Modernità della Sapienza Universale di Pico della Mirandola.
Data: Mercoledì, 29 dicembre 2010 ore 01:00:00 CET
Argomento: Redazione


La breve vita di Giovanni Pico della Mirandola ( dal nome del comune dove nacque, Mirandola  in provincia di Modena) , rappresenta un enigma  e al tempo stesso un modello per tutti coloro i quali vogliono approfondire lo studio del nostro Rinascimento, epoca grandiosa ed appassionante, mai abbastanza studiata, attraverso una visione completa di quello che esso rappresentò davvero: un secolo che riprendeva gli stili e il pensiero dell’età classica ma nella prospettiva di una vera rinascita del sapere e dell’evoluzione umana.
Il Rinascimento fu il secolo in cui si combattè una “guerra” tra l’idea della scienza sperimentale , accessibile a tutti, e la conoscenza ermetica , invece, destinata a pochi.
In realtà , ciò che siamo oggi è il risultato di quello scontro in cui ha prevalso un sapere utilitaristico e pragmatico, oggettivamente fondato sulla verificabilità dei dati, ciò che, in buona sostanza definiamo la scienza moderna, e che ha prevalso a discapito di un sapere “diverso”, fatto di simboli e rappresentazioni soggettive di questi.
In questo contesto visse Pico della Mirandola, uomo “miracoloso” per la prodigiosa e straordinaria sapienza che spaziava dalla conoscenza perfetta di una moltitudine di lingue  a quella dei più antichi testi sacri. Quel che meraviglia, soprattutto, è la vastità di una cultura così estesa guadagnata nel breve arco di tempo in cui visse, circa trent’anni.
Nel 1486 scrive una Oratio de hominis dignitate che è un’opera al di fuori del tempo, immortale, perché si rivolge all’interiorità ed all’essenza umana al di là dei luoghi, delle definizioni sociali, dei parametri confessionali e di tutti quei limiti che l’uomo si è autoimposto per paura della… sua libertà. Perché la libertà fa davvero paura, ed è per questo che si pongono tanti limiti al pensiero umano, la cosa più potente al mondo, ridotta a riserva di caccia di pochi poteri, quelli di sempre, che intendono così subordinarlo alle loro volontà.
 Per grandezza , modernità e coraggio Pico può essere paragonato solo forse ad altri due grandi uomini del passato: Giordano Bruno e Jacques de Molay.
 “ Non ti ho fatto celeste né terreno, né mortale né immortale perché di te stesso LIBERO e SOVRANO artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che tu avevi prescelto.” Come si deduce da questo passo dell’Oratio, natura e dignità fanno dell’ uomo qualcosa di ben diverso di uno strumento passivo nelle mani di Dio, ma è libero e sempre artefice di se stesso, di quella magnifica architettura della sua esistenza, la cui coscienza non può essere manipolata dai franchi tiratori di tutte le risme che si frappongono fra lui e la sua interiorità.
Sulla morte di Pico si sa molto poco: dopo l’annuncio delle 900 tesi alla cui discussione invitò i maggiori dottori e teologi dell’epoca, discussione che non ebbe mai luogo, fu costretto a rifugiarsi in Francia  per sfuggire all’Inquisizione e morì di lì a poco, forse avvelenato.
 Nell’ultimo periodo della sua vita si era avvicinato al Savonarola
 Condividendo con lui la visione di un’Italia che  appariva come” una campagna senza argini e senza alcun riparo” preda di quelle che furono le peggiori iatture nella storia del nostro paese: l’Inquisizione, l’oppressione clericale, la corruzione ed il frazionamento politico.
Il suo pensiero è una pietra miliare nella storia della modernità perché apre orizzonti che finalmente si discostano da quella propensione a schemi che offuscano ogni libera ricerca del sapere, propensione che purtroppo le confessioni religiose, tutte, nonché le ideologie totalitarie hanno nel loro DNA.
Dacchè, persino ai giorni nostri ,  a chi è davvero uno spirito libero risulta quantomeno scabroso parlare di politica  o di religione.


  Tecla Squillaci
   stairwayto_heaven@libero.it






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