Docenti, rifiutiamo premi derivanti dai tagli
Data: Venerdì, 19 novembre 2010 ore 18:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Il ministro Maria Stella Gelmini ha inventato un
metodo di premi per i docenti basato sulla cosiddetta ‘valutazione del
merito’. Peccato che i fondi per premiare quei docenti derivino da
quella che il Ministero chiama “razionalizzazione della spesa“, ma che
sono i soldi recuperati con i tagli del personale, compresi gli
insegnanti di sostegno per i ragazzi disabili gravi e non.
Certo il metodo potrà trovare d’accordo una parte dei genitori che
penseranno di poter finalmente far pesare il proprio giudizio sugli
insegnanti e potrebbe anche far sfavillare gli occhi ai docenti che
presumono di poter ottenere lo stipendio in più all’anno o la quota
parte del premio dato alle scuole vincitrici, ma si basa purtroppo su
fondi recuperati sulla pelle altrui e sui tagli ai diritti e non sulle
risorse economiche adeguate chieste oggi dal Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano allo Stato (leggi ‘governo’, perché è il
governo che decide gli stanziamenti, visto che il parlamento in genere
vota la legge finanziaria con la fiducia).
Ma anche sul metodo potrebbero essere avanzate critiche, visto che i
criteri validi per le imprese non sono applicabili alla scuola. Ad
esempio il criterio della produzione, quindi numero di promossi, non è
indice di scuola migliore: posso promuovere di più alzando i voti o
posso avere più diplomati solo perchè ho alunni non problematici o la
cui famiglia può permettersi corsi di lingua all’estero e corsi di
recupero a pagamento. Con tale criterio il premio ‘produzione’ andrebbe
alle scuole site in quartieri più agiati e a minor rischio dispersione
scolastica.
Così pure il premio per il miglior insegnante andrebbe a chi si
ingraziasse il preside, visto che la commissione di valutazione
(composta dal dirigente scolastico – che peraltro aggiungerebbe agli
altri compiti e poteri, che sono già troppi – oltre che da due
insegnanti eletti dal Collegio docenti) non è indipendente (mentre
diverso sarebbe se a presiederla fosse il presidente del Consglio
d’Istituto, figura elettiva indipendente per di piu’ dal ministero).
Ma la commissione non dà nemmeno garanzie di competenza, perché in una
scuola elementare i docenti hanno fatto più o meno gli stessi studi, ma
in un istituto superiore (poniamo un tecnico o commerciale), vi è una
tale varietà di discipline da non garantire l’espressione di una
commissione di valutazione all’altezza del compito, visto che
l’insegnante di Lettere non saprà valutare il curriculum di un collega
di Chimica e un ingegnere o architetto quello di un collega di Inglese
Ma l’aspetto principale resta quello del reperimento dei fondi: i fondi
per i premi al presunto merito derivano dai tagli delle risorse umane e
del diritto allo studio dei disabili.
Mi auguro che i colleghi non siano ancora una volta divisi dai soldi
(che spesso, pur vergognosamente miseri, determinano la corsa al ruolo
o alle ore di lavoro in più) e che si rifiutino compatti (visto che
l’esperimento è su base volontaria) di prestarsi a questa sconcezza.
Ne riparleremo poi quando verranno ridati il sostegno ai disabili e la
selezione dei meritevoli verrà fatta non solo sui docenti sopravvissuti
ai tagli e che talora (con tutto il rispetto per quelli ancora pieni di
fantasia e voglia di aggiornarsi a sessant’anni, e ne sono tanti) si
avvalgono di conoscenze e metodi d’insegnamento arcaici.( Rita
Guma da http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/19/docenti-rifiutiamo-premi-derivanti-dai-tagli/77720/)
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