Eleggere il preside nelle scuole per evitare sceriffi, concorsi dubbi, costi esosi nella prospettiva
Data: Mercoledì, 08 dicembre 2010 ore 17:00:00 CET
Argomento: Redazione


Da un po' di tempo tutte le agenzie di formazione stanno lanciando corsi di preparazione a pagamento per i docenti intenzionati a partecipare al concorso a 2.800 posti a preside, il cui bando il ministro Gelmini aveva annunciato entro quest'anno. Tuttavia, come è facile notare, a pochi giorni della conclusione del 2010 non ci sono né avvisaglie né novità su questo fronte, tranne la promulgazione della Legge Siragusa-Vicari per sanare  la posizione di 426 presidi vincitori (ma ci sono tutte le premesse perché la faccenda si protragga ancora per molto tempo stante gli immancabili ricorsi di costituzionalità che i ricorrenti proporranno) di un vecchio concorso a dirigente scolastico bandito nel lontano 2004.  Da fonti bene informate tuttavia pare che questo nuovo e attesissimo concorso non potrà essere bandito non prima dell'autunno 2011 e non perché si attende la conclusione definitiva di questa vertenza siciliana, ma per altri e più concreti motivi, come l'ingente somma che si dovrà spendere per espletarlo. E' abbastanza sicuro infatti che gli aspiranti alla carica di dirigente scolastico navighino intorno a quasi 100mila professori (i partecipanti al concorso per 150 dirigenti tecnici-ispettori dell'anno scorso furono circa 30mila) per selezionare i quali, viste le pesanti falle legali e procedurali delle scorse prove, sarà messo in atto una prima precernita tramite un test a risposta multipla, una seconda attraverso delle prove scritte e una terza con gli orali. Superati questi scogli i  2.800 entreranno subito in servizio, mentre qualche altro centinaio sarà inserito nelle graduatorie, benchè durante l'iter concorsuale altri posti si libereranno per i limiti di età dei  vecchi presidi. Mettere dunque in moto una macchina organizzativa così complessa, e considerato soprattutto  l'elevatissimo numero di aspiranti,  significa non solo una spesa ingentissima per le casse dello Stato, ma anche una procedura lunghissima che fagociterà più di qualche anno, mentre già molte scuole sono affidate a reggenti col doppio o triplo incarico, a tutto danno delle scuole interessate. Parlare dunque di scelte poco opportune, di mancanza di spirito innovativo e di prospettive  riformistiche per migliorare effettivamente l'istruzione non è peregrino sostenerlo perché il Miur, e per suo conto anche il Parlamento, avrebbe tra le mani una soluzione più semplice, più democratica, più efficace e soprattutto meno onerosa: l'elezione diretta del preside da parte del collegio dei docenti e per un numero di anni limitato. Se infatti nelle Università questa procedura viene adottata con esiti condivisi e universalmente  accettati, non si capisce  perchè altrettanto non si possa fare con la scuola. Fra l'altro, come è noto, un preside di Facoltà, ma si pensi anche al “Rettore magnifico”, ha ben altri oneri, ben altre gestioni di fondi e ben altre responsabilità dal momento che ha a che fare con un numero molto più elevato di studenti, di docenti e di personale. Ma non si avrebbe solo il recupero della democrazia e della partecipazione nella gestione delle istituzioni scolastiche, oltre che un risparmio notevole di fondi per l'erario, con l'elezione del preside da parte dei docenti, si otterrebbe pure l'affermazione più determinata e sicura della nuova frontiera della scuola e cioè dell'autonomia scolastica che anche nella elezione diretta del suo dirigente avrebbe motivo di consolidarsi. Una presidenza elettiva e a termine, così come è previsto perfino nella nuova riforma della università per i rettori, farebbe pure della scuola un luogo meno conflittuale, sicuramente più libero e certamente più partecipativo. Continuare ancora con i vecchi concorsi ministeriali così onerosi, dal dubbio esito (e la dimostrazione è a portata di mano),  soggetti a ricorsi e impugnative ha una valenza opposta, crediamo, alla volontà tante volta espressa da tutti i partiti di riformare e di innovare l'istruzione che sono poi i pilastri indispensabili per dare più credibilità e fiducia non solo agli insegnanti ma anche alla scuola nel suo complesso.
PASQUALE ALMIRANTE





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