Scuola da cambiare senza ridurre i fondi
Data: Domenica, 28 novembre 2010 ore 20:12:12 CET
Argomento: Rassegna stampa


Pasquale AlmiranteNon siamo certamente di fronte a un nuovo “68. Quello infiammò tutto il mondo, questo interessa solo il nostro paese e la controparte è il Governo, mentre all'ora perfino i professori e i gangli della società medesima erano sotto inchiesta. Con ogni probabilità molti studenti non si stanno rendendo conto della loro ribellione, ma dire, come ha dichiarato la ministra del Miur, che subiscono strumentalizzazioni dalle opposizioni di sinistra è riduttivo e forse pure aggressivo, ma certamente astioso. Il problema di un riordino della istruzione è avvertito ormai da oltre un ventennio, ma giudicare quello avviato da quest'anno scolastico affrettato e con lo sguardo rivolto alla sola riduzione della spesa pubblica è un dato ormai incontrovertibile e per certi versi ammesso anche da Tremonti, mentre i veri tentativi di riforma, il ddl Aprea per esempio, giacciono nel deserto della indifferenza politica.
Ma al parlamento è stato depositato un altro ddl sulla scuola da parte dell'on. Giambrone dell'Idv che però, siccome è dell'opposizione, non verrà nemmeno considerato benchè contenga elementi di riflessione e di indirizzi di cambiamento condivisibili e comunque meritevoli di discussione. Ma c'è di più. All'avvizzimento dei decreti delegati del 1976 si sta cercando di rispondere con meccanismi legislativi che non hanno di mira la valorizzazione della autonomia scolastica e una più moderna governance della scuola, ma tendono solamente a incombere autoritariamente sulla libertà di insegnamento dei professori e perfino nei rapporti interpersonali, assimilando la funzione educativa con quella di un grigio travet nei vari uffici della pubblica amministrazione.
Con ogni probabilità il mito del fratricidio, quello che accompagna la nascita di questa nazione, insegue il nostro Parlamento per cui chi vince detta la sua legge, scordando che l'istruzione non ha fazioni e che per certi versi rappresenta la compattezza di un esercito efficientissimo pronto a difendere, sia il suo patrimonio culturale, e sia a espandere nel mondo il frutto delle sue scoperte.
Né d'altra parte è pensabile di cambiare la scuola a colpi di decreti se non si avvia una fase di coinvolgimento di tutte le istituzioni e di tutte le forze sociali e politiche del paese; se non si implementa tra scuole e Miur e tra reti di scuole una prassi di collaborazione, di verifica dei risultati raggiunti e degli obiettivi prevedibili, e questo pur in presenza di una riforma universalmente condivisa.
Fino a quando la scuola sarà vista come un “potere forte” in mano a qualcuno, nelle nostre aule si respirerà aria di crisi.

Pasquale Almirante - La Sicilia del 28 novembre 2010





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