Riforma Gelmini, dove è finita la meritocrazia?
Data: Giovedì, 09 dicembre 2010 ore 14:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Strano Paese il nostro. Fino a qualche giorno fa si sottolineava l’essenziale compattezza della comunità universitaria nella protesta contro il ddL Gelmini. Una compattezza di cui la stessa CRUI, la Conferenza dei Rettori, doveva alla fine prendere atto. Si metteva bene in evidenza, almeno nei mezzi di comunicazione sia di destra che di sinistra ancora non asserviti a tesi precostituite, come gli enunciati di principio (autonomia, merito, responsabilità, valutazione) venissero puntualmente disattesi nell’articolato della legge. E si faceva emergere come al contempo la stragrande maggioranza della comunità universitaria (studenti, personale tecnico, docenti) ritenesse importante un intervento riformatore, ma volto a invertire una tendenza al declino del nostro sistema di formazione e ricerca e non ad accelerarla.
Oggi invece sembra stia progressivamente passando, anche nei mezzi d’informazione non proprio filogovernativi, il messaggio sbagliato che la protesta dei giovani sia sì stata innescata dal ddL sull’università ma abbia cause riconducibili essenzialmente al disagio sociale sempre più diffuso e finisca per risolversi in un mantenimento dello status quo. Con buona pace per la meritocrazia. Nessuno vuole negare cogenza ad analisi sociologiche e psicologiche delle masse in tempo di crisi, come quelle di Barbara Spinelli, Ilvo Diamanti o Michele Boldrin. Aiutano sicuramente a capire le dimensioni e la durata di un fenomeno di protesta come quello cui assistiamo. Ma risulta francamente discutibile fare queste analisi «senza entrare nel merito della riforma». Si finisce per creare fittizie contrapposizioni tra il movimento di protesta e principi importanti, come la rilevanza del merito, dando l’impressione all’opinione pubblica che proprio di meritocrazia e della sua esaltazione parli il ddL sull’università. Ma questo non è assolutamente conforme al testo della legge. Ad alimentare la confusione si trovano le solite frasi fatte sulla mancanza di proposte alternative di riforma. Peccato che queste proposte siano tante. E ben congegnate. Ma che non trovino spazio adeguato nei nostri mezzi d’informazione. Non credo che il14 dicembre assisteremo a una palingenesi del quadro politico. Credo tuttavia che sia importante che, qualunque sia la sorte di questo Governo, questa nefasta riforma venga ripensata profondamente. La protesta continua, anche dopo il rinvio della data in cui il provvedimento passerà in discussione al Senato, proprio perché nessuno di coloro che stanno (in varie maniere) contestando questo provvedimento si fa soverchie illusioni sulla classe politica e i suoi trasformismi. Sono troppi i politici che hanno espresso il loro parere favorevole al provvedimento senza sapere cosa davvero contiene. (da L'Unità Giulio Peruzzi - docente universitario)

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