La legge sui precari finisce alla Consulta. I giudici: Costituzione violata in più punti
Data: Venerdì, 21 gennaio 2011 ore 18:30:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Il "collegato
lavoro" finisce davanti alla Corte Costituzionale. A sollevare la
questione di legittimità costituzionale, a meno di due mesi
dall´entrata in vigore della legge, è stato il Tribunale di Trani. Nel
mirino la norma che riduce l´ammontare del risarcimento al lavoratore
assunto illecitamente con un contratto a tempo. Nella sua ordinanza il
giudice parla di «violazione di una quantità incredibile di norme
costituzionali», a cominciare dall´articolo 3 sul principio di
uguaglianza.
Ma anche altre norme del "collegato", che lo stesso presidente
della Repubblica rinviò alla Camere prima di promulgarlo dopo un
lunghissimo iter parlamentare, rischiano di essere sottoposte all´esame
della Consulta. Questa almeno è la previsione della Cgil. Di dubbia
costituzionalità - sempre secondo Corso d´Italia - anche quella che
retroattivamente fissa in sessanta giorni dall´entrata in vigore della
legge il tempo entro il quale è possibile impugnare il proprio
contratto a tempo determinato. I primi sessanta giorni scadono domenica
prossima (di fatto l´ultimo giorno è domani) e la Cgil parla di una
montagna di contratti già impugnati dai lavoratori precari. Solo
attraverso gli uffici della Cgil ne sarebbero stati presentati quasi
6.000 senza considerare quelli dei lavoratori della scuola che hanno
preparato i ricorsi collettivi. Migliaia di ricorsi anche attraverso
Cisl e Uil più caute, però, nel criticare la legge e le conseguenze sul
piano costituzionale. Certo la norma che doveva ridurre il contenzioso
e accelerare le decisioni potrebbe produrre un effetto boomerang. Dice
Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil: «La filosofia del
"collegato" ribalta la tradizione del diritto del lavoro italiano nato
per difendere la parte più debole nel rapporto di lavoro, cioè il
lavoratore. Che per questo è costrette a rivolgersi alla magistratura».
Prima del "collegato" un lavoratore assunto illegittimamente con un
contratto a termine, una volta ottenuto la conversione del rapporto di
lavoro a tempo indeterminato aveva anche diritto a un risarcimento
integrale, compresi i contributi previdenziali. Ora è stato ridotto da
un minimo di 2,5 mensilità a 12 e che può essere ulteriormente
ridimensionato alla metà nel caso ci sia un accordo sindacale. Secondo
il Tribunale di Trani non si capisce quale sia «l´interesse superiore
da tutelare che possa giustificare la scelta del legislatore». Di più:
«La forfetizzazione del risarcimento ha tutto il sapore di un
inaccettabile contentino per il lavoratore». La parola ora passa ai
giudici costituzionali.(Di Roberto Mania da Repubblica)
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