Il silenzio della democrazia
Data: Martedì, 14 dicembre 2010 ore 11:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
ABBIAMO
vissuto il silenzio della democrazia, e questo peserà in futuro, quale
che sia l’esito del voto di oggi. La chiusura del Parlamento, evento
davvero senza precedenti nella storia della Repubblica, ne ha
rappresentato il terribile simbolo e, insieme, la condizione necessaria
perché altre procedure, altri riti, altri luoghi potessero prenderne il
posto.Doveva tacere il Parlamento non perché potessero tacere le
passioni, e si potesse così giungere con giusto distacco e adeguata
meditazione a una giornata nella quale si concentrano le molte ragioni
che ci hanno progressivamente portato ad una vera crisi del sistema
politico. No. Quel silenzio era necessario perché l´unica forma di
persuasione legittima in democrazia, quella che nasce dall´aperta e
pubblica discussione parlamentare, venisse sostituita da un´altra forma
di "persuasione", quella affidata a reclutatori, a cacciatori di voti
che si muovono senza inibizioni o pudori sulla scena pubblica, menando
anzi vanto d´ogni nuovo scalpo conquistato.
Riflettano i cittadini della Repubblica. La vicenda di questi
giorni riproduce lo schema che avevamo imparato a conoscere nel tempo
triste delle escort. I procacciatori continuano ad entrare e uscire da
Palazzo Grazioli, ma questa volta non portano con sé giovani donne,
bensì i corpi ormai domati e acquisiti di "rappresentanti del popolo".
Ammaestrato dall´esperienza passata, questa volta l´"utilizzatore
finale" ha deciso di non ricevere nessuno tra quelli che sono passati o
si accingono a passare dalle sue parti, timoroso di qualche
registratore nascosto che possa poi certificare la vera natura della
trattativa.
Quelli che ieri si ergevano a difensori della privacy hanno poi
scrutato nelle pieghe della vita privata, si sono diligentemente
adoperati, ce lo dicono le cronache, nello scoprire le debolezze umane
ed economiche di deputati e senatori che, per queste ragioni,
apparivano più vulnerabili. Lì un mutuo troppo oneroso, qui un debito
pesante… Ed ecco tracciato l´identikit del parlamentare al quale
riservare il massimo delle attenzioni. Vicende miserabili, ma che
illustrano pure, come meglio non si potrebbe, quale sia il ceto
parlamentare che risulta da una scelta ormai svincolata da ogni
rapporto con gli elettori, affidata tutta a una ventina di oligarchi
d´ogni parte che da due legislature hanno l´incontrollato potere di
designare 945 parlamentari. Una sorta di "elezione diretta", che con la
democrazia ha poco a che vedere.
E´ una ben avvilente trasparenza quella che ci è stata offerta dalla
quotidiana rivelazione di queste miserie personali e istituzionali. Non
era questa la democrazia come "governo in pubblico" di cui ci aveva
parlato Norberto Bobbio. E´, invece, la conferma definitiva
dell´impudicizia, della fine dell´etica pubblica, della nascita di
legami impuri che avvincono procacciatori e procacciati.
Sono nati improbabili nuovi gruppi parlamentari, destinati a durare il
tempo d´un voto di fiducia. Il Parlamento è stato chiuso, ma le sue
regole sono state mortificate attraverso un loro uso tutto strumentale.
Ma questo non è già avvenuto anche in passato? Questa è la replica di
chi difende le prassi di queste avvilenti settimane. Però la vergogna
che viene da lontano non diventa per questo meno vergognosa. E
l´interessata difesa dei procacciatori e del loro mandante rimuove
proprio l´insieme dei fattori che rendono la situazione attuale
irriducibile a quelle precedenti. Se pure un processo degenerativo era
in corso, davvero era legittimo portarlo a tutte le sue estreme,
distruttive conseguenze?
In realtà siamo di fronte a un mutamento di scala, quantitativo e
qualitativo, che attribuisce al fenomeno del reclutamento, del cambio
di casacca, caratteri che lo portano al di là della soglia di
"trasformismo" accettabile in una democrazia. Mai, infatti, vi era
stata una così pubblica esibizione, e quindi una così esibita
legittimazione, di queste inammissibili pratiche. Mai le iniziative di
reclutamento si erano diramate in tutte le possibili direzioni. Un
altro cambiamento delle regole, un altro tassello di quella
inammissibile "costituzione materiale" che si vuole porre a fondamento
della cosiddetta "Seconda Repubblica"?
Qui è il nodo. Al di là di questa vicenda estrema e mortificante
bisognerà pure interrogarsi sulle ragioni profonde che hanno portato a
questa "notte della Repubblica". Qui davvero serve una pubblica
riflessione, che non può limitarsi alla deprecazione dei costumi
berlusconiani. Una folta schiera di apprendisti stregoni ha dato il suo
contributo alla creazione di un contesto politico e istituzionale
propizio alle scorrerie di chi voleva giovarsi di tutte le debolezze
del sistema.
Una ingegneria costituzionale senza principi ha preso il sopravvento
sulla consapevolezza storica e sulla riflessione politica, ignorando
del tutto gli incitamenti a riflettere e le proposte diverse che pure
non mancavano. Il risultato è la evidente decomposizione del sistema
politico, che non può essere esorcizzata ricorrendo all´eterno
stereotipo italiano della rivoluzione incompiuta o tradita, ottimo per
rimuovere le responsabilità di persone e forze politiche, pessimo
perché permette di eludere l´obbligo di analisi capaci di andare a
fondo nelle dinamiche trascorse, e così avviare una progettazione
adeguata del futuro. Denunciamo le miserie di oggi, ma liberiamoci pure
dagli schematismi che ancora condizionano l´azione politica di troppi
tra gli oppositori, veri o di facciata.
Dall´abisso nel quale siamo stati trascinati bisognerà pure cominciare
a risalire. Ma senza veri cambiamenti di rotta, senza vera
intransigenza politica e morale, qualsiasi ricostruzione sarà assai
difficile.(di Stefano Rodotà la Repubblica)
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