La teoria dell’Universo come ologramma.
Data: Mercoledì, 12 gennaio 2011 ore 07:18:53 CET
Argomento: Redazione


Dagli studi  sulla microfisica, nella fattispecie, della fisica quantistica, si deduce un superamento della tradizionale dicotomia tra materia ( come già concepita dai tempi di Democrito di Abdera e quindi formata da atomi distinguibili nel tempo e nello spazio) e, invece, la radiazione, cioè un fenomeno continuo, di carattere ondulatorio che sembrerebbe andare oltre la teoria di A. Einstein secondo cui non esiste nulla superiore alla velocità della luce, il che pone il problema dell’esistenza di fenomeni superluminali per quanto concerne le loro inferenze ed i loro rapporti. Pertanto, le particelle elementari della materia, secondo la teoria dei quanti, hanno per caratteristiche peculiari la discontinuità e la ondulatorietà.
 Lo stesso fenomeno di radiazione e reciproco scambio energetico ( emissione ed assorbimento) possono quindi ricondursi a queste due caratteristiche. In seguito, il fisico danese Bohr enunciò un  principio di complementarietà dei due modelli fisici: quello corpuscolare e quello ondulatorio, che Schrodinger definì come il mascheramento verbale di una sconfitta teorica.
Lo stesso Schrodinger scriverà in seguito: “ Tuttavia la conclusione che la legge dell’energia non debba essere una legge esatta della natura ha un grande significato di principio, malgrado la piccolezza delle deviazioni osservabili. Essa sarebbe completamente in linea con la legge dell’entropia, un’idea alla quale anche F. Exner è giunto da alcuni anni da un punto di vista più filosofico” ( da La nuova ipotesi di Bohr sulla radiazione e la legge dell’energia)
Ad ogni modo la via era aperta; il determinismo, anche grazie all’apporto del principio di indeterminazione di Heisenberg, sembrava ormai accantonato e con esso la teoria  di Laplace di poter comprendere in un’unica formula matematica, in modo assolutamente determinato, tutti i fenomeni sia del microcosmo che del macrocosmo.
Agli inizi degli anni Ottanta, quindi poco meno di trent’anni fa, invece un gruppo di fisici,in particolare Aspect, Bohm e Pribram non solo riaprì la discussione sui quanti ( da quantum, ovvero quantità, campi di forza  di un determinato campo elettromagnetico, come i fotoni) ma arrivò a teorizzare che esiste tale magnetismo in virtù del fatto che tutto , nell’Universo, è strettamente collegato in un’unità sub-stanziale. L’esperimento principe portato a fine dal gruppo dei suddetti scienziati , in modo molto semplificato, provò che alcune particelle semplici,( intendiamo per semplici il concetto fisico di non-composto e quindi sub-atomico) come gli elettroni, ad esempio,  “comunicano” fra loro a prescindere dalla distanza materiale che le separa e in modo del tutto istantaneo. Ciò suggerì la teoria di una connessione non locale delle stesse particelle, oltre a mettere in dubbio il postulato della velocità della luce di A. Einstein di cui abbiamo detto. Si constatò che quando una particella viene sottoposta ad una radiazione esterna di frequenza non invia solo onde sferiche monocromatiche secondarie della stessa frequenza , ma allo stesso tempo saranno emesse anche onde sferiche di altre frequenze.
 Portate alle estreme conseguenze, e per molti fisici rimane una “forzatura” sia della teoria che della sperimentazione dei quanti , tali osservazioni recherebbero all’affermazione che l’Universo in realtà è un ologramma, ovvero una sorta di riflesso, non solido, non oggettivo, una sorta di proiezione  tridimensionale benché perfettamente particolareggiata e completa.
 Inoltre, un Universo siffatto implicherebbe anche conclusioni anche più ardite: la separazione subatomica che costituisce una determinata materia è fondamentalmente connessa, anzi della stessa natura, di quelle appartenenti ad una materia diametralmente diversa e profondamente e reciprocamente compenetrate. Certo, si arriverebbe all’ipotesi quanto mai sconvolgente ( e  piuttosto angosciante e deprimente pur nella sua  assoluta aspirazione giacobina ed egualitaria…) che persino i neuroni di un genio sono praticamente uniti e la stessa cosa di quelli di un … idiota!
 Se il teorema olografico ed olistico della parte uguale al tutto è vero, come afferma lo psicologo Keith Floyd sostiene, ogni fenomeno non sarebbe altro che una sensazione illusoria. La stessa capacità mnemonica di porre inferenze e collegamenti tra dati differentemente sparsi nel nostro “database” cerebrale sarebbe una conferma di quest’unione della parte al tutto in cui ogni parte è necessariamente interconnessa con altre.
La fisica, comunque, scienza  d’incomparabile bellezza, sa sempre coniugare il senso reale e concreto delle cose, dei fenomeni senza mai sacrificare totalmente le teorie, cioè il pensiero e la sua strumentalità.
 A tutti ci sentiamo di invitare a coglierne le bellezze; a chi pensa sia ostica, consigliamo un approccio graduale.
A chi pensa non sia interessante, forse perché troppo dedito alle proprie fissazioni monomaniacali, (timeo homine unius libri)  consigliamo piuttosto un’altra attività , certo comunque allettante e forse più adatta alla sua indole, e cioè quella relativa… all’ippica.


Tecla Squillaci
stairwayto_heaven@libero.it






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