La Bibbia, una biblioteca di  libri e le competenze dell'immaginario collettivo
Data: Domenica, 02 gennaio 2011 ore 18:53:23 CET
Argomento: Redazione


Nell’estate del 2010, la ministra Gelmini ha firmato le  indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento per il raggiungimento di conoscenze e abilità di uno “zoccolo di saperi e competenze” comune ai percorsi liceali, tecnici e professionali. Uno “zoccolo comune” da integrare e declinare a seconda delle specificità dei percorsi. Nelle 415 pagine relative ai nuovi licei a proposito della Letteratura italiana (ripetuto 14 volte in copia/incolla) si legge: “Nel corso del primo biennio lo studente incontrerà opere fondative per la civiltà occidentale e radicatesi – magari in modo inconsapevole – nell'immaginario collettivo: i poemi omerici, la tragedia attica, l’Eneide, autori greci e latini, la Bibbia, i Promessi Sposi …  Si accosterà alle prime espressioni della letteratura italiana: la poesia religiosa, i Siciliani, la poesia toscana”.
La Bibbia nella riforma epocale gelminiana? Non c’è più mondo!
Quando ero ragazzino era “proibito” leggere la Bibbia.  Accessibile in greco e latino per gli studiosi di teologia, la leggeva il prete a Messa con le spalle girate ai fedeli intenti a ripetere avemarie, in forma di rosario, oppure meccaniche storpiate litanie. Alla prima comunione ci indottrinavano col catechismo di Pio X e qualche parabola dai Vangeli. Un mio compagno di fede evangelica-luterana non solo conosceva le Scritture ma collocava ordinatamente le vicende dei 65 libri dividendo capitoli e versetti. Ero al ginnasio quando di nascosto comprai la Bibbia della Garzanti e la lessi con accanimento, ricavandone tra l’altro le prime informazioni sul sesso. Negli anni 60 il Concilio Vaticano II cercò di porre rimedio all’ignoranza biblica dei cattolici con la liturgia in lingua volgare e la liberalizzazione della lettura di quella biblioteca di libri che molti chiamano “Sacra Scrittura”.Io, docente della A050, dovrò insegnare a leggere la Bibbia? E a me chi dà questa competenza? Non certo un decreto governativo. E’ vero che l’Antico e il Nuovo Testamento sono una letteratura che ha dato le radici culturali all’occidente, ma (come scrive Gelmini) ormai in modo inconsapevole per l’immaginario collettivo. Ma in-consapevole si oppone a consapevole, come il sapere al non-sapere. Negli anni 80 Insegnavo a Palermo in una scuola cattolica e un giorno il prete-preside, professore di Filosofia, chiese a me (?) il perché non trovava nella Bibbia il famoso passo della lotta tra gli angeli buoni e cattivi, tra Lucifero e Michele. Gli suggerii soltanto di non continuare a cercarlo nella Genesi, primo libro, bensì nell’ultimo: l’Apocalisse al cap. 12,7-8. Il giornale di Paolo Berlusconi ci fa sapere oggi che: “Il governatore del Veneto, Luca Zaia, decide un piano di distribuzione della Bibbia nelle scuole della sua regione, e raccoglie l'immediato sostegno della Gelmini che giudica molto positivamente l'iniziativa, perché  “La scuola deve istruire i ragazzi, ma deve anche formare cittadini responsabili e adulti consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. Questo insieme di valori e insegnamenti, nel mondo occidentale, è rappresentato dalla tradizione cristiana".  Cara Gelmini, ma non c’è un’ora settimanale di Religione cattolica, con insegnanti pagati dallo Stato? Il miscredente Mussolini firmò i Patti lateranensi (1929) che imposero l’insegnamento obbligatorio per tutti della lezione di Religione. Craxi rinnovò nel 1984 il concordato rendendo facoltativa la frequenza dell’ora di religione.  La Gelmini con la sua riforma ci vuole fare tornare alle letture sacre tra i banchi del XXI secolo? Manca solo che trasformiamo le scuole statali in succursali delle aule parrocchiali. Eppure non siamo più all’Art. 1 dello Statuto albertino (1948): “La Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato”.  Sono d’accordo sul valore culturale dell’iniziativa padana, anche se preferirei che la Lega mettesse al primo posto le persone (extracomunitari compresi) nel rispetto dei valori radicati sul messaggio del Libro per antonomasia! Temo però che nel cattolico Veneto sarà stampato in monocolore:  rigorosamente verde. Mentre nella Bibbia ci sono tutti i colori … dell’arcobaleno! Nella Genesi, al cap.9,13,  Dio firmò con un arcobaleno la promessa che non avrebbe mai più inviato un altro diluvio per distruggere la Terra. La Bibbia è un caleidoscopio di colori, che ha bisogno di Maestri i quali, come il Nazzareno nella sinagoga di Cafarnao,  si propongano  di “leggere” e spiegare il testo sacro in pubblico (Marco 1,21-28). Ho conosciuto insegnanti atei spiegare a meraviglia, come dei Padri del “deserto”, i canti della Divina Commedia, che è intrisa di Bibbia come nessun altro poema di letteratura. Conoscere la Sacra Scrittura non è necessariamente crederla con fede. Non basta un corso di laurea in esegesi biblica per aprire alla comprensione del testo ispirato da Dio.
Ci vuole un approccio “diacronico e sincronico” per la lettura della Bibbia perché all’interno del testo biblico è presente il fenomeno della comprensione attraverso la rilettura dei testi precedenti; come non deve mancare la lettura “allegoria” per cogliere i  messaggi spirituali. Nel medioevo sorsero due tipi di lettura: quella scientifica e quella teologica-monastica. Si parla generalmente di quattro livelli di lettura: dal testo storico-critico al significato teologico, dalla lettura etico-morale alla dimensione escatologica. E si raggiungono 4 obiettivi: lettura fatta lentamente e con attenzione; la meditazione; la preghiera e la contemplazione in silenzio. Ci sono poi tanti metodi di approccio alla Bibbia. Dipendono da culture e filosofie diverse: esistenzialista, strutturalista, materialista, psicoanalista, ermeneutica, antropologica,  socio-politica (ad es. in America Latina) … Visto e considerato questo arduo impegno culturale per tutti i docenti della A050, non resta che scambiarci un antico augurio: ‘mpunèmini  sta cutra !

Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com





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