Al posto dei moralismi per convenienza e dei predicozzi si diano esempi ai giovani.
Data: Martedì, 02 novembre 2010 ore 11:00:00 CET
Argomento: Redazione


Sono gli esempi ad incidersi più indelebilmente nel cuore e nella mente dei giovani, che non le  prediche fatte ex cattedra con inutile sfoggio di inconcludente retorica.  Lo diceva già Seneca: via brevis est exemplis, longa verbis, ovverosia: si perde meno tempo a raggiungere una convinzione ideale forte con gli esempi, anziché con le chiacchiere di un verboso moralismo!
Quello che manca oggi soprattutto ai giovani in questo nostro Paese, sono proprio i buoni esempi, l’indicazione di una via, di una direttiva valoriale  chiara  entro cui incamminarsi per costruire un futuro, per non perdersi nel labirinto delle scelte sbagliate e disonorevoli, o degli inganni tesi a carpire la buona fede dei più  semplici e degli  sprovveduti.
Ma codesti esempi- ci si chiede - da dove debbono venire? Chi li deve dare? A chi rivolgersi?
A queste domande ineludibili  bisogna  rispondere senza ambiguità e senza tentennamenti falsamente prudenziali ; gli esempi  e l’etica dei comportamenti debbono procedere, in primis, dalla Famiglia, dalla Scuola, dalla Società e dalla Classe politica dirigente, perché è attraverso a  questi luoghi istituzionalizzati  che avviene  la crescita umana intellettuale e civile e prende corpo la maturità dell’individuo -persona –cittadino, cosciente e responsabile dei propri doveri e dei propri  diritti, rispettoso di sé e degli altri.
Ora, in tempi, come i nostri un po’ calamitosi, questi esempi purtroppo mancano!
Manca la famiglia: l’abbiamo tanto allargata che, alla fine, è deflagrata per implementazione fallimentare.
Manca la scuola: l’abbiamo tanto screditata e resa precaria, tanto declassata ad area-parcheggio e privata di mezzi, di motivazioni  e di adeguate riforme –come dire- strutturali, tanto depauperata  della sua funzione specifica , (-che è quella di e-ducare e formare i giovani in coscienza e scienza-), che, alla fine,  il magistero scolastico ha fatto fatica , e fa fatica, ogni giorno che passa, ad essere  presso l’opinione pubblica credibile nella sua missione  educativa.
Manca una società solidale: abbiamo criticato e svalutato il welfare  tanto, che quello che si è saputo  incrementare  è stato ( è)  soltanto l’egoismo individualistico e  federalistico, l’indifferenza e la diffidenza reciproca tra i ceti sociali , insieme con il venir meno di ogni civile e tollerante  convivenza.
 Manca, infine, una classe politica dirigente consapevole e riguardosa del bene comune e responsabile del proprio ruolo, affidabile e credibile nelle sue parole e nei suoi atti: abbiamo  scollato la politica da ogni eticità  a tal punto, che è diventata lotta sfrenata e senza scrupoli per il potere, per la lussuria del Potere!
E  qui taccio,  e più non dico, per carità di Patria!
Allora, stando così le cose, di che ci lamentiamo?. Se sono queste le mancanze, i vuoti, che abbiamo creati , per essere colmati hanno bisogno di ben  altro che di vuoto moralismo parolaio. Chi è causa del proprio male pianga se stesso.  La società civile e gli uomini di buon senso  si riapproprino dei valori della famiglia, della scuola, della cultura e della politica;  e si ridia  ai giovani,  attraverso l’esempio e la pratica dell’amore non egoistico, della cultura della non sopraffazione, della politica intesa come  servizio   del bene comune e del rispetto delle regole  e delle leggi, e non del proprio tornaconto, la fiducia  onde si possa costruire ragionevolmente domani,  tutti insieme, un futuro migliore e a misura di uomo.


Nuccio Palumbo

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