“Chi dà scandalo sarebbe meglio che si mettesse una macina al collo”, ma la scuola ha il compito di
Data: Lunedì, 08 novembre 2010 ore 09:00:00 CET Argomento: Redazione
Ai miei alunni
dico sempre di non credere acriticamente a tutte le mie parole, di
tenere conto di quello che faccio e, se manco in qualcosa, di
richiamarmi! La sapienza biblica, che in questo caso vale sicuramente
per chi ha fede e per chi non ce l’ha, insegna in relazione ai propri
maestri di «considerare attentamente il loro tenore di vita» prima di
imitarli. Da quando mi occupo di educazione, metto davanti alle scelte
ordinarie e straordinarie il valore della testimonianza di vita, sì,
anche quando mi trovo ad attraversare la strada! Le mie azioni dicono
ciò che sono molto più delle parole, dunque sono credibile nei miei
discorsi nella misura in cui agisco di conseguenza. Chi di noi, a torto
o a ragione, non si è mai sentito dire o ha detto «tu che dici questo
perché non lo fai?».
I figli piccoli imparano innanzitutto dai genitori o da chi li cresce,
per cui non c’è da meravigliarsi quando compiono alcune azioni non
adatte all’età, poi entrano in gioco la scuola e le altre agenzie
educative. Ma gli adolescenti e i giovani chi guardano? Cosa ascoltano
quotidianamente? Potremmo aprire un ampio discorso sui mezzi di
comunicazione e sull’assenza quasi totale di modelli educativi veri,
corretti, significativi, adeguati. I politici ci offrono un’ampia gamma
di orrori, di “sepolcri imbiancati”, di teste da galleria degli orrori.
Assistiamo così allo spettacolo di chi esalta la propria impudicizia e,
vi prego - non fermatevi alla prima persona che vi viene in
mente - mentre censura quella altrui. Ho detto impudicizia, ma la
stessa identica cosa vale, oltre che per il sesso, per i soldi e il
potere. In un blog ho letto di recente: «Allora il punto è: abbiamo
quello che ci meritiamo. In un’epoca amorale, colui che ci rappresenta
tutti sarà amorale. Se ci insegnano che l’amore è sesso e possesso, che
la famiglia non conta, che tutto è relativo, come si può sindacare chi
più di ogni altro rappresenta, vive quel punto? Se il divo è colui che
si fa da sé, abbiamo questo risultato». Quando penso ad un politico
come Giorgio La Pira e lo confronto con gli attuali, mi sembra di
parlare di un alieno e, quando ne racconto a scuola, c’è qualcuno che
alza la mano e chiede: «Prof., ma è esistito davvero o è uno dei suoi
apologhi edificanti?». Dico io: se i modelli invece fossero il santo,
il giusto, l’onesto, il volontario, chi si sacrifica per il bene
altrui, l’umile, il non arrivista, donne e uomini che in queste cose si
sentono pienamente realizzati? Purtroppo queste figure sono fuori moda;
se non tornano ad essere modello, se noi docenti non li facciamo
diventare modello per i nostri studenti, avremo purtroppo (e li
abbiamo!) i leader che ci meritiamo. Lo scandalo non sta solo nella
scoperta di qualcuno che fa una certa cosa che non si dovrebbe fare, ma
nel fatto che questa azione coinvolge sia direttamente che di riflesso
(cioè per testimonianza) minorenni e non, comunque giovani che sono
protagonisti o astanti. Lo scandalo, anche etimologicamente, è
trappola, molestia, impedimento, ciò che si nasconde, azione cattiva,
caduta, peccato, cattivo esempio. Sì, cattivo esempio, si tratta
proprio di questo e del fatto che ciò corrompe chi cresce come il vento
incrina una debole pianta e, ancor di più, visto che è un’azione
volontaria e consapevole. Le Sacre Scritture, di chi dà scandalo,
dicono: «Sarebbe meglio che si mettesse una macina al collo…». Non
posso che preoccuparmi e sono indignato dinanzi a chi occupa un posto
di responsabilità, pubblico, di visibilità e si dimentica che
inevitabilmente riveste un ruolo, se non da educatore, da testimone e
modello per le nuove generazioni. Non può essere una scusa dire che del
politico bisogna valutare solo le risposte che dà ai problemi del
territorio o del Paese, perché non ci sono azioni veramente “buone” che
vengono da persone “cattive”, perché chi non sa “amministrare” se
stesso nel poco, non saprà farlo per gli altri nelle grandi cose!
Marco Pappalardo
redazione@aetnanet.org
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