Presidi, addio concorso
Data: Lunedì, 10 gennaio 2011 ore 14:00:13 CET
Argomento: Rassegna stampa


Pasquale AlmiranteLo scorso luglio, dopo aver tagliato gli scatti di anzianità per tre anni ai docenti e al personale Ata, la ministra Gelmini promise due cose: che avrebbe sistemato tutti i precari della Gae e che entro il 2010 avrebbe bandito un concorso per 2.871 posti di dirigente scolastico. La prima promessa appare irrealizzabile, soprattutto se il decreto Milleproroghe vedrà incluso il blocco delle graduatorie a esaurimento; la seconda, come è possibile verificare dal calendario, è già scaduta e del concorso a dirigente si parla solo per protestarne la mancanza. Eppure la Gelmini e tutto il suo staff ci hanno bombardato a colpi di merito, di riforme epocali, di innovazioni, di efficienza, di premialità, ma scordandosi clamorosamente della scuola: degli alunni, professori, personale e dirigenti. Eppure una legge del 2006 stabiliva la cadenza triennale dei concorsi a preside e, se l'ultimo fu bandito nel 2004, significava che nel 2007/8 se ne doveva bandire un altro e invece, a inizio 2011, siamo ancora in attesa. Un letargo che sta danneggiando quelle scuole affidate a un reggente, il preside di un'altra scuola, il quale è costretto a dividere una doppia e pure tripla responsabilità. Per alcuni tuttavia il bando non potrà uscire che verso la prossima estate e per motivi di finanza non per semplice pigrizia. Se infatti già coi reggenti lo Stato risparmia un bel po' di denari, bandendo il concorso dovrebbe pagare subito un esercito di persone per vigilare i previsti 120mila aspiranti alle pre-selezioni, poi pagare gli esperti per correggere gli elaborati, poi nominare e pagare le varie commissioni per vigilare e correggere i compiti scritti e valutare gli esami orali e infine, dalle graduatorie scaturite, si assegneranno i posti. Per espletare questo iter occorreranno almeno due anni, ma se si prende come esempio il concorso per soli 150 posti di ispettore tecnico, bandito nel 2006, a cui parteciparono 30 mila candidati e che è ancora in alto mare, nulla toglie che le attese siano bibliche. Eppure basterebbe una leggina per fare una riforma epocale veramente: l'elezione diretta dei presidi da parte di ogni scuola autonoma. Oltre ai grandi risparmi, il preside sarebbe l'espressione democratica della Istituzione, avrebbe un programma (dal Pof alle attività aggiuntive alla progettualità) da rispettare, le richieste di trasferimento diminuirebbero a beneficio della didattica, dovrebbe rispondere delle sue azioni davanti al collegio, mentre ogni ventata cesaro-papistica durerebbe solo a tempo.

Pasquale Almirante - La Sicilia del 09 gennaio 2011





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