I prof tifano per la carriera e bocciano la Gelmini
Data: Martedì, 14 dicembre 2010 ore 10:30:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Lavorano in
condizioni disagiate, con le classi che cadono a pezzi e gli stipendi
che bastano per arrivare a fine mese senza concedersi troppi lussi. In giro si dice di loro che «fanno poco e
niente» (l'accusa di fannulloni è stata rilanciata da Giorgio
Stracquadanio del Pdl), che sono «fortunati perché hanno tre mesi di
vacanze all'anno». Un tempo erano colmati di attenzioni e
riverenze. Oggi non hanno più prestigio sociale. Ma nonostante le
difficoltà gli insegnanti restano degli inguaribili 'romantici' e
conservano un forte attaccamento alla loro professione.
Chi sono i nostri docenti, cosa pensano del loro lavoro e con quale
sguardo approcciano al futuro? Sono le domande a cui la Swg ha
provato a dare una risposta attraverso uno studio condotto per conto
della Cisl Scuola di Francesco Scrima. Dalla ricerca emerge la
fotografia di un corpo decenti che non molla e ama stare in cattedra,
pronto a farsi valutare per dare ai migliori stipendi più alti, ma che
non rinuncia a dire la propria in fatto di riforme: per il ministro
Mariastella Gelmini la stroncatura è sonora.
A caccia di prestigio e carriera
Nonostante tagli e paghe basse, l'85% degli insegnanti si dice
orgoglioso di stare in cattedra. Sono soprattutto i più anziani ad
avere un forte senso di appartenenza, anche se scontano il senso di
inadeguatezza ai continui cambiamenti in atto, soprattutto quelli
tecnologici. I più giovani soffrono a causa della precarietà.Davanti al
cambiamento e all'innovazione non tutti sono pronti a buttarsi a
capofitto: il 23% dei docenti è «tenace e virtuoso» e pronto a
lanciarsi, il 26% è «timoroso», il 30% «conservatore», i «disincantati»
sono il 21%. In generale i docenti, rispetto alla media degli italiani,
credono di più nelle istituzioni, nei partiti, nell'unità nazionale e
sono meno pessimisti rispetto al futuro. Anche se percepiscono le nuove
generazioni come fragili, disorientate e impacciate. La nota più
dolente nella loro vita lavorativa è la busta paga: per il 51% è
insufficiente. Pesa anche lo scarso prestigio sociale.
Riforme, il 75% dice che non va
Negativo il giudizio sul ministro Gelmini che incassa un voto medio di
3,6. Ben il 75% dei prof intervistati la boccia perché «mette a
repentaglio la qualità dell'offerta formativa». Per il 72% dei docenti
le classi sono troppo numerose, il 54% non pormuove il maestro unico,
il 31% non ha apprezzato la riforma delle superiori. I tagli sono
aspramente criticati. E per il 77% dei prof la scuola è nettamente
peggiorata negli ultimi anni. Ma i docenti non sono malati di
passatismo, anzi: il 66% degli intervistati vuole l'introduzione della
valutazione, solo il 26% è contrario. Sei docenti su dieci vedono di
buon occhio l'idea di legare la loro carriera a sistemi che consentano
a chi fa più dell'ordinario di emergere. Il 56% dice sì a stipendi più
alti ai meritevoli. L'egualitarismo vigente viene bocciato, si scalpita
per il cambiamento.
Il ministro reagisce
Il sindacato di Scrima «ha il mal di pancia». Il Miur ha reagito
duramente allo studio. Sotto la lente quel 77% di prof che dicono che
la scuola è peggiorata. «Tutto falso», ha scritto furioso il ministero
in una nota, «basta vedere i dati Ocse-Pisa». A cascata sono arrivate
le reazioni di diversi esponenti di maggioranza, fra cui la presidente
della commissione cultura della camera, Valentina Aprea. Stupita la
reazione del sindacato: «La ricerca l'hanno letta? Parla d'altro, cerca
di capire chi sono gli insegnanti». Ma «il pregiudizio gioca brutti
scherzi».
( daItaliaOggi di Lucilla Quadri)
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