Uscire dall'incubo del precariato scolastico è possibile.
Data: Sabato, 22 gennaio 2011 ore 07:09:24 CET Argomento: Opinioni
Il capitolo 6 del libro "Una vita da supplente", consegnato alla casa
editrice a gennaio 2010, un anno fa, delineava in maniera netta la
possibilità concreta di uscire dal precariato scolastico. Dopo cinque
capitoli improntati alla più rigorosa inchiesta giornalistica, che
lasciano l'amaro in bocca a quanti per la prima volta scoprono la
verità sullo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica
italiana e sulle incredibili e inaccettabili discriminazioni subite a
testa bassa da un imponente esercito di lavoratori, il volume si
chiudeva con un capitolo carico di speranza. Si trattava di una
speranza concreta. E' - onestamente - una speranza più che concreta. Il
capitolo 6, intitolato "Come uscirne. La via europea contro l'abuso dei
contratti a termine", definito da tanti quale manuale di sopravvivenza,
è stato in realtà il punto di inizio del lungo lavoro di redazione del
libro, iniziato nel 2005, ben sei anni orsono, quando ebbi l'intuizione
giuridica che la scuola italiana potesse nascondere uno dei più
clamorosi casi di illegalità dei rapporti di lavoro. Un'illegalità
accettata invece come norma da datore di lavoro e lavoratori che se
arrivano a lavorare gratis (o addirittura a pagare) pur di fare
punti, difficilmente colgono la smisurata dimesione dello scandalo
narrato dal libro. Il lungo lavoro di ricerca mi ha consentito di
ricostruire, tassello dopo tassello, non solo le prove inconfutabili
della consistenza materiale di quanto immaginavo, ma anche gli elementi
utili da proporre ai lettori e ai precari interessati a iniziare
finalmente una guerra definitiva contro l'abuso dei contratti a termine
nella scuola pubblica e non solo nella scuola pubblica. Quando ebbi
compreso fino in fondo l'importanza delle norme comunitarie in tema di
prevenzione degli abusi dei contratti a termine, il pricipio di non
discriminazione tra lavoratori, nonchè l'importanza del loro
coordinamento con le norme costituzionali e ordinarie del nostro Paese,
ebbi la netta impressione che finalmente la svolta potesse essere
dietro l'angolo. E quando, nell'estate del 2007, venne pubblicata la
storica sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee, fu
per me motivo di orgoglio leggere nelle argomentazioni e nel
dispositivo del provvedimento dei giudici di Lussemburgo la conferma
della fondatezza delle tesi che avevo esposto in alcune bozze che
temevo non avrebbero mai visto la luce tanto disinteressate erano
(almeno allora) le case editrici rispetto ai problemi della scuola e
dei suoi precari. Ricordo che neppure di precariato si parlava ancora
sui giornali. Poi seguirono le prime sentenze dei tribunali italiani in
materia di scatti di anzianità e di risarcimento dei danni. Il
precariato scolastico italiano, così com'è, è illegale, avevo pensato
all'inizio, con un tocco di azzardo. Il precariato è illegale, mi
confermava la giurisprudenza. Ora il re è nudo, il fiume di sentenze
favorevoli ai precari solleva la coltre di omertà che ha coperto per
decenni un fenomeno scabroso di cui non si doveva parlare se non tra
addetti ai lavori e solo in occasione delle vergognose settimane estive
di conferimento delle cattedre. Del precariato scolastico dovevano
parlare solo i sindacati della scuola che però non solo non hanno fatto
quello che era in loro potere per arginarlo, anzi hanno fatto di tutto
per aggravarlo, ma hanno pure assistito con complicità alla distruzione
della scuola pubblica, affollata di insegnanti riconvertiti in materie
a loro sconosciute, docenti di ruolo che in massa cambiano scuola ogni
anno. Invece la scuola è cosa nostra, il precariato è cosa nostra. Il
libro dimostra che l’unica via d’uscita è salvarsi da soli, con il
proprio avvocato, perché, come si dice, di fronte ad abusi e angherie
di tal fatta, c’è un giudice a Berlino! Non vedete? Solo ora che il
governo, la controparte dei precari, ha deciso di affossare i diritti
con una legge retroattiva, e palesemente incostituzionale, come pure il
Tribunale di Trani sospetta, avendo sollevato la questione di
legittimità davanti alla Consulta, i sindacati si son dati una mossa,
ben sapendo che non sarebbero riusciti a raggiungere tutti gli
interessati. Spingendo i precari a correre nei loro uffici per redigere
una lettera di impugnazione della legge, hanno ammesso
involontariamente che questi diritti esistevano. Ora dovranno spiegare
perché non hanno mai fatto granchè per rivendicarli e difenderli.
Continuare a redigere domande per l’aggiornamento del punteggio in
graduatoria a precari in servizio annuale per dieci, venti,
trentacinque anni consecutivi significa avere perso la bussola e
tradito la missione che deve animare un sindacato, che invece si è
trasformato in centro servizi. Con la domanda di disoccupazione, poi,
ci guadagna (sulla pelle dei soli precari e nel momento peggiore della
loro condizione) anche un po’ di milioni di euro, che non guasta, come
abbiamo dimostrato nell’inquietante capitolo 5. Chi leggendo il libro
ha fatto causa, ben prima della corsa alla diligenza dell’ultima ora –
e respingendo i consigli contrari provenienti dai sindacati – può stare
tranquillo: non può che vincere. Male ha fatto a non fare ricorso
prima: scatti di anzianità e risarcimento dei danni per abuso di
contratti a termine molto più facilmente, anche se il Collegato Lavoro
ha ristretto a un range tra 2,5 a 12 mensilità l’entità del
risarcimento (mentre prima era commisurataa all’effettivo danno
emergente e lucro cessante), risarcimento che (chissà perché?) è
ulteriormente dimezzato dalla legge tagliola nel caso dei lavoratori
assistiti dai contratti collettivi firmati dai sindacati. Tant’è. Sulla
stabilizzazione sono giunte negli ultimi tempi novità normative e
giurisprudenziali che fanno cadere gli ultimi dubbi circa la
percorribilità proficua dell’azione giudiziaria. Lo stesso governo ha
dovuto ammettere, durante un procedimento davanti alla Corte di
Giustizia, che i precari hanno ragione e che vanno stabilizzati alle
condizioni ormai note, condizioni di cui anche i precari non tanto
storici sono titolari in abbondanza. Che dire? Ora che la strada è
aperta, non resta che percorrerla. Buona fortuna.
Vincenzo Brancatisano
|
|