La scuola del dopo Gelmini
Data: Sabato, 04 dicembre 2010 ore 11:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
A differenza degli universitari, noi della
scuola non siamo riusciti a fermare la Gelmini. La controriforma
delle elementari + la controriforma delle medie e delle superiori + i
tagli in termini di risorse economiche e umane indicati nel piano
programmatico attuativo della legge 133/2008 + la mancata erogazione,
per due anni, dei fondi per il funzionamento amministrativo e
didattico, + la reiterata non esigibilità dei crediti da parte delle
scuole (circolari MIUR 14/12/08 e 22/2/2010) hanno messo in ginocchio
il sistema dell’istruzione statale in Italia, oggi allo stremo.
Il ritorno alla maestra unica e la riduzione del tempo-scuola,
l’annullamento di tutte le sperimentazioni, che costituivano uno
straordinario ampliamento dell’offerta formativa e che, con la
controriforma, è stato in molti casi necessario reintegrare in regime
privatistico, la fortissima riduzione dei finanziamenti, che spinge
verso l’aumento del contributo “volontario” delle famiglie, la mancata
erogazione dei crediti che moltissime scuole vantano nei confronti
dell’amministrazione centrale (la cifra stimata è di un miliardo e
mezzo di euro) che sta costringendo le scuole, per ripianare il
disavanzo, ad usare tutti i fondi a loro disposizione, compresi quelli
sulla sicurezza, costituiscono, nel loro insieme, il più feroce attacco
alla scuola statale nella storia della Repubblica italiana. Come molti
dicono, la ’soluzione finale’.
Dopo una simile Carthago, sarà impossibile, per chiunque verrà,
ripristinare una situazione di normalità e di vivibilità, altro che
adeguare la percentuale del PIL destinata all’istruzione alla media
europea!
Moltissimi cittadini italiani, genitori, studenti, docenti, non
condividono queste scelte di politica economica, che riflettono la
visione del mondo di un governo che ci vuole tutti ignoranti,
inconsapevoli, manipolabili e corruttibili.
Non condividono l’idea di un nuovo regime misto, pubblico-privato, che
calpesta gli articoli 33 e 34 della nostra Costituzione; non
condividono l’idea di una scuola statale ridotta all’osso, che si
rimpolpa solo nei quartieri abitati dai ricchi, che possono pagare ciò
che lo Stato ha tolto; non condividono l’idea di classi ancora più
affollate, senza insegnanti di sostegno nè supplenti, dove non solo ai
loro figli diversamente abili ma anche a quelli normodotati non è più
offerto l’accesso a un sapere critico e dialettico; non condividono
l’idea che i dirigenti scolastici, dovendo ripianare il debito dello
Stato, non possano più garantire i requisiti minimi di sicurezza agli
studenti e ai lavoratori.
Il problema non è la carta igienica: abbiamo scuole fatiscenti,
finestre e porte che non si chiudono, aule e palestre in cui piove,
controsoffitti che crollano, insegnanti che mancano, borse di studio
per i meritevoli cancellate, spazi ridotti in cui sono stipati spesso
più di 30 alunni.
Se il diritto al lavoro e i diritti dei lavoratori sono messi
fortemente in discussione, il diritto allo studio oggi, di fatto, non
esiste più.
I precari hanno fatto scioperi della fame; i lavoratori stabili fanno
scioperi e sit in; gli studenti medi manifestano e occupano le scuole;
il TAR del Lazio ha dichiarato illegittime tutte le procedure con cui è
stata realizzata la riforma della scuola secondaria e ha accolto il
ricorso contro la riduzione dell’orario nelle classi successive alla
prima degli istituti tecnici, la Corte Costituzionale ha espresso una
sentenza di illegittimità dei finanziamenti statali alle scuole
paritarie. Il risultato è che ministra e governo, sordi a qualunque
appello, al contrario, rincarano la dose: ancora soldi alle scuole
paritarie, solo per quest’anno più di 500 milioni di euro, la circolare
Brunetta che inasprisce i procedimenti disciplinari contro i docenti,
una pseudosperimentazione sul merito circoscritta a poche scuole,
basata su criteri di customer service, e brandita come una clava sui
docenti “fannulloni e incapaci”.
Siamo alla provocazione.
Il rapporto sulla scuola 2009 della Fondazione Agnelli, nell’analisi
della riduzione del personale docente in relazione ai flussi dei
pensionamenti e al mancato turn over, prediceva che in pochi anni
avremmo avuto circa 300.000 docenti in meno, che questo avrebbe
avvicinato finalmente l’Italia agli standard europei e che tutto ciò
sarebbe avvenuto “senza eccessive tensioni sociali”.
Con una classe di insegnanti prostrata da decenni di maltrattamenti
economici e giuridici, con una pletora di sindacati che troppo spesso,
invece di fare fronte comune contro lo smantellamento della scuola
pubblica, preferisce perseguire la difesa dei propri interessi
corporativi, con un PD che ha fatto la legge sulla parità, che ha fatto
il decreto sull’erogazione del contributo volontario delle famiglie,
che ha modificato il titolo V della Costituzione assegnando alle
Regioni le competenze sull’istruzione e spianando così la strada oggi
ai DDL della forzaitaliota Aprea e della leghista Goisis che
regionalizzano e personalizzano le istituzioni scolastiche e i
contratti di lavoro, purtroppo la profezia della Fondazione Agnelli
appare drammaticamente vera.
Elenco dei desideri provenienti dal mondo della scuola:
- che il prossimo governo, ragionevolmente, abroghi tutte le leggi
fatte da Mariastella Gelmini contro e non per la scuola.
- che i bambini e gli adolescenti possano andare nelle loro scuole
senza il timore della pioggia che allaga le aule e i corridoi.
- che i bambini e gli adolescenti possano andare nelle loro scuole
senza la paura dei topi che camminano nei controsoffitti o dei
controsoffitti che crollano.
- che un nostro studente delle elementari non valga, per lo Stato, 8
euro l’anno.
- che un nostro studente diversamente abile non valga, per lo Stato 12
euro l’anno.
- che le scuole siano belle, luminose, accoglienti, calde d’inverno e
fresche d’estate, come se fossero case.
- che gli stipendi degli insegnanti siano molto più che dignitosi, ed
attraggano le persone migliori.
- che il merito di alunni e insegnanti sia valutato con equità e
trasparenza, e con criteri di giudizio condivisi.
- che nelle scuole ci siano fondi per valorizzare le eccellenze di
tutti, piccoli e grandi.
- che nelle scuole si studino tante lingue straniere, non solo europee.
- che nelle scuole ci siano laboratori musicali, artistici e teatrali
gratuiti.
- che le scuole rimangano aperte tutto il giorno, tutti i giorni, e che
i ragazzi possano preferirle ai centri commerciali.
- che nelle scuole ci siano i libri, tanti libri, e che non manchino
quelli gratuiti per gli studenti meritevoli ma bisognosi.
- che le scuole siano statali e finanziate dallo stato, perché i
cittadini onesti, in Italia, le scuole le pagano con le loro tasse.
- che nelle scuole gli studenti stranieri non siano “calmierati”, ma
accolti e sostenuti con tutte le risorse possibili, anche perché,
spesso, sono nati in Italia.
- che dietro ogni cattedra non ci siano simboli, ma che sopra ogni
cattedra e sopra ogni banco ci sia una copia della nostra Costituzione.
di Anna Angelucci, Coordinamento scuole secondarie, da libertàgiustizia
(da http://ilpuntorosso.webnode.com/)
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