Commento sul ddl Giambrone sull’eleggibilità dei presidi.
Data: Lunedì, 20 dicembre 2010 ore 06:00:00 CET
Argomento: Redazione


Il ddl Giambrone è un disegno di legge che propone l’elezione del dirigente scolastico affidata ad un Consiglio superiore della docenza. E’ un’alternativa che si delinea a fronte delle ultime vicende  che hanno offuscato l’ultimo concorso per presidi bandito nel 2006 .
Diciamo subito che non troviamo la proposta presentata dall’on. Giambrone ed altri assurda o che, in qualche modo, leda un qualche presupposto costituzionalmente tutelato, tranne forse quello sancito dall’art. 97 , terzo comma, della stessa che infatti recita “agli impieghi pubblici si accede per concorso tranne nei casi stabiliti dalla legge”. Quindi, se  questa proposta dovesse passare si dovrebbe ripensare un altro sistema anche per l’assunzione di altri impieghi pubblici: dagli stessi docenti, ai notai, ai magistrati…
Ma non è di certo una difficoltà formale che solleva  maggiori dubbi su questo disegno di legge; le maggiori perplessità nascono dalla constatazione che esso non focalizzi esattamente il nucleo del problema. Il problema dei concorsi, in Italia, di tutti i pubblici concorsi, non solo quelli per i dirigenti, non è intrinseco, non è l’assetto o la struttura concorsuale che andrebbero ritoccati. Di fatto, almeno in teoria, la prova concorsuale consente una valutazione delle perfomances, dà un’opportunità democratica a tutti senza dover aver “ secoli” di carriera alle spalle,“costringe” in un certo senso, a darsi una preparazione, uno studio, a chi si candida e che , a prescindere da come vada  il concorso,  rimane comunque come formazione professionale e personale.
Il vero problema è che spesso, in Italia, con le dovute eccezioni,  i concorsi si “macchiano” di irregolarità che ,quando non siano dovute ad errore umano sono, ovviamente, da imputare a logiche di favoritismi e raccomandazioni, varie, quindi, a corruzione. Per cui, il vero problema è la corruzione. E spostare la scelta del dirigente, o qualunque altro dipendente, ad una carica elettiva anziché al superamento di un concorso, non risolve nulla sotto questo importante punto di vista. Infatti, siamo sicuri che una carica elettiva sia scevra da favoritismi e raccomandazioni varie? Inutile dire che basta guardarsi attorno per capire che non sia affatto così. Anzi, forse è anche peggio. Non bisogna buttare il bambino con l’acqua sporca; così come a nessuno verrebbe in mente di eliminare il reddito, ogni forma di reddito… per eliminare le tasse!
Il problema  vero e centrale è la corruzione; massimamente quella forma più odiosa e perniciosa di corruzione che è  quella politica, che funge oltrettutto da modello d’indecenza per tutti i cittadini.
Se chi dirige non riesce a dare per primo un esempio di correttezza e di  rispetto non solo per le leggi, ma anche verso il sistema di giustizia processuale e condiviso da tutti, come si può sperare che ognuno scelga veramente per capacità e merito anziché per convenienza?
Vorremmo citare un esempio che forse i più giovani non ricorderanno perché risale agli anni Ottanta. Parliamo di Enzo Tortora; venne accusato da un pentito e sulla scorta di queste sue presunte “confessioni” ( che poi si rivelarono false) venne sottoposto ad un vero e proprio calvario giudiziario. Ma quello che forse non tutti sanno, e che è importante dire, è che egli pur essendo stato eletto euro parlamentare nelle liste del Partito Radicale ( e pur essendo già gravemente malato) rinunciò all’immunità parlamentare e si fece processare come qualunque altro cittadino.
Questa si chiama onestà e l’onestà non né cattolica né protestante, né di destra né di sinistra.
Ecco, crediamo che spostando il metodo di scelta dei dirigenti, come di qualunque altra carica e funzione non si risolvi nulla; il problema più grave, di fondo, è la corruzione,che, quando c’è, va combattuta.
Per quanto riguarda l’osservazione che eliminando i concorsi lo Stato potrebbe risparmiare molti soldi vorremmo precisare che i concorsi vengono sostenuti con le tasse dei contribuenti e che l’Italia è forse uno dai paesi al mondo con la pressione fiscale più alta ( ed anche più disomogenea) e i cui risultati, però, in termini di servizi pubblici, non sono poi così evidenti.  Anche in Svezia, per fare un esempio, si pagano tante tasse ma i servizi ai cittadini non hanno nulla a che vedere, in meglio, con quelli italiani. Non crediamo che eliminando i concorsi…. Diminuiscano le tasse! Anzi… per cui se i soldi dei contribuenti possono servire a qualcosa di utile, visto che per i molti disservizi non si evince chiaramente per quale motivo si debba sostenere un peso fiscale così gravoso, pensiamo sia legittimo vengano spesi ANCHE per fare dei concorsi , purchè siano seri, con fattivi  e severi controlli a priori e non dopo… e soprattutto onesti. Prevedendo anche delle sanzioni penali e pecuniarie  più dure,ad personam, non generalizzate, per chi corrompe e per chi si fa corrompere.

Tecla Squillaci
stairwayto_heaven@libero.it





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