LA BATTAGLIA DELLE DONNE PER I DIRITTI FONDAMENTALI
Data: Giovedì, 02 dicembre 2010 ore 16:35:52 CET
Argomento: Opinioni


La lettera di Rossana da  "laRepubblica"  del 27 novembre 2010

Caro Augias, in tempi di ninfette minorenni e di “escort” maggiorenni alla corte del sultano, ci si è indignati, trasformati in moralisti che richiamano il dovere dei politici di essere d’esempio nella vita pubblica e privata. Questi moralisti non hanno detto ciò che veramente dovrebbe preoccupare: l’immagine falsa della donna. Che alcune ragazze si prostituiscano per fare carriera sembra quasi che stia diventando normale. L’eccezione sta diventando la regola: “purtroppo” per andare avanti devi vendere il tuo corpo. Noto una rassegnazione quando si afferma questo dato di fatto, da parte degli uomini e delle donne. Io invece non ci riesco, non posso rassegnarmi all’idea che stiamo buttando dalla finestra cent’anni di femminismo. Mi appello a noi donne (appellarsi agli uomini ora non è il caso). Dovremmo essere più solidali con noi stesse, aiutarci, anziché comportarci da sciocche rivali. Mi rivolgo anche alle donne che fanno politica, di destra e di sinistra, donne a cui noi abbiamo dato il nostro voto, la fiducia perché si facessero nostre portavoce. Queste donne della politica le vedo distanti, anche loro si stanno facendo incantare dai giochi del potere. Lo so, noi donne dobbiamo fare mille cose insieme, lavorare fuori e dentro casa, mille responsabilità, non c’è il tempo per la lotta e che la facciano le altre, tanto è sempre stato così. Eppure dovremmo chiederci perché “è sempre stato così”?  Rossana Arcidiacono  roarcidiacono@tiscali.it

La risposta di Augias                                                                                                                                               Ce le ricordiamo tutti le ragazze degli anni Settanta che sfilavano per le vie delle città reclamando i loro diritti. Facevano quel buffo gesto, un po’ scherzoso e un po’ osceno, molto provocatorio, di unire pollici e indici per rendere visibile e concreto che era in nome del sesso che il movimento scendeva in strada. Il sesso come appartenenza, come ‘genus’ discriminatorio, ma anche come orgogliosa rivendicazione. Grazie a quel movimento le donne italiane sono riuscite a conquistare, strappare, alcuni diritti di fondo. La pillola anticoncezionale in primo luogo, di cui una legge antiquata vietava la pubblicità e la vendita. Difficoltà analoghe a quelle che oggi incontrano la pillola del giorno dopo e la Ru486. La stessa mentalità tremebonda e codina dietro i divieti, la stessa mancanza di fiducia nel senso di responsabilità, nella capacità di discernimento. Seguirono le grandi conquiste di legge: il diritto di famiglia, il divorzio, l’aborto. La possibilità concreta di controllare la propria sessualità, do separare l’atto d’amore della procreazione per una famiglia consapevole, per figli che non fossero ‘incidenti’, ma atti d’amore. E oggi? Per anni quella corrente forte è rimasta come ibernata. Oggi forse, chissà, il lungo gelo sta per finire.

 

 

 

 







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