Via libera al decreto che assegna fior di milioni al comparto Sicurezza. E per l’Istruzione?
Data: Giovedì, 02 dicembre 2010 ore 12:00:00 CET
Argomento: Istituzioni


Nella giornata di ieri è stato approvato dal Governo il decreto che assegna le risorse sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati al Fondo Unico Giustizia (FUG). Con la ripartizione, il 49% del “tesoretto” affluisce al ministero dell’Interno, l’altro 49% al ministero della Giustizia, mentre il 2% va all’entrata del Bilancio dello Stato.
Le risorse saranno impiegate per soddisfare le esigenze di sicurezza e di giustizia sia sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata che per la funzionalità degli Uffici giudiziari.
Sul Fondo unico giustizia al 31 ottobre 2010 erano depositati 2 miliardi e 259 milioni.
 Nel mese di settembre 2010 il Ministro Maroni sosteneva che  “l’obiettivo è arrivare a 2 miliardi e mezzo entro la fine del 2010 per ripianare, con i soldi in contanti sequestrati alla mafia e alle altre organizzazioni criminali e custoditi nel Fondo Unico di giustizia, i tagli subiti dal ministero dell’Interno”.
Questo era  l’obiettivo dichiarato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni  nel rispondere  ad una interpellanza urgente alla Camera dei deputati presentata dai deputati Lo Presti e Bocchino.
«Nel Fondo – ha dichiarato Maroni – confluiscono le somme e i titoli che vengono sequestrati nel corso delle operazioni contro la criminalità organizzata. Al primo settembre di quest’anno risultano intestate al Fondo risorse per un valore di 2 miliardi e 200 milioni di euro. Soldi che sono stati recuperati e che possono essere immediatamente riutilizzati. Quanto ai titoli sequestrati, la legge di recente approvata in Parlamento, ci permette di venderli» e di monetizzare il ricavato.
«La legge – ha spiegato Maroni – prevede anche le procedure di assegnazione di questo tesoro. Confido che, grazie a questo provvedimento, sia possibile ripianare le riduzioni di bilancio che sono state fatte anche al ministero dell’Interno. Sono risorse straordinarie che noi abbiamo tolto alla mafia. Spero che entro la fine dell’anno – ha concluso il ministro – queste risorse possano arrivare a 2 miliardi e mezzo in modo da compensare le riduzioni e aumentare la disponibilità dei finanziamenti da mettere a disposizione delle Forze dell’ordine».
Nel suo intervento Maroni ha ricordato che dall’insediamento del governo Berlusconi al 31 agosto di quest’anno, sono stati sequestrati oltre 28.000 beni alle organizzazioni criminali, con un aumento del 300% rispetto al passato.
«In due anni e quattro mesi di vita del governo – ha riferito il titolare del Viminale – il valore complessivo dei sequestri supera i 13 miliardi di euro, due volte e mezzo in più rispetto al periodo precedente. Le confische dei beni sono aumentate, raggiungendo un valore di 3 miliardi circa».
Si parla di cifre enormi, immense.
Una riflessione sul punto è più che dovuta specialmente alla luce della crisi sociale vigente nonchè lavorativa.
In un passato recentissimo avevo già provveduto a sollevare delle considerazioni sul punto, cadute, ahimè,  nel vuoto. http://www.gliitaliani.it/2010/09/perche-non-destinare-i-soldi-sequestrati-alla-mafia-alla-scuola-pubblica/

Ovvero perchè non intervenire con una piccola ma incisiva modifica normativa affinchè una parte di quelle risorse vadano anche al settore dell’Istruzione?
Con questo non voglio togliere il merito al lavoro svolto dalle forze dell’ordine che lottano per contrastare la criminalità organizzata, ai magistrati impegnati in tale lotta ogni giorno a rischio perenne della propria vita.
Ma perchè insistere solo sul fattore sicurezza preventiva e repressiva?
Perchè insistere solo in un modus operandi che a lungo termine sarà fallimentare?
Il miglior modo per educare la società ad altro sistema è proprio quello di intervenire nel stettore educativo, formativo, nel campo della cultura.
La società presente caratterizzata da un odioso consumismo materialistico, da una falsa corsa al perbenismo borghese, dal sempre più teatrale e vivo desiderio di esser costumati e servili all’apparente morale collettiva, non accompagna certamente l’individuo verso il senso della riflessione della critica, ma meramente verso la strada a senso unico diretta in quella distesa limitata e definita quale il nozionismo superficiale moderno.
La cultura è fondamentale per intervenire e prevenire fattori e contestuali situazioni che nel tempo annichiliranno l’individuo nei meandri oscuri dell’assoluto sempre pù divenire imborghesimento consumistico e capitalistico della società padronale.
Tagliare in fondi alla scuola pubblica, all’università pubblica, favorire la logica dell’aziendalizzazione della cultura, dell’esasperazione del profitto figlio della necessaria voluta ed imposta concorrenza di mera economia di mercato, riservare la preparazione culturare solo ad un ceto ben definito ed altrettanto limitato è un dramma vivo che deve essere fermato.
Ed allora se veramente si vuole contrastare la mafia, e con il termine mafia intendo tutte le mafie esistenti ivi incluse quelle politiche ed istituzionalizzate nello Stato dallo Stato, basta demagogia.
Vista la enorme quantità di danaro a disposizione del Fondo Unico di Giustizia, destiniamo una quota all’istruzione pubblica.
Rilancio questo appello, soprattutto oggi dopo l’approvazione alla Camera della riforma Gelmini in attesa di essere nuovamente approvata,forse, dal Senato.
Pasolini diceva che ” l’atroce infelicità o aggressività criminale dei giovani proletari e sottoproletari deriva appunto dallo scompenso tra cultura e condizione economica: dall’impossibilità di realizzare (se non mimeticamente) modelli culturali borghesi a causa della persistente povertà mascherata da un illusorio miglioramento del tenore di vita”. Questo è quanto scriveva sul Corriere della Sera del 29 ottobre 1975 .
Sono parole più che vive condivisibili ed attuali.(di Marco Barone http://www.gliitaliani.it/)

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