La cultura è come le arance, si “congela” col decreto per evitarne l’esportazione.
Data: Giovedì, 13 gennaio 2011 ore 21:15:57 CET
Argomento: Opinioni


Lettere in redazione
Vorrei scrivere sulla controversa questione del congelamento delle graduatorie, che proprio oggi in senato potrebbe essere riproposta in sede di conversione in legge del decreto milleproroghe.
Come molti sanno, ma forse non tutti, il “congelamento” delle graduatorie ad esaurimento preclude di fatto la possibilità per i docenti precari di ogni ordine e grado di potersi spostare da una graduatoria all’altra eo di aggiornare il punteggio relativo ai nuovi titoli acquisiti nel biennio di vigenza delle attuali graduatorie (2009-2011), con la conseguenza che molti di essi, dopo anni e anni di onorato precariato, vedrebbero sfumare non soltanto la possibilità di una eventuale immissione in ruolo, ma anche di una cattedra annuale, assistendo impotenti allo scenario di una scellerata politica fatta soltanto di tagli all’istruzione e volutamente accanitasi sul mondo della scuola e dell’università.
Come molti sanno, ma forse non tutti, i promotori di questa insensata scelta politica (che non oso chiamare riforma, nel rispetto di “ben altre” onorabili riforme del passato) è voluta fortemente dalla Lega Nord, nell’intento di perseguire il suo piano di divisione fra regioni del nord e del sud con l’obiettivo di preservare e valorizzare la cultura e le tradizioni locali dall’invasione “barbara” dei docenti del meridione.
Ovviamente questa scelta viene appoggiata da una maggioranza (comprata per soli tre voti) che ha ceduto al ricatto della logica sterile dello scambio di favori fra la Lega e il Pdl, cioè uno sporco compromesso che mette in rilievo gli interessi personali e privati di una parte politica da un lato e il sentimento fortemente discriminatorio e razzista di chi identifica la ragion d’essere del proprio partito nella difesa e nella salvaguardia della propria identità territoriale.
Ma tornando alla questione del congelamento, verrebbe da chiedersi come mai fra tutti i settori della P.A. il maggior numero dei tagli riguarda proprio la scuola e l’università? Come mai il maggior numero dei tagli si concentra proprio nelle regioni meridionali? Come mai il congelamento non riguarda anche i trasferimenti all’interno degli enti locali (comuni, province, regioni, ecc..)? Perché penalizzare maggiormente proprio il settore dell’istruzione pubblica che, al contrario, dovrebbe ricevere i maggiori incentivi?
Mi verrebbe da pensare, e non sono sicuramente il solo, che la cultura fa paura al nord! Sì, proprio così!
E’ noto infatti che il maggior numero di laureati risiede proprio al sud ed è proprio questa cultura che fa paura a chi non ce l’ha! Allora si cerca di combattere proprio questa cultura lanciando con ogni mezzo campagne di diffamazione contro gli insegnanti, snocciolando dati e percentuali (poco credibili) sui diversi livelli di istruzione fra scuole del nord e scuole del sud, sminuendo e ridicolizzando il valore stesso dei titoli di studio ottenuti al sud.
La verità è che il sud produce ottima cultura, così come produce ottime arance. Ma la cultura, come le arance, non ha mercato al nord perché la qualità non ha prezzo e la fredda logica del mercato impone un prezzo anche ai prodotti più scadenti.
Purtroppo il vero prezzo della cultura lo stiamo pagando noi sulla nostra pelle.

Giovanni  Lanaia.
Lanaia.giovanni@tiscali.it







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