Graduatorie, giallo sulla proroga. Nel decreto legge è sparito il congelamento delle liste, che potrebbe però rispuntare al senato
Data: Martedì, 04 gennaio 2011 ore 08:47:24 CET Argomento: Attività parlamentare
La proroga di
un anno delle graduatorie a esaurimento non c'è più. Il differimento di
un anno del termine di vigenza degli elenchi provinciali (si veda
ItaliaOggi di martedì scorso) era nella prima stesura del decreto legge
milleproroghe. Ma è completamente scomparso nel testo definitivo del
provvedimento pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Si tratta, peraltro, di un provvedimento di non facile lettura, che
comprende una tabella piena zeppa di riferimenti normativi, cui si
applicano le relative proroghe. Ma tra questi non sono più riportati né
quelli delle graduatorie a esaurimento, né quelli del cosiddetto
decreto salvaprecari. Giova ricordare
che il milleproroghe è un decreto legge. E quindi dispiega effetti
immediatamente dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Insomma, è
nata una nuova legge, sebbene provvisoria, ma parla d'altro. Resta
il fatto, però, che il decreto legge è un provvedimento d'urgenza, che
decade se non viene convertito in legge entro 60 giorni dalla sua
emanazione. E quindi in sede di conversione è ancora possibile
reintrodurre la proroga delle graduatorie. Tanto più che, secondo fonti governative, il 13 gennaio
probabilmente sarà presentato un emendamento al senato, proprio in sede
di conversione, per reintrodurre la proroga. Sarà questa l'occasione
per verificare se l'attuale maggioranza ha effettivamente interesse a
prolungare la durata delle graduatorie a esaurimento, come inizialmente
concordato, oppure no. La
proroga, peraltro, farebbe tirare un sospiro di sollievo ai precari
attualmente inseriti a pieno titolo nelle graduatorie del Nord. Che
vedrebbero allontanarsi il rischio di essere scavalcati in graduatoria
dai precari del Sud. Tale rischio, peraltro, deriva dal fatto che i
tagli agli organici hanno fatto piazza pulita di decine di migliaia di
cattedre che, fino a qualche tempo fa, venivano regolarmente assegnate
a supplenza o ad immissione in ruolo. Questo fenomeno ha inciso
soprattutto al Sud, che soffre anche il problema del calo demografico,
dovuto all'emigrazione dei giovani che non trovano un lavoro. E quindi,
con la riapertura delle graduatorie, molti precari del Sud, ormai
disoccupati o, nella migliore delle ipotesi, costretti a lavorare su
spezzoni per poche centinaia di euro, si sarebbero spostati a Nord. E siccome si tratta di precari storici,
titolari di punteggi molto alti, il loro inserimento nelle graduatorie
del settentrione avrebbe comportato l'esclusione dei precari del Nord
dalle assunzioni. Questo, in sintesi, il nocciolo della
questione. Che va declinato in migliaia e migliaia di situazioni
particolari, spesso caratterizzate da interessi in perenne conflitto
tra loro. E ad aumentare il clima di
incertezza contribuisce non poco anche l'aspetto giurisdizionale della
vicenda. Le disposizioni che precludono ai precari di cambiare
provincia e di essere inseriti a pettine nelle altre province, infatti,
sono attualmente al vaglio della Corte costituzionale. E se la Consulta
dovesse dichiararle incostituzionali, i precari attualmente in coda
alle graduatorie del Nord avrebbero diritto ad entrarvi a pettine. A
quel punto la proroga delle graduatorie avrebbe l'effetto contrario.
Nel senso che, invece di impedire l'esodo dei precari del Sud verso il
Nord da una provincia ad un'altra, finirebbe per moltiplicare la
migrazione per tre. Perché, attualmente, sono tre le altre province
dove i precari sono inseriti in coda alle graduatorie. E la proroga,
insieme all'inserimento a pettine, avrebbe l'effetto di ampliare
esponenzialmente quel fenomeno migratorio che si vorrebbe invece
evitare. Ecco perché, dicono altre fonti ministeriali, cìè stato un
ripensamento sulla proproga delle graduatorie. Fino al 26 gennaio
prossimo, quando la Consulta si pronuncerà sulla situazione. Potrebbe
allora ripondere a verità l'ipotesi che il ministro dell'istruzione,
Mariastella Gelmini, voglia aspettare questa pronuncia prima di
esprimersi.
È stato invece confermato che il consiglio nazionale della pubblica
istruzione resterà in carica un altro anno visto che non si è ancora
provveduto a dare attuazione alla riforma degli organi collegiali della
scuola. Il decreto legge dispone anche che il commissario straordinario
dell'agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica
(Ansas) rimanga in carica fino a quando non si insedieranno i nuovi
organi gestionali previsti dal regolamento che individuerà gli organici
e i criteri di nomina dei vertici dell'Ansas. Regolamento ancora non
approvato.(da ItaliaOggi di Carlo Forte)
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