Chi valuta chi. E come
Data: Sabato, 15 gennaio 2011 ore 11:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


A proposito dell'autovalutazione, con una collega molto, diciamo così, esuberante, dovevamo riempire una scheda in cui andavano indicate le nostre competenze. In quell'occasione lei mi spiegò che andava segnata assolutamente e senza dubbi la casella vicino ad "ottimo", di qualsiasi competenza si trattasse.
Solo che quella scheda andava in mano a persone che non ci conoscevano, mentre l'eventuale scheda di autovalutazione di cui si parla ora va in mano a colleghi (come scelti? E, se scelti, accetteranno di essere "fuori del gioco"?). I quali colleghi, in teoria, dovrebbero sapere se quelle competenze ci sono o no, considerato che dovrebbero averle viste applicate. E ti risparmio tutto il seguito del ragionamento che puoi benissimo immaginare, compreso quello che ne sarebbe del clima delle scuole che già, ai tempi miei, era deterioratissimo.  
 Io credo che questo sistema potrebbe essere applicato solo se esistessero dei seri studi e delle serie valutazioni su come abbiano operato e quali siano state le varie derive di:
- commissioni di valutazione vecchia maniera, quelle che valutavano i colleghi che passavano di ruolo (esistono ancora? Si deve presentare ancora quella specie di relazione? E' da quel tipo di documento che è scaturita questa autovalutazione ultima o da esperienze aziendali?)
- elezioni delle funzioni obiettivo o strumentali (esistono ancora? Si presenta il curriculum?)
Mi sembrava che ci fosse anche un terzo "precedente", ma ora me lo sono dimenticato.
Miss marple diceva che si deve sempre tener conto del fattore umano: è stupido richiederlo in questi ambiti? (…)
 
E ora la parte propositiva:
 
per fare in modo che gli insegnanti "meritevoli" guadagnino anche di più (cosa che, secondo me, è giustissima) basterebbe riprendere in mano un serio discorso sull'autonomia, sul fondo di istituto, sull'aspetto progettuale seriamente valutato e deliberato (via i progetti che arrivano dall'alto, tranne che non siano anche questi seriamente valutati all'origine), talmente seriamente valutato, deliberato ed attuato che ne sarebbero coinvolti anche gli insegnanti che hanno sempre ritenuto loro dovere precipuo fare bene il loro mestiere dalla cattedra, sulla loro classe e basta. Se questo fosse fatto seriamente e non fosse stato avvelenato (avvelenabile) da quel - maledetto - fattore umano di cui sopra, non ci sarebbe nessun problema, chi vuole "partecipare" lo farebbe non da solo, migliorerebbe la scuola (le famose "buone pratiche", te le ricordi?) migliorerebbero il rendimento, la crescita dei ragazzi, soprattutto e poi tutto quello che sai, compresa anche la formazione degli insegnanti stessi.
 
Ora spedisco senza rileggere queste chiacchiere, confuse ed incomplete, sicuramente conservatrici e retrograde. Anna
 
PS: Dimenticavo la valutazione da parte degli alunni (alle superiori solamente?) e dei genitori. Sulla prima non parlo, ma ricordo ancora le battaglie quando l'abbiamo sperimentata. Della seconda saprai bene che esiste già e lo si vede al momento della scelta della scuola, almeno nella maggioranza dei casi. E' una pratica comune, di fatto legata a quello che ciascuno di noi, da genitore (e, vedrai, anche da nonni: io ci sto già pensando) si aspetta dalla scuola, anche cose deteriori, tipo la scuola più facile e sbracata, che non faccia soffrire troppo i pargoli. Come districarsi, anche qui, nella miriade dei fattori umani? Onde per cui, si torna al discorso di prima: la scuola (in blocco) va finanziata e poi valutata in base a come spende questi soldi che potrebbero anche esserle tolti.(Da ScuolaOggi di Anna Pizzuti)

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