Fini e la riforma più bella che c'è
Data: Domenica, 28 novembre 2010 ore 11:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Il cerchio si stringe. Mancano due giorni al voto finale sulla riforma dell’università. E stavolta sembra proprio che il via libera arriverà. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha liquidato in una frase quello che sta accadendo in questi giorni: «Sui tetti gli stessi che hanno nominato i baroni». Ma bastava ascoltare le parole del leader di Fli, Gianfranco Fini, pronunciate ieri proprio all’interno di un ateneo, l’università del Salento a Lecce per capire che ormai manca poco.
«Può anche non piacere un certo impianto di riforma ma tentare di bloccarlo con la certezza che rimarrebbe tutto così com’è significherebbe fare il più clamoroso errore che si può fare per garantire il futuro dei nostri figli». Sulla ricerca Fini ha sottolineato che «deve essere quanto più pubblica possibile» e non ha nascosto che con la riforma «il rischio è che sia sottofinanziata». Ma per Fini il tema principale da affrontare è quello della qualità dell’Università: «Piaccia o meno - ha detto - l’unico criterio su cui costruire un’università migliore è quello del merito».
Insomma anche Fini depone le armi, la sua battaglia sul provvedimento è finita. L’aveva già annunciato due giorni fa, e ieri Antonio Di Pietro, leader dell’idv non ha perso tempo a dargli dell’«ipocrita», e poi «connviente» e «braccio destro del governo Berlusconi».
Soddisfatta il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini: «Accolgo in modo positivo questa dichiarazione perchè sono da sempre convinta che il centrodestra debba battersi nella scuola, nell’università e nel mondo della cultura per affermare valori come il merito, la responsabilità e la centralità dell’impegno, anche negli studi». Il ministro ha espresso i suoi dubbi nel veder manifestare fianco a fianco studenti e pensionati, e si è poi chiesta perché Casini non sia favorevole alla riforma. Le risponde Pierluigi Mantini dell’Udc: «Forse è stata distratta in Parlamento ma noi no e sappiamo bene che le risorse sono promesse ma non coperte. C’è un taglio notevole mentre gli altri Paesi investono in università e ricerca e sono insufficienti le misure su diritto allo studio e merito».

Se il destino del provvedimento sembra segnato non accennano invece a fermarsi le proteste. A Lecce i rappresentanti degli studenti hanno abbandonato l’aula dopo aver letto un documento in cui hanno contestato le dichiarazioni di Fini. A Firenze una decina di giovani sono saliti sulla cupola disegnata da Filippo Brunelleschi per srotolare i loro striscioni e hanno bloccato i ponti a Firenze. E altri blitz anche al Maxxi, il museo d’arte contemporanea di Roma, a Parma, Torino, Cagliari, Perugia, Catania, Lecce. In migliaia hanno sfilato al corteo della Cgil di ieri a Roma dove il segretario generale Susanna Camusso ha dedicato buona parte del suo intervento all’università e lanciato un messaggio per il ministro Gelmini: «Non mandi messaggi su Youtube ma vada in Parlamento, ritiri il ddl e apra il confronto, così si fa una riforma».

Nè si può pensare che il movimento studentesco si fermerà nei prossimi giorni. E’ già partito il passaparola per le manifestazioni di martedì prossimo, quando si attende il voto finale sulla riforma. «Martedì 30 novembre sarà la nostra rivolta a vincere! Bloccheremo il Ddl Gelmini!», promettono.

Domani pomeriggio alle 15 a salire sul tetto di un’università sarà anche Giorgio Parisi, fisico, andrà sull’edificio Marconi del dipartimento di Fisica dell’Università di Roma La Sapienza per una lezione-conferenza in occasione dell’assegnazione della medaglia Max Planck, l’equiv
( Di Flavia Amabile  http://www.lastampa.it/)

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