I “personaggi” della scuola: tra Grisi, Abbondio, sociologi e tronisti. Ma il preside...
Data: Martedì, 04 gennaio 2011 ore 01:00:00 CET
Argomento: Redazione


Come in tutte le storie, le favole, ma anche le “sceneggiature” della vita quotidiana, anche la scuola ha i suoi personaggi e farne una rassegna, almeno ad inizio d’anno, ci pare un modo per divertirci un poco, senza tuttavia volere colpire la sensibilità dei colleghi.
In ogni scuola ce ne sono almeno di tre tipi.
In primo luogo il tracotante-baldanzoso, l’uomo dai mille progetti, che a fine anno non se ne ricorda manco uno, è quello che spunta fuori da ogni anfratto, da ogni sicomoro della fattoria scolastica. Parla, parla sempre in ogni collegio, in ogni consiglio di classe, sempre prodigo a dar consigli anche di cose di cui non ne capisce una mazza perché la nonna gli ha insegnato che nella vita bisogna sempre stare al centro dell’attenzione, farsi notare e il gioco è fatto.
Poi c’è il topo. Il topo squittisce e si lamenta sempre, piagnucola che lui , così piccino non ce la fa a fronteggiare il dirigente, e quindi si accquatta in un cantuccio sicuro che il suo squittio  attiri prima o poi il fesso di turno, perché nel minuscolo cervello del roditore non passa mai nemmeno per un momento il pensiero che se qualcuno lo aiuta lo fa per compassione, per pena o per pietà  e non perché stupido, perché per lui è sempre indiscutibilmente fesso chi lo fa, fesso ma utile. E così, adagiate le sue belle corna personali a terra, aspetta fiducioso che il richiamo faccia il suo effetto, che il fesso si avvicini e che vedendole possa esclamare: “ ohilà! Che bel paio di corna a terra! Ora me lo metto in testa io! Non aspettavo altro dalla vita” Ma si dà il caso, come afferma un noto principio fisico che “ la portata di un condotto è il volume liquido che passa in una  sua sezione nell’unità di tempo..” e  quindi viene  il tempo che anche per il fesso ,o compassionevole che dir si voglia,la misura è colma , e siccome lo stesso principio continua dicendo:”..e si ottiene moltiplicando la sezione perpendicolare per la velocità del liquido, a regime permanente la portata è costante” per cui, ad un certo punto, persino i gabbazisi ne son colmi e allora… vattelapesca, bel topino!
Infine  c’è il Griso. Il Griso è cortigiano ma  anche e soprattutto “bravaccio”,non ha tante doti intellettive, ma non importa, tanto il cane da combattimento deve fare… Cambia il dirigente? Manco due giorni il Griso ti chiederà stralunato: “il preside di prima? Chi era costui?”
Cambia scuola? Non importa,tanto il  Griso può “grisare” dappertutto. Al Griso non importa la persona, l’affetto o il rispetto, a lui interessa solo la sua poltrona da vicario.
 Perché Don Rodrigo è così per ruolo costituito ma il Griso, che prima saccheggia e poi ti abbandona, se ci pensate bene, è anche peggiore.
Il Griso è anche volpe; e la volpe dice sempre che l’uva è guasta  quando non può raggiungerla e se qualcuno ci riesce è perché è raccomandato, farabutto o per sistematico intrallazzo. E quindi si attrezza perché , cacciato fuori dalla porta principale, possa rientrare da una finestra,da un qualche pertugio che gli consenta di raggiungere l’uva tanto disprezzata.
 E poi, come in tutte le storie, c’è tutto quel contesto di personaggi minori che ruotano attorno. C’è l’accademico inquisitore /disquisitore che pontifica sui difetti dei dirigenti… perché qualcuno che faccia da parafulmini deve comunque trovarsi. E se è vero, come è vero, che il pesce puzza dalla testa, è anche vero che altro che testa, altro che capo… un capitone ci vorrebbe a tenere a bada un simile branco di famelici piranha.
 Poi c’è il sociologo , che da quando non è più invitato alla televisione perché gli hanno preferito i criminologi , anche lui sentenzia sui dirigenti.
E inoltre, c’è quella folta schiera di furbetti, i sindacalisti, certo non tutti, ma una buona parte,  specie di quelli più impegnati nella guerriglia urbana di categoria, i fautori dell’ “armiamoci e partite”, che dall’alto della loro aspettativa sindacale, pontificano sull’operato dirigenziale. Dacchè non mettono più piede a scuola da oltre vent’anni, passano le loro giornate dal sofà del salotto alla poltrona della sede sindacale, invero non molto, solo dalle 19.00 alle 19.30, giusto il tempo di sorseggiare un martini dry ( l’happy hour è gentilmente offerto dalle quote degli iscritti),  lanciare invettive contro i presidi e controllare di tanto in tanto  che gli incisivi dei loro rappresentanti siano ben affilati prima di aprire il serraglio e sguinzagliarli ad azzannare la cuticagna dirigenziale.
Che verrebbe da chiedersi : perché mai lo Stato dovrebbe continuare a pagar loro uno stipendio a vuoto mentre con le stesse somme di potrebbe dar da lavorare a tanti precari che, fra l’altro, dicono di sostenere?
Ebbene, in mezzo a tanto letamaio, pardon volevo dire”umanità variopinta” ma mi è scappato il termine per freudiano lapsus, sapete che vi dico? Meglio i dirigenti, con tutti i loro difetti, meglio i dirigenti che magari non hanno mai scritto un libro in vita loro , che ogni tanto magari vorresti dar loro un pugno oppure un bacio, ma che sono lì, in carne ed ossa, ed è questo  quel che basta.

 Tecla Squillaci
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