Giorgio Bassani e la scuola che “non vogliamo”. Profetiche le parole dell'artista, pronunciate il 10 luglio 1955
Data: Giovedì, 09 dicembre 2010 ore 07:02:47 CET
Argomento: Rassegna stampa


In un momento in cui anche a Ferrara e nella scuola che è stata di Bassani ferve un dibattito sul  futuro dell’Istruzione Pubblica, sul Diritto allo studio e sulla difesa della democrazia, ecco le parole pronunciate da Giorgio Bassani il 10 luglio 1955, nella sala del consiglio comunale di Ferrara, con cui descrive una scuola che non deve ritornare. A renderle attuali è Silvana Onofri, docente in pensione e  membro del comitato scientifico della Fondazione Giorgio Bassani.
 “Come professore vorrei segnalare questa mia esperienza. Ho fatto il professore per tre anni di seguito, con grave mio disagio perché mi obbligava ad alzarmi in ore antelucane, viaggiare in autobus, ecc. e poi insegnare in aule senza riscaldamento. Ho fatto quindi il professore nella scuola d’ arte di Velletri.
Non vi illuda la parola  “scuola d’arte”. In realtà non si insegna l’arte. Sono ragazzini che sembrano usciti dalle caverne, non parlano assolutamente l’italiano, parlano un dialetto che è romanesco che sente già l’influenza del sud, un dialetto barbarissimo, composto di pochissime parole e lontanissimo dalla lingua nazionale.
Ora io dovevo spiegare – scuola d’arte significa d’arte e mestiere; si avviano questi poveri ragazzi, loro dicono, a diventare operai specializzati – io dovevo dunque spiegare la traduzione dell’Odissea del Pindemonte. Ora la traduzione dell’Odissea del Pindemonte è forse il testo poetico più difficile  della letteratura italiana, difficile come lingua: Nessuna parola di quel testo, o pochissime, corrispondono all’italiano parlato correntemente. C’è una deformazione così manieristica, neoclassica, imposta a tutte le frasi: Ad esempio “ Comangue che lubrico si convolve…” ora questo è un verso di Pindemonte che io dovevo spiegare a dei ragazzini che non sanno nemmeno che tavolo in italiano è il tavolo. … E’ una cosa terribile.
Ora, questi ragazzini venivano avviati alla scuola come dei poveri porcellini, così, sporchi, laceri,senza una penna, senza una gomma, senza un libro, senza un abbecedario.
Non avevano nemmeno assolutamente la possibilità di comperare questi libri. La scuola, lo Stato provvedeva però e li riforniva di un abbecedario, di un sussidiario, di una enciclopedia che stava in un armadietto di fianco alla cattedra. Non so nemmeno se fosse una cattedra: era uno sgabello dove io stavo, naturalmente con il paletot.
C’era dunque un armadietto di antologie che venivano distribuite da me prima della lezione: Non glieli regalava nemmeno lo stato a questi ragazzini, non lo regalava nemmeno: ed era, vi garantisco, il più scalcinato, inverosimile, il più pascoliano di quart’ordine degli abbecedari che io abbia mai visto … e lo stato non aveva nemmeno il coraggio, la forza  di donare quel simbolo della cultura…
Ora io ho raccontato questo episodio per dire limitatamente, entro certi campi, io sarei estremamente favorevole ad un intervento dello stato nella cultura e nelle cose della cultura.
Nella scuola e in questi casi è assolutamente indispensabile che lo stato e faccia e provveda e regali e butti via i soldi e non dia solo libri, ma cartelle, e anche scarpe per permettere ai ragazzi di venire a scuola … l’intervento dello Stato qui è necessario …. Nel campo della scuola, ad esempio e in queste cose necessarie e fondamentali, ogni intervento statale, ogni partecipazione della macchina e della burocrazia dello stato è indispensabile”.
Si comunica  che le iniziative  previste per domani e venerdì al Liceo Ariosto  relative  a  “Giorgio Bassani studente”,  settore della mostra dedicata agli anni scolastici del grande scrittore, slitteranno di una settimana.
La mostra “Giorgio Bassani. Il giardino dei libri” rimarrà aperta, a Palazzo Turchi di Bagno e al Liceo Ariosto, fino al 17 dicembre 2010. Il catalogo della mostra è in vendita a Ferrara presso Feltrinelli e Melbookstore.(da http://www.estense.com/)

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