Rette più alte giovano a tutti
Data: Venerdì, 19 novembre 2010 ore 10:35:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Supponete che l'aliquota dell'imposta sul reddito sia più alta per i meno abbienti che per i contribuenti più ricchi. Tutti giustamente griderebbero allo scandalo. Non così quando si parla di università. Poiché essa è quasi gratuita, le tasse dei meno abbienti (che più raramente mandano i propri figli all'università) finiscono per sovvenzionare le famiglie più ricche. Questo fatto ben noto ha suscitato un serio dibattito in molti paesi. Ma in Italia basta accennarvi per suscitare una reazione pavloviana anche tra coloro che dovrebbero essere più attenti alle questioni di giustizia sociale: l'università gratuita è un totem del progressismo, che nessuno la tocchi.
 Sul Sole del 12 novembre proponevo una riforma (già attuata dal governo laburista inglese) molto semplice: l'università rimane gratuita al momento degli studi, viene pagata a rate dopo la laurea lungo un arco di tempo di 25-30 anni, ma solo se il lavoro ottenuto lo consente senza gravare eccessivamente sul bilancio.
Sul Sole del 17 novembre, Piero Ignazi boccia questa proposta per due motivi. Il primo è che tutto sommato l'università non è regressiva: tra gli studenti i figli di liberi professionisti, dirigenti e imprenditori sono il 21,7% e i figli di impiegati esecutivi e operai sono il 23,5 per cento. Ovviamente, questi dati confermano il mio punto di partenza, perché nella popolazione totale professionisti, dirigenti e imprenditori sono molto meno del 21,7%, e impiegati e operai molto più del 23,5 per cento. Il secondo è che «il costo dell'intervento medico di emergenza di un miliardario viene pagato da tutti i contribuenti». Trovo incredibile che non si voglia giudicare una proposta sulla base del suo contenuto, bensì sulla base della sua conformità allo status quo (peraltro fumosamente definito: l'università non è una emergency room, ma un investimento in capitale umano di cinque anni; ed è francamente un po' eccessivo farla rientrare nel welfare state). Per non dover rinnegare gli slogan con cui ci siamo trastullati per decenni, continueremo a chiedere ai meno abbienti miliardi di euro per sovvenzionare le carriere di architetti, dirigenti e professori universitari. (da Il Sole24Ore di Roberto Perotti)

 redazione@aetnanet.org






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-237852.html