Diritto allo studio: ’Molise penalizzato anche su istruzione’
Data: Venerdì, 22 ottobre 2010 ore 18:00:00 CEST
Argomento: Istituzioni


L’onorevole Anita Di Giuseppe ha presentato, in occasione della discussione del disegno di legge “deleghe al Governo in materia di lavoro”, un ordine del giorno che impegnava l’esecutivo a sostenere la scuola pubblica dell’obbligo attraverso idonei investimenti, tesi a ridurre la dispersione scolastica attraverso il coinvolgimento di esperti e del personale che nella scuola vive e opera. L’odg inoltre ha rappresentato la necessità di aumentare la spesa per la formazione professionale dei giovani, stimolando le imprese ad investire nella loro formazione e bloccando tutti i contratti di apprendistato che non adempiano agli obblighi di formazione interna ed esterna previsti dalla legge.  «Con la riduzione dell’obbligo scolastico a 15 anni si è svilito il diritto alla formazione e così si tenta di imporre il superamento dell’età minima per poter lavorare, fissato a 16 anni – dichiara l’on Di Giuseppe - L’innalzamento dell’obbligo di frequenza scolastica fino a 16 anni è stato deciso dal Parlamento dopo un lungo iter parlamentare che ha superato il generico concetto di “diritto all’istruzione fino a 16 anni”, in precedenza contenuto in alcune misure di legge. In questo modo la scuola dell’obbligo italiana, pubblica e gratuita, costruita con molti sacrifici durante un percorso di 150 anni di storia del nostro Paese, si è posta al livello di altri paesi europei, dove peraltro va affermandosi la tendenza di innalzare l’obbligo scolastico a 18 anni d’età. Puntare sull’apprendistato, soprattutto com’è oggi organizzato, rappresenta un fallimento e non raggiungerà mai gli obiettivi che gli si vogliono attribuire. In tal modo i diritti dei giovani italiani sono traditi due volte».
L’Isfol ha certificato che attualmente solo il 17 per cento dei ragazzi apprendisti svolgono attività di formazione esterna oltre a lavorare. Gli altri lavorano e basta. L’apprendistato, che viene presentato anche come un argine alla dispersione scolastica, non è efficace neppure in questo. La dispersione va combattuta mettendo a disposizione della scuola strumenti efficaci e risorse umane e monetarie adeguate, cui deve provvedere la politica. L’Ocse, la Banca mondiale, l’Unione europea e tutti i più recenti studi sul capitale umano chiedono di aumentare la permanenza a scuola degli adolescenti.
«Peccato che il Governo non abbia capito le motivazioni che hanno mosso l’ordine del giorno da me presentato a nome del gruppo dell’Italia dei Valori; se si vuole una giusta formazione professionale (così come la stessa Unione Europea stabilisce), occorre certo che le imprese siano stimolate ad investire nella formazione dei nostri ragazzi, aspetto fortemente carente in Molise, ma soprattutto bisogna aumentare le ore di permanenza dei giovani a scuola, perché è lì - conclude la Di Giuseppe - che avviene la vera formazione delle future generazioni». (da http://www.primonumero.it/attualita/news/)

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