Il Colle ha colmato un vuoto pericoloso. Intervista a Stefano Rodotà
Data: Domenica, 02 gennaio 2011 ore 21:35:07 CET
Argomento: Rassegna stampa


Il riferimento del presidente Napolitano ai giovani è un riferimento al futuro del Paese », dice Stefano Rodotà, che tra lezioni e inaugurazioni dell’anno accademico ha passato l’autunno a contatto con studenti ma anche con docenti e insegnanti precari. E il passaggio sulla «democrazia in scacco» se non ci sarà una correzione di rotta è per il giurista «non un colpo di teatro, ma un passaggio coerente con i recenti atti presidenziali e con l’intero impianto del messaggio di fine anno ». Si riferisce alla firma della legge Gelmini accompagnata da una lettera in cui vengono chieste delle correzioni? «Non solo. Non è da sottovalutare il fatto che Napolitano abbia incontrato gli studenti. Si è trattato di una svolta istituzionale, di fronte a un governo che non solo non li ha voluti ascoltare, ma che ha parlato di professori fannulloni, studenti vagabondi in piazza, della necessità di arresti preventivi.A una disattenzione già di per sé pericolosa si è aggiunta la riduzione di un movimento politico e culturale a fattore di ordine pubblico». Ancora più pericolosa della disattenzione?
«Basti pensare che si tratta di un modo di pensare e agire che è finito col fascismo». Problemi di ordine pubblico però ci sono stati, alle manifestazioni del 14 dicembre. «Gli studenti hanno reagito nel modo giusto alle violenze e hanno di nuovo guadagnato la fiducia dell’opinione pubblica. Il capo dello Stato ha colto un punto ineludibile di questo movimento, e cioè che è profondamente diverso sia da quello del ‘68 che da quello del ‘77. Quelli si sentivano non solo estranei rispetto alle istituzioni ma anche, soprattutto quello del ‘77, violentemente ostili alle istituzioni. Il tratto caratteristico di questo movimento è invece il volerle avere come interlocutori attraverso la chiave della Costituzione. Novità che la maggioranza e in generale tutta la classe politica non aveva colto. E di fronte a ripetute richieste di attenzione tutte cadute nel vuoto, Napolitano ha colmato un vuoto». Che però rischia di rimanere un gesto isolato se le altre istituzioni non si muoveranno allo stesso modo, non crede? «Il capo dello Stato ha aperto un canale tra istituzioni e giovani, e ora tutti gli altri devono muoversi nella stessa direzione se si vuole evitare il rischio a cui lo stesso Napolitano ha fatto riferimento. Però ho l’impressione che ora il Presidente della Repubblica manterrà questo tema al centro, obbligherà il dibattito politico a non cancellarlo». Cosa glielo fa pensare? «Il modo in cui si è mosso ultimamente, e poi lo stesso messaggio di fine anno. Sull’economia ha detto con molta nettezza che non bisogna dare letture superficiali e rassicuranti, ha sottolineato che la cultura è fondamentale per la sopravvivenza di un paese civile. Messaggi che sicuramente i giovani hanno ben compreso. Anche perché, pensando ancora ai movimenti del ‘68 e del ‘77, se prima c’era una speranza nel futuro, chi si mobilita oggi vive con preoccupazione lo stesso presente. La politica non può non dare risposte a tutto questo». Lei ha fiducia che lo faccia? «Per quanto riguarda il governo, che ha dimostrato nei confronti dei giovani disattenzione e anche ostilità, non mi faccio molte illusioni. E poi basta pensare al modo in cui il ministro Gelmini ha risposto alla lettera di Napolitano. Ma ora né Napolitano né gli studenti vanno lasciati soli. È stato importante il segnale dato da Bersani salendo sul tetto di Architettura, ma nel momento in cui questo movimento aveva bisogno di interlocutori, una mobilitazione più diretta dell’intero Pd sarebbe stata opportuna. Ora i gruppi parlamentari possono giocare un ruolo importante, se si muovono con la stessa forza con cui si stanno muovendo gli studenti». Ora che sono cambiati gli equilibri parlamentari, dice? «Se c’è un’opposizione determinata e visibile - non mediaticamente ma con gli atti parlamentari - il governo sarà obbligato a muoversi diversamente ». E ad abbandonare l’abituale frastuono, per dirla con il capo dello Stato? «La politica del clamore, del litigio televisivo, della quotidiana polemica per posizionarsi meglio rispetto al giorno dopo va abbandonata. Deve valere per tutti. Altrimenti il rischio è quello indicato dal presidente Napolitano». La democrazia in scacco? «Il riferimento ai giovani è un riferimento al futuro del paese, e se non c’è attenzione quello che verrà meno è la democrazia. Parola forte, ma giusta. Siamo ad un passaggio delicato per l’intero sistema politico e sociale. Pronunciare la parola democrazia in maniera preoccupata, oggi, è il dovere di chi guarda agli eventi di questo paese con occhi liberi da pregiudizi e facili ideologismi ». (da L'Unità di Simone Collini)

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