Una scuola senza voti
Data: Sabato, 20 novembre 2010 ore 10:30:00 CET Argomento: Rassegna stampa
In Francia un manifesto
promosso da intellettuali ed educatori (tra cui Daniel Pennac) ne
chiede l'abolizione alle elementari: basta con i numeri, meglio giudizi
che «non umiliano». In Italia il ministro Mariastella Gelmini
reintrodusse il voto due anni fa. Il tema non smette di dividere
maestri e genitori .
«Basta con i voti che umiliano alla scuola elementare». Niente più 3, 4
e 5. Sono troppo piccoli per reggere stress e competizione. L'appello
arriva dalla Francia ed è già stato sottoscritto da scrittori
come Daniel Pennac, politici come l'ex primo ministro Michel Rocard,
psichiatri come Boris Cyrulnik. Ma la notizia ha già i suoi oppositori
italiani come Mariastella Gelmini, il ministro che due anni fa
reintrodusse il voto numerico alle elementari dopo oltre trent'anni
dalla sua non rimpianta scomparsa. «L'ossessione della classifica crea
una fortissima pressione e discrimina gli allievi, è contraria al
principio dell'égalité», hanno scritto gli intellettuali sfavorevoli al
voto, ai quali il ministro Luc Chatel ha già risposto ribadendo di
volerlo mantenere. Il voto non è neanche mai piaciuto neppure ai
pedagogisti più esperti e moderati, come Giorgio Chiosso, docente
all'Università di Torino e membro del board della Fondazione per la
scuola della Compagnia di San Paolo, che ogni anno analizza e sostiene
centinaia di progetti per migliorare gli standard formativi nel ciclo
dell'obbligo.
LE OPINIONI: «Sono stata e sono favorevolissima ai voti, che sono più
chiari, più trasparenti, più democratici e meno ipocriti dei giudizi
che li hanno preceduti», dice la scrittrice Paola Mastrocola, autrice
di duri pamphlet contro il "buonismo" italiano, «Grazie al voto, i
bambini si abituano a distinguere tra una cosa fatta bene e un'altra
che non lo è. E capiscono benissimo, così come recepiscono il senso
della sfida: oggi ho preso 4, ma domani potrei prendere 8 se
raggiungerò questi obiettivi».
«Parliamoci chiaro», dice Domenico Pantaleo, segretario nazionale della
Cgil Scuola, «i voti numerici rappresentano per i docenti un risparmio
di tempo e di fatica. Ciò nonostante, come sindacato, siamo contrari.
Pensiamo che a essere valutata non debba essere la singola prova di
ogni bambino, ma il successo formativo del gruppo, della scuola stessa.
E che aiutare i singoli a superare le proprie difficoltà debba essere
un obiettivo condiviso, e affidato alla professionalità e alla capacità
di giudizio anche personale dei docenti. (di Greta
Privitera da http://www.style.it/news)
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