Scoperto esopianeta dal telescopio Kepler della NASA.
Data: Venerdì, 21 gennaio 2011 ore 07:29:10 CET
Argomento: Redazione


La recente notizia  della scoperta di un esopianeta denominato Kepler 10b  per mezzo del telescopio omonimo messo in orbita dalla NASA  ( notizia riportata anche dal periodico Coelum) ha rimesso in discussione la possibilità di scoprire  questi pianeti che stanno al  di là del nostro sistema solare attraverso mezzi diversi dal telescopio.
Generalmente, infatti,  l’esistenza di questi pianeti non viene accertata dai normali telescopi in quanto sia perché  troppo lontani e sia perché, come notoriamente sappiamo, i pianeti non emettono  luce propria che in modo minimo rispetto alle stelle. E poiché, solitamente i pianeti orbitano attorno a una o più stelle, la luminosità di queste ultime tende ad offuscare la debole luce emessa dal pianeta..
Per questo motivo si privilegiano mezzi indiretti atti a sondare lo spazio alla ricerca di questi corpi celesti. Solitamente si usa il metodo Doppler che individua lo spettro infrarosso emesso, ma in questo caso solo se si tratta di considerevoli masse( es. pianeti come o più grandi di Giove).Un altro metodo usato è quello dell’astrometria; ovvero la misurazione della coordinata stellare e la sua conseguente osservazione di eventuali cambiamenti che inducono a pensare ad una forza gravitazionale esercitata dalla presenza di pianeti orbitanti attorno ad essa.
Anche la misurazione della variazione di una Pulsar ( ovvero ciò che rimane dall’esplosione di una Supernova) serve a scoprire la presenza di un pianeta. La Pulsar, infatti, emette onde radio la cui frequenza è sempre uguale , tranne quando nel suo campo interviene una variazione data dalla presenza di un pianeta.  Anche la misurazione della luce emessa da una stella  fa capire la presenza di un pianeta;  quando , infatti,  esso transita davanti ad un segmento della stella, la  luce stellare diminuisce.
Questo telescopio invece, chiamato Kepler dal nome del famoso astronomo che per primo enunciò le leggi fondamentali del moto dei pianeti compilando poi  la sua famosa tavola rudolfina, in onore dell’imperatore Rodolfo II, mecenate di astronomi e  scienziati ma anche di alchimisti  ed ermetisti e che  attribuirono la fama perenne di Praga come città “magica”, ha  invece intercettato questo pianeta, in gran parte roccioso e che risulta inabitabile per ogni forma di vita a causa delle altissime temperature presenti sulla sua superficie dovute della sua estrema vicinanza alla stella attorno a cui orbita ( pare che via sia una distanza ancor minore rispetto a quella che intercorre tra Mercurio e il nostro Sole).
La sua distanza dalla Terra è di circa 560 anni luce; se consideriamo che un anno luce equivale a circa 9640 miliardi di  km e che la stella più vicina a noi, la Proxima Centauri, ha una distanza di “solo” 22 anni luce si capisce come tale distanza sia per noi, in buona sostanza, inconcepibile. L’anno luce, infatti , viene misurato in base alla  velocità che percorre un fotone in un campo assente di forze gravitazionali  ed inoltre indica non di certo come  il corpo celeste sia  allo stato attuale  (e sopratutto se vi sia ancora!) ma come esso  era al momento, cioè  560 anni luce addietro.

Tecla Squillaci

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