Flc di Catania: la scuola delle disuguaglianze. I tagli innescano fantasiose richieste ai genitori.
Data: Lunedì, 29 novembre 2010 ore 06:00:00 CET
Argomento: Sindacati


In tempi di crisi, arrivano a questo sindacato notizie allarmanti d’istituti statali in cui i dirigenti, in nome dell’autonomia, adottano le modalità più improbabili per attuare i piani formativi delle proprie scuole.
È  di qualche giorno fa la segnalazione, da parte dei rappresentanti sindacali, di una scuola di Catania, il Circolo Didattico “Rapisardi”, in cui gli alunni di tutte le classi, oltre a versare una somma annuale all’atto dell’iscrizione, pagano una quota mensile (neanche tanto simbolica!) di 27 euro per usufruire delle attività aggiuntive. Nello stesso istituto sono state attivate, inoltre, “tre classi pilota” (così le ha definite la dirigente) in cui il contributo mensile delle famiglie sale a 40 euro. In queste classi l’offerta formativa è più ricca che nelle altre e le attività laboratoriali sono più numerose.
Una decisione che i sindacati, presenti alla contrattazione d’istituto, non hanno esitato a definire discriminatoria nei confronti di quei bambini le cui famiglie non fossero in grado di sostenere la tassa e un pericoloso precedente in cui viene attentato al diritto allo studio nella scuola dell’obbligo.
Purtroppo l’episodio non è nemmeno un caso così isolato. A fronte dei tagli e dell’incoraggiamento da parte del governo a far sì che ogni preside o rettore pratichi l’antica arte di arrangiarsi, d’italica abitudine, trovando soluzioni creative, seppur spregiudicate, per sostenere i costi dei propri istituti, i dettami costituzionali che assicurano la gratuità della frequenza della scuola dell’obbligo, del diritto all’istruzione e dell’eguaglianza sono sempre più a rischio. Si assiste così a un proliferare d’iniziative di dirigenti scolastici disinvolti, che hanno come obiettivo dichiarato il batter cassa con gli utenti, provando, di fatto, a privatizzare un servizio: quello dell’istruzione in obbligo scolastico che, per legge, deve rimanere pubblico.
Nonostante a Catania (come in tutte le grandi città) le forti differenze fra le “scuole bene”, d’elite medio-borghese, e quelle disagiate dei quartieri “a rischio” ci siano sempre state, adesso si rischia di toccare il fondo. Solo qualche mese fa il preside di un istituto comprensivo di una zona residenziale, dopo aver istituito, all’interno della stessa scuola, classi in cui era previsto il servizio mensa, differenziandole da quelle in cui i genitori erano costretti a provvedere al pranzo dei propri figli con un panino, ha avuto la dinvoltura di chiedere alle famiglie i soldi per rinnovare gli arredi scolastici. Per fortuna, in quel caso, il tentativo non è andato a buon fine.
In un periodo così buio per la cultura, lo studio e la conoscenza è dovere di tutti, soprattutto dei sindacati, denunciare con forza le logiche classiste e sperequative che rischiano di travolgere il nostro sistema d’istruzione.
 (da Flc-Cgil Catania- Nella foto la segretaria provinciale Flc, Antonella Distefano)

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