Il mondo, la carne e il diavolo: bisogna purtroppo combatterci.
Data: Giovedì, 13 gennaio 2011 ore 14:43:03 CET
Argomento: Redazione


“La morte, la carne e il diavolo nella letteratura romantica” è un raffinatissimo saggio di Mario Praz intorno agli aspetti più interessati e suggestivi della letteratura dell’ottocento europeo, presi sotto esame attraverso le opere dei più grandi artisti; “Bisogna lottare con il mondo, la carne e il diavolo” è invece un detto della antica civiltà contadina di San Cono che la madre del sottoscritto ci ripeteva  nei momenti più particolarmente pesanti e brutti che ci capitava di attraversare in questo tempo alto e crudele. Ma che c’entra Praz e la madre del sottoscritto? Nulla se non fosse che i due estremi, la più colta e aulica erudizione europea e la più isolata e antica cultura siciliana, come quella sanconese, si raggiungono e concordano su alcuni punti dell’intera filosofia occidentale: la vacuità del mondo, la debolezza della carne e la tentazione demoniaca. Certamente il problema di Schiller, per esempio, era quello di costruire uno Stato estetico, regolato dalla bellezza, mentre il nostro problema è quello di uno Stato che vigili sul salumiere quando pesa la mortadella e il prosciutto; per Goethe il problema era la conoscenza del mondo, per noi è invece quello di affrontare un viaggio con un margine alto di sicurezza, sia quando entriamo in aeroporto o in autostrada o dentro l’albergo, e sia quando ordiniamo una pizza nel locale raccomandatoci dagli amici. Il cruccio di Leopardi era la natura bizzarra, per noi il nubifragio inaspettato o la cenere vulcanica che distrugge quel po’ di giardino innaffiato col sudore. Ma forse il problema dei problemi è la metamorfosi a sorpresa, la possibilità di trasformarsi  nello scarafaggio di Kafka oppure quello di trovarsi di fronte un mostro orrendo, generato dalle bizze di uno scienziato pazzo come il mitico Frankenstein. E allora un giorno decidi di affrontare un problema della scuola che ti pare razionale e propositivo e che hai colto nei meandri della politica più schietta, ma ecco dal sottobosco qualunquista spunta la spina che non argomenta nulla ma spara solo aculei retorici scacalleschi per attirare l'attenzione.  In letteratura è l’imprevisto che rafforza la narrazione, mentre nel dramma greco di Euripide è detto: l’atteso non si compie e all’inatteso un dio apre la via; e quell’inatteso condiziona e determina la storia, altrimenti che storia sarebbe se tutto andasse liscio? Non fu l’inatteso capriccio di Don Rodrigo che consentì al Manzoni i “Promessi sposi”? Anche la nostra riflessione è scattata grazie, o a causa, della presenza del morbo della mucca pazza che sembra abbia colpito opinionisti senza opinione o ballerine che svelano pudenda per il piacere di esibirsi. Non già dunque la comprensione del problema o l'analisi lucida di tutti i suoi risvolti, ma solo il tentativo di misurarsi con chi cerca di impegnarsi e con chi segue da sempre il suo filare nonostante già in esso trovi tutte le difficoltà del mondo, della carne e del diavolo. E un giorno puoi decidere anche di addentrarti in un altro problema, per il piacere di capirlo e di condividerlo, e sicuramente inatteso si troverà l'opportunista che ti sciacallerà ancora, sia perchè non è in grado di elaborazioni teoriche e sia, e soprattutto, perchè non proietta neanche l'ombra, avendola barattata per qualcosa, come il povero Peter Schlemihl di Adalbert von Chamisso. Macbeth pugnalava il sonno per ingordigia di potere, noi lo accarezziamo invece, benchè prima di unirci con lui saporitamente riflettiamo sempre sul libro di Praz e sulle sante parole della mamma: il mondo, la carne e il diavolo, bisogna combatterci!
PASQUALE ALMIRANTE





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