Giuseppe Verdi sfiducia il verde Bossi
Data: Domenica, 19 dicembre 2010 ore 08:07:30 CET Argomento: Opinioni
Nella rissa dei
giorni scorsi alla Camera dei deputati, tra finiani e Lega, il vero
vincitore politico è stato Umberto Bossi. Che però guadagna la piena
sconfitta di immagine e soprattutto culturale. Ho visto sventolare
tanti tricolori alla curva “sud” degli stadi; ma mi sono
indignato come La Malfa alla vista del tricolore strumentalizzato e
diventato simbolo di parte della destra nell’emiciclo parlamentare. “La
DC non l’aveva mai fatto”. L’articolo 12 della Costituzione mi
ricorda:“La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde,
bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.” Dalla
bandiera, la Lega “nord” ha preso il verde e ha buttato il
bianco e il rosso. Bossi, secessionista, ha studiato poco e ignora
tante cose. Non sa che il primo tricolore è stato quello della
repubblica Transpadana (1796) e poi della Cispadana (1797), quando
Foscolo-Ortis soffriva e moriva per amor di Patria. Il tricolore del
150° dell'Unità d'Italia l’ho notato sulla cravatta del
Cavaliere-comunicatore e dei suoi fedeli discepoli. Non ho gioito. Sono
abbastanza vaccinato da tanti anni di letture e di scuola.
Il tabellone elettronico dello stadio-parlamento, al fischio finale, si
blocca sul 314-311. Cominciano i cori e gli inni: Mameli e Verdi,
“Fratelli d’Italia” e “Va’ pensiero…” , note risorgimentali
e opera lirica. Fuori dai Palazzi del potere gli scontri di cortei e
polizia, pacificisti e bleck bloc, infiltrati e comparse. Napolitano ed
io, spettatori televisivi, che non riusciamo a distinguere il Paese
reale e i suoi problemi veri dagli eccessi dei deputati. Mi trovo a
migrare coi miei “esuli pensieri nel vespero”.
Controllo il sito “PADANIA” di RHO. Mi avverte che “Fratelli d'Italia -
Canto degli italiani (1847) è un brutto inno, con molte contraddizioni.
Anzi poche nazioni al mondo sono dotate di un inno più brutto e
sanguinario di questo”.
Per onestà intellettuale concludo: la musica è semplice e
bandistica (brutta?) però porta allegria; rileggo poi tutto il
testo e solo alla quinta strofe (pochi la conosciamo!) c’è sangue.
Bossi, padre delle trote, devi leggere bene! Si sta parlando della
ferocia dell’Aquila austriaca che succhia il sangue degli Italiani.
Questi, poveri e sfruttati, si ribellano uniti a coorte, pronti a
fare l’Italia o morire. Nell’Aula, altri (ex di qualcosa) si sgolano
sulle note di Mameli e il testo di Novaro ritenendo che il
Balilla-Perasso della quarta strofe (1746 a Genova) sia figlio della
lupa mussoliniana, mentre Alessandra appende sul più alto scranno il
tricolore, come ad asciugarlo dal sangue dei Vinti. Ma l’unico
sconfitto delle guerre è sempre la verità.
Il mio pensiero “Va’… sull’ali dorate” e mi trovo in compagnia di
quanti hanno tratto “ispirazione” dal Salmo 137/136: “Sui fiumi
di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion. Ai salici di
quella terra appendemmo le nostre cetre…”. Giuseppe V.E.R.D.I
compose (1842) un meraviglioso coro nel suo Nabucco-Nabucodonosor ,
cantato dagli Ebrei prigionieri a Babilonia. Quasimodo lo attualizzò
nella lotta partigiana in “Giorno dopo giorno”: E come potevamo noi
cantare con il piede straniero sopra il cuore…
Scrive ancora il sito di Rho: “Molti italiani non conoscono le parole
del loro(?) inno nazionale, e così fanno continuamente brutta figura
non solo quando vanno all’estero ma soprattutto nei confronti di sé
stessi. E' invece difficile trovare un Padano che non conosca le parole
del suo Inno, il "Va’ Pensiero" di Giuseppe Verdi”. Sarà, ma non ci
credo. Non riesco a pregare quel salmo per interno fino all’ultimo
verso. Cercatelo anche voi! Anche il cardinale Bertone, commentando
questo testo poetico della Bibbia (L’Osservatore Romano, 01-12-2005),
ha trascurato il finale, che secondo me è la frase più “islamica” e da
guerra santa ebraico-cristiana: “Figlia di Babilonia devastatrice,
beato chi ti renderà quanto ci hai fatto. Beato chi afferrerà i tuoi
piccoli e li sbatterà contro la pietra”. Capisco però perché
Bossi, ministro della Repubblica, rema contro: il suo inno è rosso
sangue, anche se il suo colore è verde. Niente da spartire con la
cultura di Giuseppe VERDI. Io non sarò mai padano.
Giovanni Sicali -
giovannisicali@gmail.com
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