14 dicembre al ''Boggio Lera" di Catania riunione del Coordinamento difesa della scuola pubblica
Data: Venerdì, 03 dicembre 2010 ore 15:18:42 CET
Argomento: Comunicati


"In un Paese, l’Italia, dove, con l’abolizione delle preferenze, non si è  più  eletti ma “nominati” in Parlamento, dove i figli dei professionisti da  grandi  faranno lo stesso mestiere dei loro genitori, dove lottizzazioni e  raccomandazioni sono essenziali per andare avanti, si parla, nuovamente, di  introdurre criteri meritocratici fra gli insegnanti, in base ai quali  determinare la progressione di carriera e differenziare gli stipendi. Mentre vengono ridotte risorse, materie e ore scolastiche, mentre non si fa nulla  per  rendere sicuri gli edifici e, al contrario, aumenta a dismisura il numero di
alunni per classe, insomma mentre si nega sostanzialmente il diritto allo  studio, si cerca di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica spostando  la discussione su un falso problema.
In questo quadro, non stupisce, siamo  abituati a ben altro, che a parlare di merito sia quel Ministro, la Gelmini,
che per diventare procuratore legale si trasferì, temporaneamente, dalla  padania in Calabria, ovviamente solo per affrontare gli esami con una  commissione più rigorosa. Stavolta, però, si fa sul serio e, a livello  sperimentale, saranno confrontate le performance delle scuole medie di due  città, Pisa e Siracusa (sino a un massimo di 70.000 euro i premi in palio),  mentre la gara per individuare i docenti migliori riguarderà le città di  Torino e Napoli. Noi non vogliamo entrare nel merito dei criteri di selezione, convinti che qualsiasi persona di “buon senso” si rende conto dell’impossibilità, rispetto all’insegnamento, di una valutazione obiettiva nel breve, come si sta sperimentando, o nel lungo periodo. Di più, che ci siano insegnanti più e meno competenti è del tutto evidente, che di tutto ciò, quasi sempre, hanno consapevolezza alunni e genitori è altrettanto scontato. Il nodo
centrale è, perciò, un altro: a cosa porterebbe l’applicazione di una tale differenziazione? servirebbe forse a ridare autorevolezza, pur in assenza di una vera riforma, al lavoro dei docenti? a rimotivare chi ha perso fiducia?
E, soprattutto, una volta individuati ufficialmente e formalmente in ogni scuola un 10-20% di docenti “meritevoli”, cosa penserebbero quegli alunni ai quali  la ‘sorte’ ha destinato insegnanti che fanno parte del restante 80%? In
sostanza,  qualora questa idea, peraltro non originale (chi non ricorda il “concorsaccio”  di Berlinguer?), dovesse concretizzarsi, l’unico obiettivo realisticamente  raggiungibile sarebbe quello di dequalificare ulteriormente scuola pubblica  statale e insegnanti. Visto che noi la scuola la vogliamo cambiare davvero, pensiamo che, preso
atto  del clamoroso fallimento della scuola-azienda, si debba operare nella  direzione  opposta: fare in modo che tutti gli insegnanti siano in grado di svolgere al  meglio il lavoro. Occorre, perciò, affrontare seriamente il tema del
reclutamento (dopo la negativa esperienza nella nostra regione delle Sissis)  e  dell'aggiornamento (ogni 5 o 7 un anno sabbatico dedicato alla ricerca), ridare  centralità a organi Collegiali quali il collegio dei docenti e i consigli di
classe (snellendo le troppe pratiche burocratiche per favorire il confronto  sui  progetti didattico-educativi),  rimettendo al centro il confronto su contenuti disciplinari e metodologie di insegnamento e apprendimento. Stipendi europei e, al massimo, 25 alunni per classe, infine, contribuirebbero a rendere credibile  un tale rinnovato impegno".
(da Katia Perna)
COORDINAMENTO IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA STATALE - CATANIA

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