Adulti che studiano: 6 su cento. TreeLLLE: servono capitali privati, tagliati il 60% dei fondi per l
Data: Lunedì, 29 novembre 2010 ore 11:35:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Se gli esami non
finiscono mai, l’unico rimedio è andare a scuola per tutta la vita. Non
per forza sui banchi, con l’interrogazione e pure la campanella. Quello che serve è la voglia di imparare.
Gli esperti lo chiamano lifelong learning, in soldoni vuol dire
apprendere per tutta la vita e non solo fino alla maturità o alla
laurea per poi campare di rendita. Un cambio di passo necessario
perché viviamo più a lungo, cambiamo lavoro più spesso, i saperi ed i
mestieri sono diventati ormai super specialistici. Ma su questo l’Italia è ancora ferma ad un
secolo fa. Per farsene un’idea basta scorrere le tabelle dell’ultimo
quaderno di TreeLLLe, l’associazione guidata da Attilio Oliva, dedicato
proprio all’educazione degli adulti.
Studiamo poco fin dall’inizio: ogni due italiani, uno ha solo la
licenza media; nell’Unione Europea sono uno ogni tre. E le cose
peggiorano con il passare degli anni. L’Ocse misura le cosiddette
competenze funzionali, cioè quello che sappiamo fare. E dice che sono
«debolissime» quelle di un italiano su tre, mentre nei Paesi avanzati i
debolissimi sono soltanto uno su dieci. Ma, alla faccia del lifelong
learning, la forbice si allarga ancora. Dopo i 25 anni quelli che
continuano ad imparare sono iscritti ad un ristrettissimo club. Solo il
6% degli italiani ha partecipato ad un progetto di formazione, contro
il 13% della media Ue e addirittura il 28% dei tre Paesi migliori,
Regno Unito, Svezia e Danimarca.
Nel 2007 due milioni di italiani hanno partecipato ad un corso, 23
milioni non hanno voluto partecipare. Eppure, a sforzarsi un po’, una
buona n o t i z i a c ’ è . O t t o mi l i o n i avrebbero voluto
partecipare ma non hanno potuto per impegni familiari o di lavoro,
perché (a torto) si consideravano troppo in là con gli anni, oppure
perché non avevano i soldi. È proprio su chi ha detto «vorrei ma non
posso» che bisogna concentrare l’attenzione. Tenendo conto che oggi il
lifelong learning tocca proprio chi ne avrebbe meno bisogno, i laureati
invece dei diplomati, i dirigenti invece degli operai.
Sono dati che disegnano una vera e propria emergenza nazionale, e che
spingono TreeLLLe a chiedere di investire in questo campo. «Oggi —
spiega il presidente Oliva — si spendono 50 miliardi l’anno per la
scuola, 8 per l’università, e 2-3 per gli adulti. La cosa migliore
sarebbe aumentare i fondi per tutti, ma siamo realisti, e allora
proponiamo di spostare 2 miliardi dalla scuola agli adulti». Al
momento, però, andiamo da un’altra parte. Un decreto del governo ha di
fatto tagliato quasi del 60% il numero dei corsi serali statali, una
fetta importante nella torta della formazione degli adulti. Anche per
questo TreeLLLe suggerisce di aggiungere risorse private, con incentivi
fiscali che spingano le imprese a fare la loro parte.
Soldi che servirebbero a finanziare due piani straordinari pensati per
le fasce più deboli. Il primo riguarda i giovani tra i 20 e i 34 anni
che hanno solo la licenza media. E prevede l’organizzazione di corsi
specifici che in tre anni dovrebbero coinvolgere 300 mila persone su
base volontaria, con un costo di 100 milioni l’anno. Il secondo,
invece, riguarda gli stranieri che vivono regolarmente nel nostro
Paese. Sempre 300 mila in 3 anni ma stavolta aperto a tutte le fasce
d’età e concentrato sull’italiano. Il Regno Unito ci ha pensato dieci
anni fa con il progetto Skills for life. Oltre due milioni di adulti
sotto il livello di uno studente di 11 anni hanno oggi un’istruzione di
base. Altri due milioni hanno raggiunto il livello di uno studente di
16 anni.( da Corriere della sera di Lorenzo Salvia)
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