Coordinamento difesa scuola pubblica: a breve “Libro bianco” sulla scuola catanese
Data: Giovedì, 16 dicembre 2010 ore 07:00:51 CET
Argomento: Comunicati


Un’altra giornata di protesta. Centinaia di migliaia di studenti sfilano per le strade di tutta Italia, con la flebile speranza che un voto di sfiducia possa impedire l’ultimo atto di distruzione dell’istruzione pubblica, l’approvazione del DDL Gelmini sull’università. Una giornata di protesta, che si aggiunge a quelle messe in atto in questi ultimi mesi, che hanno visto studenti medi e universitari protagonisti non solo di manifestazioni, occupazioni di istituti pubblici, forme di dissenso più o meno originali, ma anche di assemblee e di momenti di confronto con ricercatori, professori e personale amministrativo delle scuole e delle università. Hanno parlato della riforma, gli studenti, in questi mesi, ma anche della scuola che non c’è, di quella che vorrebbero, dei problemi di chi a scuola studia e lavora. Tutto ciò, mentre la classe docente trova un’inusitata compattezza e reagisce bloccando in centinaia di scuole di ogni ordine e grado viaggi di istruzione e attività aggiuntive, rifiutando cattedre con più di 18 ore, per favorire l’assunzione dei colleghi precari, e non accettando di fare supplenze durante le ore libere. Tutto ciò, mentre il personale ATA, colpito duramente dai tagli e privato dell’apporto dei colleghi e delle imprese private, a cui veniva appaltata la pulizia delle scuole, comincia a reagire, rifiutando gli straordinari e diventando parte attiva all’interno dei movimenti in difesa della scuola pubblica. Tutto ciò, mentre scuola e università si riconoscono come attori di una battaglia comune per difendere l’istruzione pubblica e per elaborare un progetto di riforma degno di questo nome.
E’ su questa strada che bisogna proseguire, se si vuole che il tema della formazione e  quello del diritto allo studio siano al centro del dibattito sociale. Ciò che è successo in questi ultimi mesi dimostra che è possibile. Come è possibile che nelle scuole individuate in quattro città italiane (Torino, Pisa, Napoli e Siracusa) per avviare un progetto sperimentale di valutazione di istituti e insegnanti, i docenti boccino la sperimentazione, che vincola la distribuzione delle risorse economiche a una misurazione dei livelli raggiunti dagli alunni, attraverso i test Invalsi, e che subdolamente insinua dentro la scuola pubblica la più becera logica meritocratica, che trova nel decreto Brunetta la cellula-madre. E’ un fatto importante, che oppone a populistici ragionamenti sulla necessità di valutare gli insegnanti, la dignità di una classe di lavoratori che vogliono difendere un’idea di insegnamento come lavoro collettivo e che non riducono la didattica ad una mera attività di preparazione per far sostenere agli alunni dei test.

Intendiamo continuare la nostra azione di lotta accanto agli studenti e ai ricercatori, e intendiamo continuare a ragionare sulla scuola, senza sottrarci alla discussione sulla valutazione, ma avviando una riflessione seria su cosa significa valutare, su cosa significa formazione, sui risultati che la scuola dell’autonomia, quella dei progetti e delle logiche aziendali, ha prodotto e sugli effetti che essi hanno avuto sulla società. E vogliamo conoscere e far conoscere lo stato delle nostre scuole.
Per questo, nei prossimi giorni, diffonderemo negli istituti della nostra provincia un questionario, che ci consentirà a breve di informare la cittadinanza sullo status delle realtà scolastiche di Catania e del suo territorio, e per questo ci impegniamo a organizzare nei prossimi mesi un convegno sulla scuola.

COORDINAMENTO IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA STATALE-CATANIA





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