Intervista a don Vito Ciancimino
Data: Lunedì, 08 novembre 2010 ore 19:26:11 CET Argomento: Rassegna stampa
Per un triste
scherzo del destino, mentre la preside Bianca Boemi puliva con una
certa energia il tavolino da medium a tre gambe in dotazione all’ASASi,
si è materializzato lo spirito dell’ex sindaco di Palermo, nonché uomo
di fiducia dei corleonesi, e non solo di loro. Nonostante i tentativi
di censura del direttore Pippo Luca, noi lo abbiamo intervistato lo
stesso:
ASASi: Don Vito, quale
differenza vede tra lo stato del Comune di Palermo da lei governato e
il Comune attuale?
Don Vito Ciancimino: Eh no! Non mi rompete i cabbasisi! Ai miei
tempi era una cosa seria: davamo i soldi alle scuole per la
manutenzione, la città era mantenuta pulita dal mio amico Conte
Cassina, i consiglieri comunali non prendevano i soldi dalle casse
comunali facendosi assumere per finta dalle aziende palermitane, il
bilancio era tutto sommato sano. E poi davamo tanto lavoro: in una
notte abbiamo approvato 300 licenze edilizie alla sorella di Michele
Greco, alla media di una licenza ogni 45 secondi! Questa era
produttività! Il lavoro non mancava! Eletto sindaco di Palermo per la
Democrazia Cristiana nel 1970, insieme a Salvo Lima, il leader
siciliano della corrente politica guidata a livello nazionale da Giulio
Andreotti, durante gli anni della speculazione edilizia palermitana,
abbiamo emesso il numero record di licenze edilizie, gestite dalla
mafia di Corleone, ma che risultavano intestate invece a tre persone
nullatenenti.
ASASi: Ci sembra che vi
occupavate più di stragi che di edilizia scolastica!
Don Vito Ciancimino: Ma cosa dice? Porco di qua e porco di là!
Abbiamo affittato molte abitazioni che i miei amici avevano costruito
con tanti sacrifici e le abbiamo adibite a scuole!
ASASi: cosa ricorda del piccolo
Di Matteo, studente dell’Istituto Comprensivo di Altofonte, che i suoi
amici corleonesi hanno strangolato e sciolto nell’acido?
Don Vito Ciancimino: è la pagina più nera della storia della
scuola siciliana e delle nefandezze di Cosa Nostra nella provincia di
Palermo. Il livello d’inciviltà e barbarie cui è giunta la mafia negli
ultimi venti anni, proprio a partire da quel barbaro omicidio, è stato
tale da determinarne il distacco definitivo dal mondo contadino e dal
popolino. Restano alcuni collegamenti con la mafia americana, con la
criminalità extracomunitaria, coi colletti bianchi e con rappresentanti
indegni dello Stato e della politica. Ma non abbiamo fatto tutto da
soli. Il ruolo dei servizi segreti, al soldo di pezzi della politica e
della finanza, non è stato indifferente. Se ho potuto investire in
“Milano due” e trattare con un generale dei Carabinieri, vuol dire che
la colpa non è tutta mia.
ASASi: Cosa pensa
dell’istruzione religiosa?
Don Vito Ciancimino: Min….! Io ci stavo benissimo col Vaticano!
Ma lei lo sa che secondo quanto ricostruito dal giornalista Gianluigi
Nuzzi, che si è avvalso dell'archivio di monsignor Renato Dardozzi,
dall'Istituto per le Opere di Religione sarebbero stati manovrati dei
soldi diretti a me, don Vito Ciancimino, per conto della mafia? A tal
proposito mio figlio, Massimo, affermò: «Le transazioni a favore di mio
padre passavano tutte tramite i conti e le cassette dello IOR». Spero
che mio figlio continui a dire la verità, è il solo modo che consente a
un siciliano di riscattare le malefatte di un altro siciliano.
ASASi: Cosa pensa del
presidente Lombardo che ha dichiarato di volersi staccare dall’Italia?
Don Vito Ciancimino: Lombardo copia una nostra idea! La Mafia
tentò di separare la Sicilia dall’Italia già nel 1946, attraverso
l’azione di Salvatore Giuliano e l’aiuto dei latifondisti. In realtà
Lombardo pratica la politica dell’accattonaggio: continui viaggi a Roma
a elemosinare contributi, stanziamenti, prebende; incapace di mettere
ordine nei conti di casa propria. Sembra di essere tornati ai tempi dei
viceré e dei baroni, solo che i Viceré come Caracciolo avevano altra
stoffa!
ASASi: Don Vito, quali libri
legge solitamente?
Don Vito Ciancimino: Leggo solo Leonardo Sciascia: nei suoi
libri, alla fine, vinciamo sempre noi. Camilleri invece mi sta
antipatico, ci fa fare la figura dei cretini.
R.T.
dalla
letterina ASASI - Rete delle scuole autonome della Sicilia (
asasisicilia@alice.it )
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