Con il blocco degli stipendi tolti 1600 euro agli statali.
Data: Mercoledì, 29 dicembre 2010 ore 15:22:08 CET Argomento: Sindacati
Si fa un gran parlare del
rilancio dei consumi,ma nella realtà la vera preoccupazione del governo
sembra quella di mortificarli non soltanto al presente, ma anche negli
anni a venire. Uno studio della Cgil dimostra come una larga parte dei
lavoratori, quelli appartenenti al pubblico impiego, vedrà
inesorabilmente depauperato il proprio potere d’acquisto nel prossimo
triennio proprio a causa della manovra economica che sancisce il blocco
degli stipendi fino al 2013. Il responsabile settori pubblici della
Cgil, Michele Gentile, sottolinea come i dipendenti perderanno
complessivamente circa 1.600 euro di potere d'acquisto, con una media
di 400 euro a partire dall’anno che si sta concludendo.
«Nel triennio2010- 2012 - spiega - l'incremento degli stipendi sulla
base dell'indice dell'inflazione previsto dall'accordo interconfederale
del 2009 (non firmato dalla Cgil, ndr) avrebbe dovuto essere del 4,2%.
Poiché ogni punto di inflazione vale circa 20 euro si tratta a regime
di 90 euro lordi che mancheranno nello stipendio. Ipotizzando tre
tranche annuali da trenta euro in più al mese (quindi 400 euro l'anno
compresa la tredicesima) che non ci saranno, la perdita cumulata di
potere d'acquisto sarà in media di 1.200 euro lordi. Se aggiungiamo il
blocco già previsto anche per il 2013, si arriva a 1.600 euro. Insomma,
i lavoratori pubblici torneranno a vedere aumenti in busta paga solo
nel 2014». La Cgil, inoltre, sottolinea che al blocco della
contrattazione nazionale per il triennio (i contratti per circa tre
milioni e mezzo di lavoratori sono scaduti a fine 2009) si affianca lo
stop alla contrattazione integrativa e il blocco economico della
carriera. In pratica nei prossimi anni si potrà fare carriera ma
l'avanzamento sarà riconosciuto solo giuridicamente senza nessun
miglioramento dello stipendio. «Mi auguro - conclude Gentile - che nel
corso dell'approvazione del decreto legge “Milleproroghe” si possano
adottare soluzioni che evitino l'incidenza di tutte queste misure sulle
retribuzioni».
GLI ALTRI SINDACATI Va ricordato che la stretta nel pubblico impiego
per i prossimi anni non si limiterà al blocco degli stipendi ma
riguarderà anche il turn over. La manovra economica di questa estate
prevede infatti che fino al 2012 ci sia un limite del 20% delle entrate
rispetto alle uscite. In pratica su dieci dipendenti pubblici che
escono (per pensione o dimissioni) ne potranno entrare solo due, il
tutto con un limite massimo del 20% anche sulla spesa, il che
significa, ad esempio, che a fronte dell’uscita di 10 commessi non sarà
comunque possibile assumere 2 dirigenti. E in un momento di lacerazione
sindacale, il problema del blocco degli stipendi appare invece
condiviso, seppur con i distinguo del caso. «Il blocco dei contratti è
una ferita - dichiara il segretario confederale Cisl, Gianni Baratta -
ma se guardiamo al panorama europeo le decisioni degli altri Paesi sul
lavoro pubblico sono state più pesanti». Per il segretario confederale
Uil, Paolo Pirani, «il blocco è una misura sbagliata che non abbiamo
condiviso. Lavoreremo perché in prospettiva si possano rinnovare i
contratti e perché riparta la contrattazione di secondo livello a
partire da regioni e province». (da l'Unità di Carlo
Ventimiglia]
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