Sebbene alle scuole paritarie non si nega il sostegno, tutto lo sforzo deve essere riversato per l'istruzione pubblica.
Data: Giovedì, 18 novembre 2010 ore 13:00:33 CET
Argomento: Redazione


Nuccio PalumboE così, ritornano, con rituale periodicità, le antiche diatribe sulle scuole paritarie e sul loro finanziamento, se legittimo o no, da parte dello Stato; e si ripetono i rinfacciamenti e gli scontri, e le incomprensioni tra pubblico e privato, sotto le spinte di interessi ideologici o economici diversi.
Lo dico subito: non sono contrario per principio all’esistenza delle scuole paritarie, né oso disconoscerne, a priori, l’importanza e la funzione che esse svolgono. Capisco perfettamente come in un paese civile, libero e democratico, moderno e pluralista, non si possa impedire a nessuno di scegliere per i propri figli il tipo d’istruzione e di educazione che più gli aggrada; né tanto meno mi sembra  un  male se la scuola privata si mettesse in condizione di concorrenza con quella pubblica.
Quello che non capisco è perché il Governo generoso col privato, al pubblico, che si trova in fortissime difficoltà, lesina, se non addirittura nega, perfino il necessario per la sopravvivenza.
Si vuole la soluzione finale dell’istruzione pubblica? Non bastano già i disastri e le ferite che si sono accumulati negli anni e che hanno sfigurato il volto, glorioso un tempo, della nostra scuola? Non basta l’umiliazione di vedere il sistema scuola italiano agli ultimi posti nelle graduatorie europee? Soffrire la mortificazione di non potere assicurare il diritto allo studio a tutti, come da Costituzione, e dovere certificare con disagio –nel generale disinteresse-  il continuo aumento, in percentuale, del numero di giovani che abbandonano o non concludono la scuola dell’obbligo? E la riduzione dei corsi di sostegno per gli handicappati? E l’insufficiente numero di scuole a tempo pieno, al Sud come al Nord? E le strutture logistiche fatiscenti e inadeguate? E le Università costrette a mendicare le aule nei cinema e nelle chiese, oltre che fondi per lo studio, l’innovazione e la ricerca? E che dire delle migliaia di docenti precari che si trovano, da decenni, ad operare nella scuola statale con stipendi di fame, sempre per difetto di cassa, senza un riconoscimento giuridico economico adeguato alla loro professionalità e al loro impegno? Tutto questo è indecoroso e inaccettabile per un Paese civile e di grandi tradizioni culturali come il nostro. E’ per tutti questi motivi, e per altri che non dico, che non ritengo accettabile e proponibile il trattamento economico privilegiato delle paritarie da parte del Governo! Io penso che il compito prioritario della nostra classe dirigente debba essere, oggi più che mai, quello di recuperare l’essenza della centralità e della funzione della scuola pubblica, di prendere consapevolezza dell’urgente necessità di investire nella Cultura nell’Università nella Ricerca e nella Scuola, riconoscendo l’importanza che i processi educativi e formativi hanno  per un ordinato e civile svolgimento della vita sociale.
 Non dimentichiamo che la crisi politica e culturale di un Paese, e lo stravolgimento dei valori dell’etica, sono spesso anche il risultato della superficialità e della insipienza con cui  si affrontano  i problemi della scuola  e dell’istruzione.

 Nuccio Palumbo
redazione@aetnanet.org






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-237824.html