
intendono lasciar correre.
«Chiedere un contributo limitato è legittimo - spiega Giovanni Biondi,
Capo Dipartimento del ministero dell’Istruzione per le risorse umane e
finanziarie -. Ma le scuole non hanno alcun diritto di chiedere denaro
in forma obbligatoria alle famiglie. Chi lo farà verrà segnalato dal
ministero agli Uffici Scolastici Regionale perché si prendano i
provvedimenti necessari per eliminare la
richiesta».
Una posizione netta, quella del ministero, insomma, anche più netta
dello scorso anno perché accompagnata dall’annuncio di provvedimenti
per le scuole non in regola. E sostenuta da una novità di non poco
conto rispetto a dodici mesi fa: per il 2011 tutte le scuole hanno
ricevuto 130 milioni di euro per il funzionamento e oltre un miliardo e
mezzo per il miglioramento dell’offerta formativa (corsi di recupero e
progetti ma anche supplenze). Vuol dire circa 3.170 euro per scuola per
il finanziamento e 36.500 euro per l'offerta formativa. «I fondi sono
stati tutti pagati e non ci sono debiti pregressi - sottolinea Biondi -
questo vuol dire che abbiamo rimediato alle carenze degli ultimi due
anni e abbiamo anche aumentato la cifra che veniva stanziata ai tempi
del governo Prodi. Se le scuole chiedono ancora contributi in forma
obbligatoria compiono un atto del tutto ingiustificato».
Eppure accade ancora, come risulta dal dossier che anche quest’anno ha
pubblicato il sito Skuola.net sulla base delle segnalazioni corredate
da documenti inviate da studenti e famiglie. «Siamo soddisfatti della
dichiarazione del Ministero - commenta infatti Daniele Grassucci,
responsabile del sito -. Dopo un anno di denunce arriva una presa di
posizione molto decisa che ci auspichiamo possa tradursi in azioni
concrete nei confronti delle scuole che non rispettano le leggi. Ogni
settimana riceviamo decine di segnalazioni di famiglie in difficoltà
che attendono una risposta».
Nelle denunce c’è di tutto. L’istituto tecnico commerciale Bachelet di
Roma che chiede 200 euro per l’iscrizione all’esame di Maturità, oppure
l’istituto Vespucci di Gallipoli dove ne chiedono 60 scrivendo nero su
bianco che «la richiesta di partecipazione alla maturità è incompleta
in attesa del versamento». All’istituto professionale di Stato «Milani»
di Meda si paga tutto, anche il pagamento con Bancomat.
Lo stesso all’istituto Verri di Busto Arsizio, dal servizio di sms per
essere avvertito dell’assenza del figlio all’accesso on line alle
informazioni. «Siamo una scuola che garantisce un livello avanzato di
tecnologia, forse bisogna finirla di credere che lo studio debba essere
completamente gratis», si difende la dirigente del Verri, Eugenia
Bolis. Oppure Franco Fasano, preside del Vespucci: «Non equivochiamo i
contributi sono volontari nel senso che il Consiglio d’Istituto può
decidere o meno di deliberarli (da La
Stampa)
redazione@aetnanet.org
|
|