Quattro variabili per rilanciare la professione dei docenti
Data: Sabato, 11 dicembre 2010 ore 23:30:00 CET Argomento: Associazioni
Non è facile riprendere il filo del discorso sulla valorizzazione della
professione docente (Treellle, “Oltre il precariato. Valorizzare la
professione degli insegnanti per una scuola di qualità”, Quaderno 6,
dicembre 2006): pesa il retaggio negativo della vicenda del
“concorsone” di una decina di anni fa, nonché per le forzature delle
varie proposte di legge, che prefigurano una stratificazione dei
docenti su tre fasce (modello della docenza universitaria) e
preannuncia una drastica riduzione delle prerogative sindacali in
materia di contrattazione sulla professione docente.
Vale però la pena di riprendere una riflessione su “merito,
professione, carriera”, aprendo con il mondo della scuola un dibattito
franco e leale sul futuro del sistema educativo pubblico, introducendo
tra le riforme necessarie anche elementi di dinamismo “virtuoso” nella
professione docente, non fosse altro per riconoscere il lavoro di chi
si impegna – nonostante tutto – con passione e competenza per il
funzionamento e il miglioramento della scuola.
Una proposta credibile per la valorizzazione della professione docente
deve rispondere ad alcuni requisiti di metodo che possono essere così
riassunti:
1. svilupparsi con la partecipazione attiva e il consenso della grande
maggioranza dei docenti interessati (anche attraverso un confronto
serrato con le organizzazioni sindacali e professionali);
2. distinguere una prima fase sperimentale, che potrebbe consentire di
affrontare il problema della gestione di parte del fondo del 30% sulla
“premialità” disponibile a seguito dei risparmi connessi alla manovra
finanziaria della legge 133/08; una seconda fase da impostare in
prospettiva legislativa e contrattuale;
3. saggiare la possibilità di “riscrivere” per via legislativa (dopo
l’esperienza del 1973-74) uno stato giuridico nazionale della
professione docente (contenente un profilo alto, costituzionale, della
docenza, che espliciti i principi fondamentali di esercizio della
professione: formazione, carriera, autonomia, sviluppo, diritti-doveri);
4. garantire la permanenza di tavoli appropriati per la gestione dei
rapporti di lavoro (al Parlamento la riserva di legge sulle questioni
di tutela nazionale e costituzionale; al Sindacato la gestione dei
contratti di lavoro sulle condizioni anche economiche;
all’Associazionismo la delineazione di profili, standard professionali,
modelli di formazione).
QUALI INDICATORI DI QUALITÀ PER IL LAVORO DEI DOCENTI
È molto avvertita dai docenti la richiesta di “far pesare” le diverse
caratteristiche della professione, in modo da poter “riconoscere” e
valorizzare le reali condizioni di lavoro di insegnamento:
1. una prima categoria da considerare riguarda il CONTESTO DI ESERCIZIO
DELLA PROFESSIONE (aree a rischio, scuole connotate da turn-over,
particolari modelli organizzativi con più ampia flessibilità di
impiego...);
2. un secondo blocco di indicatori riguarda il TEMPO EFFETTIVAMENTE
PRESTATO ALL’ATTIVITÀ professionale, che può riferirsi sia allo
svolgimento di compiti aggiuntivi all’insegnamento o la scelta
opzionale di un diverso regime orario di insegnamento (a tempo
parziale, a tempo normale, a tempo pieno);
3. un terzo elemento dovrebbe considerare la capacità di realizzare
PROGETTI DI LAVORO INNOVATIVO, in termini di imprese collegiali (team
docente, consiglio di classe, dipartimenti, plesso...) con la
definizione concordata di obiettivi di qualificazione
dell’insegnamento, e la verifica del raggiungimento degli stessi;
4. infine, anche la “MATURITÀ PROFESSIONALE” conseguita a seguito di
una esperienza di lavoro in classe, di ricerca didattica, di
partecipazione a contesti innovativi e di ricerca, di documentazione e
socializzazione delle conoscenze acquisite, potrebbe essere oggetto di
un apprezzamento, mediante la costruzione di un port-folio personale o
procedure di confronto e validazione nell’ambito della comunità
scientifica.
Le 4 variabili della professione (condizioni di contesto, tempo di
lavoro, promozione di azioni innovative, competenza personale)
dovrebbero essere tenute ugualmente in considerazione, ma il loro peso
dovrebbe essere oggetto di specifica negoziazione, come pure
l’assegnazione concreta dei diversi tipi di incentivo.
Per la valorizzazione della competenza personale, una proposta
praticabile dovrebbe prevedere criteri precisi di carattere nazionale,
ma la sua gestione dovrebbe essere affidata alle singole unità
scolastiche, sia per snellire e deburocratizzare le procedure, sia per
incrementare la responsabilità e l’autogoverno delle singole unità
scolastiche autonome. Se si opta per questa ipotesi l’individuazione
della fascia dei docenti “accreditati” dovrebbe essere affidata a una
commissione a composizione mista (colleghi, dirigente scolastico, un
esperto esterno) sulla base di un esame comparato dei curricoli e della
produzione didattica e scientifica.
Il risultato potrebbe essere l’individuazione – in ogni scuola – di un
quadro intermedio di docenti “accreditati” ai quali assegnare compiti
di supervisione e validazione scientifica della progettualità di
istituto (nell’ambito dei dipartimenti disciplinari, dei nuclei di
valutazione, dell’accoglienza dei neo-insegnanti, di tutoraggio e
consulenza didattica). A tali docenti andrebbe richiesta la garanzia di
una permanenza triennale nell’istituto di appartenenza.
PROPOSTE NEL BREVE PERIODO
Nell’attesa che maturino le condizioni per lo sviluppo di nuove
politiche di valorizzazione del merito e della professionale, sono
praticabili nel breve periodo alcune ipotesi di lavoro che possono
favorire il delinearsi di queste nuove prospettive:
a) INCREMENTO DEL FONDO DI ISTITUTO: Nella scuola dell’autonomia
aumentano i margini di discrezionalità nella progettazione dell’azione
formativa, nella gestione di più ampi spazi di flessibilità
organizzativa, nell’allestimento di azioni di verifica interna. Tali
impegni richiedono una più consistente disponibilità di tempi e di
energie progettuali dei docenti (singolarmente o in gruppi) che va
riconosciuta anche sotto il profilo economico. È da valutare se è il
caso di porre qualche forma di ulteriore criterio nazionale per la
distribuzione delle risorse finanziarie (per esempio, tipologie delle
azioni da ammettere al finanziamento, per incentivare alcuni
comportamenti locali: es. progettazione didattica e curricolare
piuttosto che progetti accoglienza o viceversa ecc.);
b) attivazione di un FONDO PER LO SVILUPPO PROFESSIONALE. Si tratta di
rendere disponibile in ogni scuola un fondo che renda possibile
l’attivazione di misure di sostegno individuale alla formazione dei
docenti. Il fondo dovrebbe consentire di: finanziare la partecipazione
a stage e corsi esterni (iscrizione, soggiorni, supplenze ecc.); di
erogare borse di ricerca didattica, in relazione a progetti di ricerca
proposti da docenti in collaborazione con istituzioni scientifiche e
centri di ricerca accreditati; di finanziare le supplenze per coprire
esoneri brevi (1-2 mesi) per la partecipazione a momenti di formazione;
di erogare finanziamenti a docenti per l’acquisto di attrezzature
informatiche, dotazioni librarie, iscrizioni a corsi ecc. e altre
misure assimilabili. Resta da stabilire la sede per il vaglio delle
richieste e la decisione sul loro accoglimento;
c) individuazione di uno STAFF DI DOCENTI (5-6 insegnanti per ogni
istituto scolastico) con il compito di promuovere e sviluppare la
ricerca sui curricoli disciplinari, in relazione al progressivo
riassetto delle indicazioni curricolari nel primo e nel secondo ciclo e
della scuola (rilettura delle Indicazioni in termini di curricoli e
didattica per competenze). L’assegnazione di un compenso dovrebbe
stimolare funzioni di consulenza, documentazione, produzione di
materiali, allestimento di prove di verifica formativa ecc. L’attività
non dovrebbe essere quantificata in termini temporali, ma di
autorevolezza e supervisione scientifica.
Queste misure potrebbero concretamente mostrare nuove possibilità di
valorizzazione della professione docente, in sintonia con le
aspettative degli insegnanti, collegando il miglioramento di alcune
posizioni individuali al benessere organizzativo complessivo
dell’istituzione scolastica.
di Giancarlo Cerini http://www.educationduepuntozero.it/|
|
|