Un gruppo di ragazzi del liceo Spedalieri di Catania scrive ai loro docenti
Data: Sabato, 18 dicembre 2010 ore 07:40:52 CET
Argomento: Eventi


Dopo un comunicato dei professori del liceo catanese con cui esprimevano ai loro alunni il disagio di continuare nelle attività aggiuntive a causa dei tagli generalizzati alle scuole, i ragazzi rispondono con una lettera aperta di Chiara Aiello della 1^ C sottoscritta da un nutrito numero di  altri suoi compagni.
Allo Spedalieri intanto continua il  dibattito sul riordino delle superiori e sulle nuove frontiere della scuola.

LETTERA APERTA  a  tutti i professori.
Cari professori, mi rattrista che vi rivolgiate a noi studenti con una lettera aperta, solo per comunicarci il malcontento del governo per i tagli, il precariato, ecc, ecc; no che non siano motivi validi per cui ci si debba lamentare.
A essere sincera, mi aspettavo, che in un momento così difficile e confuso per la scuola e per l’intera società, voi, ci interpelliate innanzitutto per comunicarci il motivo per cui vale la pena ancora venire a scuola e insegnare!
Noi ragazzi soffriamo, di rimando, di tutte le insicurezze di cui soffrite voi adulti. E quindi, forse sbagliando, vorremmo che la scuola fosse un luogo di formazione della nostra persona. Così da sentire la scuola, non solo come un dovere o uno scotto da pagare per “assicurarci un futuro”; bensì come un luogo in cui coltivare le nostre domande. Un luogo di formazione personale in cui non vi siano censure per ciò che si osa pensare.
Vogliamo una scuola che non sia né sorda né cieca! Non vogliamo essere considerati contenitori da riempire di nozioni, ma come esseri pensanti!
Vorremmo capire cos’è lo studio, a cosa serva, cosa centri con noi e soprattutto quanta importanza gli si debba attribuire! Se fossimo capaci di rispondere autonomamente a questi quesiti non verremmo neanche a scuola. Ma per ottenere tutto ciò, abbiamo bisogno di professori che ci prendano sul serio e che si discostino dalla frenetica applicazione scialba dei programmi ministeriali, e che quindi non si limitino a mettere voti in registri anonimi, ma che si propongano come vere e proprie guide!
È sbagliato cercare questo a scuola?
Certe volte, stando a scuola, ci sentiamo come in televisione, in cui l’unico criterio per valutare le trasmissioni è l’audience; e come sapete benissimo il “grande fratello” ha un’audience altissima.
Anche le gite, in qualsiasi modo vengano fatte, hanno un’audience altissima.

Sembrerebbe che la gita sia diventata “il momento fondamentale” della scuola, quello che fa più audience, e sapete bene che colpendo questo, disturbate un mondo che calpesta i vostri e i nostri diritti, e quindi otterreste il nostro consenso per la lotta.
Ma dobbiamo credere che voi ci pensiate come dei bambocci, a cui si dà il contentino della gita  per farci tirare avanti un anno e ottenere “buoni risultati”?
Se fosse così, verrebbe da dire che la scuola non interessa e non attrae per quello che è, cioè per il gusto d’imparare e di confrontarsi.
Cosa rende davvero interessante la scuola?
Anche se riuscissimo ad attenere tutti i fondi di cui abbiamo bisogno, e per cui è giusto lottare, basterebbero per farci appassionare alla scuola?
A cosa serve la scuola? E cosa serve alla scuola?
Vorrei capirlo insieme a coloro i quali sono interessati a queste domande; perché evidentemente questo governo non lo è!

Chiara Aiello 1^C

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