Chi tradisce la scuola, tradisce la Costituzione
Data: Sabato, 27 novembre 2010 ore 12:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Intervista a Bruno Moretto del Consiglio
Nazionale della Pubblica Istruzione: "Come diceva Calamandrei
distruggere la scuola statale negandole i fondi necessari al suo
funzionamento ha lo scopo di mantenere e di ampliare la divisione di
classe esistente nella società" di Giovanni Belfiori
(da Pd)
Il titolo di questa intervista non è ad effetto: dialogando con Bruno Moretto, componente del
Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, segretario del comitato
bolognese "Scuola e Costituzione" e membro del direttivo
dell'associazione nazionale "Per la Scuola della Repubblica", si ha,
forte e duratura, l'impressione che offendere la scuola significhi
offendere la Costituzione, che dar vita a un sistema di istruzione
classista e retrogrado sia la medesima cosa che infangare i valori
della Repubblica, che negare alle giovani generazioni opportunità di
successo e di realizzazione sia uguale a negare i principi democratici
che reggono la nostra società.
redazione@aetnanet.org
E’ stato detto che quella di Gelmini e
Tremonti è solo una politica di tagli, di bassa ragioneria insomma. Non
le sembra, invece, che dietro ci sia l’obiettivo di disegnare la scuola
italiana su misura per una società classista, antiquata, divisa fra
ricchi e poveri, studenti del nord e studenti del sud, italiani e
immigrati...
La politica di Tremonti e Gelmini tende a negare il compito
costituzionale della scuola statale, che deve operare per rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e
l’uguaglianza dei cittadini. Come diceva Calamandrei distruggere la
scuola statale negandole i fondi necessari al suo funzionamento ha lo
scopo di mantenere e di ampliare la divisione di classe esistente nella
società.
Quali sono, a suo parere, le insidie
maggiori della cosiddetta riforma Gelmini?
Provo a metterle in ordine. 1) Una visione aziendalistica che tende a
modellare la scuola secondo logiche di mercato per di più fittizie.
Poiché l’educazione non è una merce si tende a costruire un finto
mercato, drogato dalla presenza di un privato assistito, come la
recente vicenda del reintegro in finanziaria di 245 milioni di euro a
favore della scuola privata dimostra; 2) Una visione gerarchica della
scuola che le nega l’autonomia culturale e organizzativa, che nega la
libertà di insegnamento e tende a trasformare l’insegnante in un
esecutore di decisioni ministeriali; 3) La riduzione della scuola
statale a un servizio minimo adatto a fornire le poche nozioni
necessarie ad un mercato del lavoro giovanile di bassa qualità per
favorire la creazione di una scuola privata per le classi dirigenti del
futuro.
Se si esclude dal diritto
all’istruzione qualificata la maggioranza dei giovani del nostro Paese,
si tradisce palesemente anche il dettato costituzionale?
Direi che si tratta di un progetto di eversione costituzionale, che
deve essere compreso da tutte le forze politiche e combattuto come tale
senza indulgenze.
L’ex ministro Moratti richiamò con
forza il diritto di scelta delle famiglie tra istruzione pubblica e
istruzione privata, e anche nei lavori del gruppo scuola della
Conferenza nazionale della Famiglia a Milano è emersa questa posizione,
con richiami ai principi di sussidiarietà e al ruolo delle famiglie.
Quale equilibrio è possibile tra il diritto di scelta e l’obbligo dello
Stato di garantire una istruzione di qualità, accessibile a tutti e
realmente capace di offrire opportunità di successo, indipendentemente
dalle condizioni sociali di partenza?
La Costituzione impone che la Repubblica istituisca scuole statali per
tutti gli ordini e gradi, laiche e pluraliste, onde garantire ai
giovani di diventare cittadini consapevoli e sviluppare liberamente la
propria personalità. E’ compito della Repubblica garantire a chi la
chiede una scuola statale di qualità, basata sulla libertà di
insegnamento. Come affermava Piero Calamandrei “La scuola di
Stato, la scuola democratica, è una scuola che ha un carattere
unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non crea né cattolici,
né protestanti, né marxisti. Pertanto la libertà di scelta deve essere
garantita a chi chiede l’accesso alla scuola statale e oggi, in
particolare nel settore dell’infanzia, se lo vede negato. La scuola
privata per lo più a carattere confessionale o commerciale non può
essere considerata in alcun modo sostitutiva di quella statale.
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