Prof per sentenza. Vincono i primi ricorsi i precari cronici. 180 mila tra prof e Ata ne avrebbero d
Data: Lunedì, 15 novembre 2010 ore 09:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
I prof precari, anche
quelli che insegnano lettere o matematica e sembrano lontanissimi dal
mondo del diritto, si stanno trasformando in profondi esperti di leggi
e sentenze. Ormai è chiaro che per ottenere il tanto agognato ‘posto
fisso’ l’unica arma è quella dei ricorsi. Perché la legge dà ragione ai precari
cronici, quelli che lavorano come prof vedendosi rinnovare anno dopo
anno il contratto ma senza mai vederlo trasformato in un’assunzione a
tempo indeterminato.
Sono
almeno 180 mila tra prof e Ata ad avere diritto al posto fisso e sono
tutti sul piede di guerra: sul web è tutto un proliferare di siti e di
richieste di aiuti su come comportarsi e a chi rivolgersi per fare
ricorso.
Gli ultimi ad aver avuto soddisfazione sono stati sei precari storici di Cuneo. Il
giudice del Tribunale del Lavoro di Alba ha chiarito che assumere e
licenziare di continuo i docenti è illegale. Lavorano come i prof di
ruolo, con la differenza che il loro stipendio resta sempre lo stesso e
che a luglio ed agosto non entra nelle loro tasche nemmeno un euro. E
quindi, i sei supplenti della provincia di Cuneo, assistiti dalla Gilda
nel loro ricorso, vanno risarciti per tutti i mesi rimasti disoccupati,
con una quota pari a quella che avrebbe percepito «se fossero stati da
subito assunti con contratto a tempo indeterminato». Per Marco Bottallo
della Gilda quest’ultima sentenza di un giudice del lavoro italiano
conferma ancora una volta «una anomalia nel panorama europeo, ormai
presente quasi esclusivamente nella scuola pubblica italiana, quella
cioè di un datore di lavoro, il Miur, che continua pervicacemente ad
utilizzare insegnanti abilitati e qualificati dalla lunga, talvolta
lunghissima, esperienza, negando loro però la stabilità del posto di
lavoro e anzi applicando clausole contrattuali discriminanti». L’entità
del risarcimento sarà stabilita dal giudice del lavoro in una nuova
seduta, il prossimo 28 gennaio.
D’altra parte lo dicono tante leggi, da quelle europee alla famigerata
133 sui tagli alla salva-precari: ricorrere ai contratti a tempo
determinato è un’eccezione, non una regola. «E invece a studiare le
cifre ufficiali del ministero si scopre che su 190 mila supplenze
annuali circa 108 mila sono posti liberi, vacanti, dunque coperti con
precari che di continuo vengono usati in modo improprio», spiega
Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, sindacato che di ricorsi per
i precari della scuola ne ha vinti un bel po’.
E quindi non è un caso se la sentenza di Alba arrivi dopo altre due
sentenze simili. La prima, la più clamorosa, è degli inizi di ottobre.
A Siena una prof era stata assunta per ben 6 volte di seguito a inizio
anno e poi licenziata alla fine delle lezioni. Un comportamento vietato
dalla legge nel settore privato e che nel pubblico impiego è invece
consentito, per fronteggiare emergenze e comunque per un massimo di tre
volte. Il giudice del lavoro ha disposto il posto fisso via sentenza
per la prof. La seconda decisione arriva più o meno negli stessi
giorni. Il giudice del Lavoro di Treviso ordina allo Stato di risarcire
i precari della scuola, per la mancata indennità di carriera che, con
il contratto a termine, non hanno potuto percepire.
(da La Stampa di Flavia Amabile)
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