Uil Scuola fa il punto sui precari: 3 mila insegnanti e 7 mila Ata con incarico rimangono senza nomi
Data: Martedì, 09 novembre 2010 ore 01:00:00 CET Argomento: Sindacati
L’emergenza
precariato
va affrontata rapidamente
Di
Menna: positive le intese Miur - Regioni
ma ritardi e burocrazia
rischiano di vanificarne gli effetti
La scuola italiana funziona con 664 mila
insegnanti di ruolo e 73 mila precari.
14 mila cattedre in meno
del personale di ruolo non sono state coperte dal turn over e
l’effetto dei tagli sul personale ha prodotto il risultato di 8.657
posti in meno nei vari ordini di scuola, per le diverse materie.
Posti coperti da personale precario che, pur avendo avuto un incarico
negli scorsi anni, rischia di non lavorare nell’anno in corso. Da
stime fatte dalla Uil Scuola circa 3 mila insegnanti rischiano di
restare senza lavoro e senza stipendio.
Insegnanti
di ruolo
|
Insegnanti
precari
|
2009
|
2010
|
2009
|
2010
|
678.369
|
664.300
|
81.657
|
73.000
|
- 14.069
|
- 8.657
|
Per il personale Ata il dato relativo al
personale di ruolo è stabile perché le immissioni in ruolo
autorizzate compensano il turn over. Gli effetti della riduzione di
organico riguardano soprattutto il personale precario che fa
registrare una riduzione di 18 mila posti di lavoro. Circa 7 mila
persone rischiano di non lavorare questo anno.
Personale
Ata - ruolo
|
Personale
Ata - precari
|
2009
|
2010
|
2009
|
2010
|
166.348
|
166.300
|
64.770
|
46.707
|
- 48
|
- 18.063
|
Per gli insegnanti di sostegno c’è stato
un incremento del personale. Una sentenza della Corte Costituzionale
del febbraio 2010 ha abrogato la disposizione che fissava il tetto
massimo di posti di sostegno attivabili a livello nazionale. Ciò ha
permesso nuove nomine in deroga.
Sostegno
- Insegnanti di ruolo
|
Sostegno
- Insegnanti precari
|
2009
|
2010
|
2009
|
2010
|
58.300
|
53.848
|
35.316
|
37.944
|
+ 4.452
|
+ 2.628
|
La
Uil: per risolvere la questione del personale precario va avviato da
subito un tavolo per mettere a punto,
per tempo, le misure del
prossimo anno.
Servono immissioni in ruolo, regole per il
reclutamento, concorsi dove le graduatorie sono esaurite, organici
pluriennali e stabili, garanzia di continuità al personale
Passare dai numeri alle persone
E’ questo il momento di verificare, in
modo puntuale, quante persone, non avendo la conferma dell’incarico,
rischiano concretamente di rimanere senza lavoro.
A nomine
concluse – spiega Di Menna - i numeri diventano nomi e cognomi di
persone che non possono essere lasciate da sole.
Gli accordi regionali: cosa prevedono le intese
Tredici regioni hanno già sottoscritto
intese (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Molise, Piemonte,
Puglia, Toscana, Umbria, Veneto) o erano in fase di perfezionamento
degli accordi (Emilia Romagna, Sardegna). Nei giorni scorsi è stato
siglato l’accordo della Regione Lazio.
Il dato che mette in relazione realtà
territoriali tanto diverse è quello del ‘sostegno al lavoro’,
‘finalizzato al miglioramento dell’offerta scolastica’.
Il tratto che accomuna molte intese è la
prevenzione della dispersione scolastica, l’integrazione del tempo
scuola, lo sdoppiamento classi numerose, il miglioramento
dell’insegnamento della matematica, delle scienze, delle tecnologie
e delle competenze in letteratura, nelle lingue straniere.
Nell’intesa sottoscritta in Molise si precisa la presenza di
pluriclassi e tempo prolungato.
Favorire il successo scolastico riferito
soprattutto a soggetti con disabilità e a rischio marginalità
sociale, finalizzare l’acquisizione delle otto competenze chiave di
cittadinanza, istruzione e formazione, potenziamento uso delle nuove
tecnologie, dei contenuti digitali sono gli obiettivi che
caratterizzano l’accordo sottoscritto in Campania. Sostenere
l’obbligo di istruzione è questa una delle finalità della regione
Calabria. In Piemonte si guarda anche all’accoglienza e
all’integrazione culturale
Per questi obiettivi il personale che, a
seguito della riduzione degli organici, non ha avuto il contratto
rinnovato, viene utilizzato partendo dalle graduatorie della scuola
statale.
Gli impegni finanziari
Ammonta a 50 milioni di euro l’impegno di
spesa di sette regioni i cui accordi non solo sono firmati ma resi
pubblici.
-
Basilicata:
6 milioni e 300 mila euro
-
Campania: 20
milioni di euro
-
Calabria: 7
milioni di euro
-
Lazio: 5
milioni di eur
-
Molise: 1
milione e 100 mila euro
-
Piemonte: 9
milioni di euro
-
Veneto: 2 milioni di euro
Un mix di misure utile e necessario
Si tratta di un sistema nuovo per la scuola
– sottolinea Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola - che
mette insieme strumenti e risorse di Miur, Inps e Regioni.
Un dato positivo è che sposta risorse dai
bilanci regionali al personale precario come retribuzione.
Il secondo elemento di positiva innovazione
deriva dal fatto che, oltre al dibattito che dura da anni, dopo la
modifica al Titolo V della costituzione sulle diverse competenze
dello Stato e delle regioni, su questo aspetto si registra la
collaborazione istituzionale indirizzata al sostegno della qualità
dell’offerta formativa del proprio territorio.
A fronte di provvedimenti utili la Uil
denuncia però ritardi nella gestione e eccessiva burocrazia.
Abbiamo esperienza di regioni che hanno
sottoscritto buone intese – continua Di Menna – dove sono stati
stanziati i fondi, definite le finalità, ma l’intero meccanismo è
partito solo a fine anno scolastico.
Bisogna considerare i tempi delle scuole –
ammonisce Di Menna - le persone che restano senza incarico non
possono aspettare mesi per avere lavoro e stipendio.
Procedure complesse e lacci burocratici
rischiano, insomma, di vanificare gli interventi messi in atto. Per
questo serve un ruolo di regia del Miur e un ruolo attivo delle
regioni per il rispetto dei tempi.
La Uil propone di avviare subito un tavolo
per programmare le misure per il prossimo anno. Bisogna farlo ora -
commenta Di Menna – perché sia pronto per il prossimo anno. Se non
si fa subito, l’esperienza ci ha già mostrato, che si fa quando è
tardi.
Ogni anno assistiamo agli stessi rituali: il
giro dei provveditorati, l’ansia per le nomine, le manifestazioni
di protesta. La questione del personale precario della scuola impone
misure per garantire la stabilità degli organici e dare continuità
al personale.
La Uil sollecita un piano di immissioni in
ruolo, il decreto sul reclutamento (che deve – fa notare Di Menna –
accompagnare in parallelo il decreto sulla formazione iniziale),
incarichi pluriennali sui posti disponibili.
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