Il rifiuto dei docenti
Data: Domenica, 19 dicembre 2010 ore 19:53:20 CET Argomento: Rassegna stampa
Finora
sarebbero già 53 le scuole di vario ordine e grado di Napoli che
avrebbero detto no alla sperimentazione sul merito proposto dal
ministro Gelmini e con vivo compiacimento dei movimenti dei precari.
Come è noto sulla base dei risparmi di spesa dovuti ai tagli e per
incominciare a sostituire gli scatti settennali a pioggia per tutti con
la premialità, una sorta di 14°, per pochi docenti ritenuti migliori,
erano state individuate due città, Napoli e Torino, dove sperimentare
questa ulteriore riforma a carico dei docenti, mentre a Siracusa
e Siena si dovevano testare le scuole, ma solo quelle di primo grado,
per stilare una graduatoria con cui assegnare 70mila euro alla
prima in classifica e poi sempre di meno fino all’ultima.
A deliberare l’adesione tuttavia doveva essere il collegio dei docenti
che appunto in ben 53 scuole di Napoli ha rigettato la proposta;
ma anche a Torino starebbe succedendo la stessa cosa e pure
a Siena, mentre nulla finora arriverebbe da Siracusa.
Le motivazioni del rifiuto sono di diversa natura ma soprattutto i
docenti mettono in risalto la cancellazione del principio di
collegialità e collaborazione fra di loro per distillare, anche
all’interno di un stesso consiglio di classe, l’idea della competizione
e della rivalità; ma non solo, indicano nel 25% dei designati alla
competizione il rischio che si crei una sorta di élite che già
discrimina tutti gli altri anche perché nulla toglie che nelle scuole
tutti i professori siano alla stessa altezza culturale e didattica.
In altre parole i docenti denunciano un certo pressapochismo nella
proposta, poca serietà e scarso approfondimento per affrontare un tema
tanto importante, quello del riconoscimento del merito, che sta a cuore
ormai alla stragrande maggioranza dei professori troppo spesso
incolpati di neghittosità e ignoranza.
E a ben vedere torto non hanno anche perché la funzione docente è
basata sull’equipe, sul lavoro di squadra in uno scambio continuo di
idee e proposte didattiche di cui le riunioni collegiali e periodiche
sono l’espressione.
Se dunque si implementa una misurazione di tale natura lo stesso
concetto di interdisciplinarità rischia di svilirsi sull'altare
del sospetto, del conflitto e della concorrenza sia tra le scuole, che
hanno bisogno di scambi e confronti, e sia tra singoli insegnanti. Il
problema è allora di trovare uno strumento adeguato e soprattutto
condiviso con cui si riconosca il merito, tenendo sempre conto tuttavia
che la scuola non è l'ufficio pubblico e che i professori non sono
passacarte, né burocrati: almeno finora.
Pasquale Almirante - La Sicilia del
19 dicembre 2010
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