Tagli alla scuola pubblica? Ecco lo sciopero delle gite
Data: Giovedì, 04 novembre 2010 ore 17:15:00 CET Argomento: Rassegna stampa
E’ l’inedita
forma di protesta voluta dagli insegnanti di Parma, che sull’esempio di
altre città italiane minacciano di far
saltare i viaggi di istruzione
in risposta alle sforbiciate della Gelmini. Una decina le scuole
aderenti, liceo Ulivi capofila.
Niente pullman fracassoni, addio notti da leoni e storie da marcare sul
diario. Le gite scolastiche sono a rischio. Come già in altre città,
anche a Parma gli insegnanti minacciano di farle saltare in risposta ai
tagli alla scuola: “Al liceo
scientifico Ulivi – rivela una prof che
chiede l’anonimato – sono già una
ventina le classi rimaste senza
disponibilità”. Verso scenari simili anche gli istituti tecnici
Melloni, Bodoni e Rondani insieme al classico Romagnosi e allo
scientifico Marconi. In provincia stanno aderendo al network no-gita le
scuole di Fornovo, Collecchio e Felino. Sui verbali dei consigli di
classe, che in questo periodo forniscono le prime indicazioni sui
viaggi d’istruzione, fioccano le rinunce degli insegnanti. Non è un
‘gatto selvaggio’ ma una vera mobilitazione, anche se i sindacati non
c’entrano. Lo sciopero delle gite, che in tutta Italia sta mandando
all’aria progetti didattici e aspettative degli studenti, è infatti
un’iniziativa spontanea e autogestita.
“La riduzione dei fondi decisa dal Governo ha ormai messo in ginocchio
la scuola italiana – prosegue l’insegnante - è ora che l’opinione
pubblica si renda conto di ciò”. E se parole e cortei non bastano si
passa all’azione. Obiettivo numero uno, allora, le gite. Il primo
sciopero chirurgico della scuola italiana prende di mira una delle
attività storiche, la più amata dagli studenti: “Colpire i viaggi di
istruzione ci costa fatica – dice l’insegnante – sentiamo la
responsabilità di un gesto simile ma la protesta è necessaria”. Come
negli ultimi tempi anche quest’anno ai prof è stata tagliata la
cosiddetta diaria, l’indennità di missione: “Una parte delle spese da
sostenere durante i viaggi d’istruzione – spiega la professoressa – è a
carico nostro o degli stessi studenti, una circostanza francamente
indegna”.
L’auspicio a Parma è che altre scuole incrocino le braccia. Che altri
prof disfacciano la valigia. “Vogliamo che la mobilitazione sia
collettiva, altrimenti la protesta finirebbe solo per danneggiare gli
studenti” spiega Roberta Roberti, insegnante e portavoce del
coordinamento La scuola siamo noi la quale si dice “personalmente
perplessa” sull’iniziativa. Guai per lei a procedere in ordine sparso.
Al vaglio della rete interscolastica, per ora in embrione, c’è infatti
l’ipotesi di un documento da stilare all’unanimità: “E’ ciò che sta
avvenendo nel resto d’Italia, dove gli istituti hanno fatto fronte
comune in materia di gite” dice la Roberti. E intanto a lanciare
l’allarme sono le agenzie di viaggio, che in alcune città hanno
paventato la perdita degli introiti garantiti dalle scuole: “In periodi
di bassa stagione e soprattutto in una fase di crisi economica – spiega
la prof dell’Ulivi – i viaggi di istruzione rappresentano per le
agenzie un’importante fonte di guadagno che ora rischia di venire
meno”.
Molti operatori si sarebbero persino rivolti al ministero
dell’Istruzione, chiedendo di bloccare l’emorragia di gite.
E’ la
novità della riforma Gelmini, l’alleanza insperata fra studenti e tour
operator. (m.s.)
parma.repubblica.it
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