Chi se ne frega della Costituzione se ne frega pure della istruzione.
Data: Sabato, 04 dicembre 2010 ore 20:03:21 CET
Argomento: Redazione


Ho letto con sommo dispiacere il preambolo alla riforma scolastica del ministro della P.I. Baccelli nel 1894: "... bisogna insegnare solo a leggere e scrivere, bisogna istruire il popolo quanto basta, insegnare "nozioni varie", senza nessuna precisa indicazione programmatica o di testi,  mettendo da parte l'antidogmatismo, l'educazione al dubbio e alla critica, insomma far solo leggere e scrivere. Non devono pensare, altrimenti sono guai!". Mi è sembrato di leggere le linee guida della “riforma” Gelmini 2010.
Ho letto con sommo piacere la lettera della Prof.ssa Caterina Ciraulo. Le sue parole mi sono penetrate come una brezza marina, come una inaspettata carezza. Scrive tra l’altro: “Spesso sentiamo la riconoscenza nell'allievo per il nostro operato, ma mai dalla società. (…) Noi produciamo la reale ricchezza di uno Stato, noi formiamo menti capaci di pensare ed agire ed anche di programmare l'evoluzione delle future generazioni”.
Ho letto e riletto, sul Corsera 04/12/10, le dichiarazioni dell’ onorevole (?) Verdini «Non ho mai né pensato, né a maggior ragione detto, che noi ce ne freghiamo delle prerogative del capo dello Stato, ce ne "freghiamo politicamente". La Costituzione riconosce al Presidente della Repubblica il diritto di seguire il percorso che ritiene più giusto (durante una crisi di governo);  altrettanto la Carta suprema riconosce ai partiti, che nello specifico hanno il diritto di chiedere, anche a gran voce, di non escludere da un eventuale governo chi ha stravinto le elezioni ». Adesso capisco perché la “riforma” Gelmini ha eliminato il Diritto dalla maggior parte dei programmi scolastici e resa marginale l’Educazione Civica. Io, vecchio prof., stamattina a scuola ho messo da parte la spiegazione del condizionale e mi sono dedicato alla Costituzione scritta tutta all’indicativo, il modo della realtà, il più facile e semplice,  e non secondo le opinioni fantasiose di Verdini-Berlusconi. Dei partiti si parla solo all’art. 49 (il diritto di libera associazione), all’art. 98 (casi di limitazione di iscrizione ai partiti) e nella XII disposizione finale (divieto di riorganizzazione del partito fascista). Verdini, ma dove  si parla dei poteri dei partiti? La sua ignoranza è epocale! Lei “onorevole” disonora  la Costituzione, non la conosce proprio. L’ha mai letta?... Lei “se ne frega”, cioè ne ha una strafottente noncuranza.  La sua espressione è fascista,  dannunziana e, prima ancora,  guerriniana. L’etimologia vuole che ME NE FREGO viene dal latino “fricare” che significa «strofinare», in senso proprio e in senso figurato, cioè in riferimento al sesso maschile. Nel Ventennio, e non solo, si usava l'espressione con chiaro il riferimento all'audacia virile di chi si identificava nell'azione anche violenta, guidata da un capo-dux.  Lei, Verdini, se ne frega così come il capo del suo partito che (almeno fin’ora) non ha i pieni poteri nello Stato, che ancora è una Repubblica Parlamentare.

Ho riletto l'articolo, pubblicato sulla rivista 'La Nuova Antologia' (1° gennaio 1897), del deputato di destra Sidney Sonnino: “Torniamo allo Statuto”. Nella crisi dello stato liberale di fine secolo dopo un'aperta denuncia della debolezza del sistema parlamentare italiano – inetto nei suoi esponenti, inquinato da interessi particolari e clientelari e dunque incapace di guidare lo stato– Sonnino sosteneva la necessità di ristabilire il potere assegnato al re dallo Statuto albertino, come unico rimedio per salvare la classe liberale dal pericolo di un'avanzata dei socialisti e dei cattolici in Parlamento. Gli eventi storici non seguirono gli auspici del conservatore Sonnino, anche se, un quarto di secolo dopo, la stessa sfiducia nell'efficienza del sistema parlamentare rappresentativo e il timore per la concreta crescita delle forze politiche e popolari di sinistra furono tra le cause della svolta autoritaria che diede origine al fascismo. Sonnino-Verdini, noi non torniamo più indietro: né  allo Statuto, nè al Ventennio. Piuttosto noi difenderemo  i nostri diritti con lo scudo della Costituzione, come gli universitari ai cortei contro i manganelli.
 
Prof.ssa Ciraulo, sono d’accordo con Lei. TORNIAMO ALLA LEZIONE. Torniamo a formare menti capaci di pensare e riflettere senza deformare i documenti. Oggi essere cittadini significa pensare con la propria testa, per difendere la VERITA’, l’unico valore che ci permette di essere LIBERI.

Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-238194.html